David Cicilline, Presidente dei regolatori antitrust del governo USA, ha rivelato la prevista tempistica della commissione sull’inchiesta avviata negli Stati Uniti che riguarda Google, Facebook, Amazon e Apple.
“La nostra speranza è di concludere la raccolta di prove per la fine di quest’anno e di avere per l’inizio del prossimo anno la relazione finale”, ha riferito Cicilline a Reuters.
Giovedì 17 ottobre la commissione giudiziaria ha ricevuto documenti con le osservazioni iniziali per il procedimento antitrust che mira a indagare il potere di mercato dominante che secondo alcuni rischierebbe di soffocare la concorrenza e danneggia i consumatori. I big del mondo IT sono chiamati a testimoniare nell’ambito dell’indagine diretta dalla commissione alla Giustizia della Camera dei rappresentanti che affiancherà altre indagini da parte di organi del potere esecutivo.
Per quanto riguarda nello specifico Apple, a Cupertino sono stati chiesti documenti relativi ai mercati digitali. Tra le questioni cui Apple deve rispondere, lo stretto controllo dell’App Store, la chiusura ad alcune app e funzionalità offerte da terze-parti, e l‘impossibilità per alcuni sviluppatori di offrire funzionalità di controllo parentale alternative.
Il CEO di Apple, Tim Cook, a giugno di quest’anno intervistato da CNBC, aveva detto: “Penso che potremmo essere messi sotto inchiesta, ma ritengo anche che nessuno possa giungere alla conclusione che Apple sia un monopolio. La nostra quota è molto modesta e non abbiamo una posizione dominante in nessun mercato”.
Per quanto riguarda le rimostranze di alcuni sviluppatori che lamentano l’offerta di Apple con app simili alle loro, Cook spiega che su App Store sono presenti 30/40 app di Apple contro due milioni di app di sviluppatori di terze parti. Il CEO di Apple ha paragonato l’App Store a un supermercato: “La probabilità di disporre di un proprio brand è elevata e chi trae beneficio dall’avere altri prodotti nello scaffale? Il cliente, e questa è una buona cosa”.
Sempre restando su Apple, quello che interessa all’Antitrsut americano non è ad ogni modo la diffusione dei dispositivi ma il meccanismo di distribuzione delle app. Alcuni sviluppatori hanno già fatto causa alla Casa di Cupertino per le “commissioni inique” sulla vendita di app per iPhone che la Mela esige sull’App Store. Ricordiamo inoltre che la Corte Suprema ha stabilito che i consumatori hanno diritto a portare avanti una class action sulle pratiche dell’App Store che, secondo chi punta il dito contro la Mela, determinerebbero un prezzo artificialmente alto per le app iOS.
Ricordiamo che negli scorsi giorni Apple aveva già rilasciato dichiarazioni circa la possibilità in USA di avviare cause legali contro App Store, in cui Cupertino spiega tutte le ragioni per cui App Store non è un monopolio.