Tutti i commentatori de mondo dell’Information Technology danno per scontato l’arrivo dello smartphone di Google denominato Nexus One per il 2010 e riferiscono varie voci con caratteristiche più o meno plausibili; pochi, però, azzardano previsioni sul netbook con Chrome OS di Google. Ci prova il sito TechCrunch, sul quale si fa notare che Google ha da tempo dichiarato di essere in contatto con importanti produttori “per assicurare la migliore esperienza d’uso” e tra le compagnie coinvolte nel lancio dei netbook con il nuovo sistema operativo troviamo Acer, Adobe, ASUS, Freescale, Hewlett-Packard, Lenovo, Qualcomm, Texas Instruments, e Toshiba.
Google ha stretto accordi con tutte queste società e concesso in licenza l’uso del sistema operativo sulla falsariga di quanto accade con Android. Pare, però, che la grande “G” sia interessata anche a commercializzare un prodotto con un proprio marchio e abbia richiesto a un grande produttore hardware una RFP (“request for proposal”), una sorta di richiesta formale dei costi per la produzione di un bene, indicando specifiche tecniche dettagliate e avviando trattative per la sua costruzione.
La grande “G” pare non avere fretta e l’obiettivo per il lancio del nuovo prodotto è circa un anno da adesso (in tempo per le future festività ). Google intende lanciare prodotti marchiati con il proprio logo da vendere direttamente al pubblico. Tra le poche cose note ci sarebbe la certezza che i prodotti saranno abilitati per il funzionamento in mobilità e dunque è probabile che siano in corso trattative con vari operatori telefonici.
L’articolista di TechCrunch dice di avere voglia di interpellare i propri contatti a Taiwan e in Cina per cercare di scoprire qualcosa di più come, ad esempio, se Google ha intenzione di sfruttare i processori Atom di Intel (i più usati, al momento, sui netbook) o se sta vagliando l’uso di CPU ARM. Il giornalista è pronto a scommettere una mano che Google è interessata alle CPU ARM e anche un braccio sul Tegra 2 di Nvidia (il system on chip per dispositivi mobili che integra – tra le altre cose – la possibilità di decifrare video in alta risoluzione). E’ ora che Intel cominci a preoccuparsi?
[A cura di Mauro Notarianni]