Meta è indagata perché i suoi prodotti creerebbero dipendenza ai minori: per l’Unione Europea infatti non si starebbe facendo abbastanza per proteggere bambini e giovani dai danni che deriverebbero dall’uso di Facebook e Instagram, sicché è appena partita un’indagine che permetterà alla Commissione di valutare se l’azienda abbia violato una o più norme del Digital Services Act (DSA) europeo.
Oggetto dell’inchiesta sono le «dipendenze comportamentali nei bambini» e la creazione del cosiddetto «effetto tana del coniglio», metafora con cui si intende descrivere il modo in cui una persona è portata ad estraniarsi dalla realtà tanto da vivere la propria vita in un mondo “parallelo e virtuale”.
Secondo l’UE non si starebbe facendo abbastanza per impedire ai minori di accedere ai contenuti inappropriati, oltre al fatto che gli attuali sistemi di verifica dell’età potrebbero non essere «ragionevoli, proporzionati ed efficaci».
Su cosa indagherà l’UE
Nell’indagine si andrà a verificare anche se i sistemi che suggeriscono i contenuti correlati e le impostazioni predefinite forniscano sufficiente privacy, sicurezza e protezione, sempre nell’ambito dei minori.
In passato Meta ha lanciato alcuni strumenti che tentano di impedire ai minori di visualizzare contenuti e argomenti ritenuti “sensibili” e di interagire con gli account adulti “sospetti”, e adesso l’UE sta cercando di approfondire raccogliendo alcune prove a riguardo.
Cosa rischia Meta
Per il commissario UE Thierry Brenton quando si tratta di proteggere giovani e bambini la Commissione non si fa scrupoli. Motivo per cui non è stata fissata alcuna scadenza dell’indagine, almeno formalmente, e nel frattempo l’UE è autorizzata ad intraprendere azioni provvisorie contro Meta.
Per di più se l’azienda dovesse risultare in contrasto con alcune delle norme previste dal DSA, potrebbe incorrere in multe che la costringerebbero a pagare fino al 6% delle sue entrate globali (per farsi un’idea basti pensare che Meta ha chiuso il 2023 con 94,80 miliardi di dollari di ricavi e un utile netto di poco superiore ai 25 miliardi di dollari).
È un altro duro colpo per Facebook e Instagram, che solo il mese scorso sono stati oggetto di un ulteriore procedimento formale dell’UE per sospetta pubblicità ingannevole e disinformazione.
Ricordiamo che per lo stesso effetto Tana del Coniglio l’UE sta indagando anche su TikTok.