Brian Acton è l’uomo che insieme a Jan Koum, ha co-fondato WhatsApp, azienda che è stata nel 2014 venduta per 16 miliardi di dollari a Facebook. L’inchiesta su Cambridge Analytica e sull’uso dati personali degli utenti del social di Zuckerberg, ha sollevato un polverone al punto che Acton, usando Twitter, invita i suoi follower a cancellarsi da Facebook (qui le istruzioni se volete seguire il consiglio).
«È il momento» scrive in un laconico tweet seguito dall’hashtag #deletefacebook. Acton non condivide la linea dell’azienda che ha comprato la sua “creatura e anche l’altro co-fondatore sta investendo su Signal, app-concorrente che vanta chat blindate costruendo il proprio punto di forza intorno alla privacy.
It is time. #deletefacebook
— Brian Acton (@brianacton) March 20, 2018
Il sito The Verge ha cercato di mettersi in contatto con Acton ma questo, almeno al momento, non ha voluto rilasciare commenti. Per quanto riguarda la saga dei dati di 50 milioni di persone finiti alla società di dati arruolata da Trump, ci sono inchieste in corso negli Stati Uniti e in Regno Unito. Anche il Parlamento europeo ha invitato Zuckerberg a fornire chiarimenti.
Anche l’italiana Agcom ha chiesto informazioni al gruppo di Menlo Park. In un comunicato diramato dall’Autorità si legge: “A seguito della recente diffusione di notizie relative all’attività svolta dalla società Cambridge Analytica, cui ha fatto seguito l’indagine dell’autorità indipendente britannica ICO – Information Commissioner’s Officer relativa ai rapporti tra partiti politici, “data companies” e piattaforme online per la profilazione degli utenti e la personalizzazione dei messaggi elettorali, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha inviato a Facebook una specifica richiesta di informazioni circa l’impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi”.
“In particolare, dal comunicato del 19 marzo pubblicato da Facebook, è emerso che la società mette a disposizione degli utenti applicazioni sviluppate da soggetti diversi dalla piattaforma. Queste app permettono la raccolta di dati degli utenti tali da consentire la realizzazione di campagne mirate di comunicazione pubblicitaria a carattere politico-elettorale, in grado cioè di raggiungere audience profilate in base alle caratteristiche psico-sociali e di orientamento politico. Tali tecniche di profilazione degli utenti e di comunicazione elettorale “selettiva”, peraltro, sembrerebbero essere state utilizzate nel 2012 anche su commissione di soggetti politici operanti in Italia.
Nell’ambito di un Tavolo tecnico istituito dall’Autorità, è stato sviluppato un filone specifico di attività riguardante il monitoraggio sulla parità di accesso all’informazione e la comunicazione politica per le elezioni del 4 marzo (per cui l’Autorità ha adottato specifiche linee guida) e l’istituzione di gruppi di lavoro sulla tematica dell’utilizzo di dati e informazioni per finalità di comunicazione politica. Con una precedente comunicazione, sono state già richieste informazioni circa l’acquisizione di dati relativi a servizi e strumenti messi a disposizione da Facebook, sia per gli utenti sia per i soggetti politici, durante la campagna elettorale italiana per le scorse elezioni politiche 2018. Questa seconda richiesta, spiega l’Aurotità, si inserisce pertanto in continuità con le iniziative intraprese.