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In USA gli operatori chiedono 5,6 miliardi per sostituire apparati di Huawei e ZTE

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La rimozione di tecnologie cinesi dalle reti USA degli operatori di telefonia mobile potrebbe costare molto di più di quanto il governo USA ha in precedenza preventivato.

Jessica Rosenworce, presidentessa della Federal Communications Commission (FCC) – l’agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa di telecomunicazioni – ha riferito che gli operatori di telefonia hanno chiesto circa 5,6 miliardi di dollari di rimborsi per eliminare e sostituire esistenti infrastrutture di Huawei e ZTE.

Nel 2019, la FTC ha invitato gli operatori telefonici delle aree rurali statunitensi di utilizzare fondi pubblici per acquistare le apparecchiature fornite dalle aziende cinesi. Huawei e ZTE da tempo respingono le accuse di praticare spionaggio per conto del governo cinese, tecniche che sarebbero portate a termine sfruttando dispositivi adoperati nella realizzazione delle reti telefoniche. Trump aveva preso di mira le aziende cinesi siglando il Secure and Trusted Telecommunications Networks Act (ban contro tutta una serie di apparecchiature prodotte dai big cinesi) ma non ha mai presentato prove a dimostrazione delle sue tesi. Aziende come Huawei sono state messe al bando ed escluse dalle attività di telecomunicazioni statunitensi; l’azienda cinese ha anche provato a citare il giudizio il governo USA, spiegando che alcune limitazioni previste dalle agenzie governative sarebbero incostituzionali.

Nel 2019 la FCC aveva calcolato che il ban sarebbe costato al governo tra 1,8 miliardi e 1,9 miliardi di dollari ma a quanto pare la cifra è molto più alta del previsto, quasi tre volte quanto in precedenza ipotizzato.

Huawei e ZTE

Nel giugno del 2021 l’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo per impedire ad aziende e agli individui americani di investire in 59 aziende cinesi che hanno stretti rapporti con l’esercito della Cina. Tra le aziende colpite dal divieto di investimento, sono citate alcune già prese di mira da Trump, come Huawei e ZTE, ma anche tre operatori di telefonia cinesi (China Mobile, China Unicom e China Telecommunications) e altre realtà attive nel settore della difesa e Hikvision, azienda che produce telecamere di sorveglianza e tecnologie per il riconoscimento del volto.

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