Un Giudice della Corte Distrettuale degli Stati Uniti che si sta occupando se accettare o no una class action per il presunto sovrapprezzo praticato da Apple sulle app sull’App Store, ha criticato i calcoli presentati da uno dei consulenti tecnici nominati dagli autori della presunta condotta lesiva.
Lo riferisce Appleinsider spiegando che Daniel McFadden, un economista premio Nobel, ha preparato la sua analisi a sostegno di quanto rivendicato da chi sta portando avanti l’azione collettiva, corroborando in altre parole la testi che le commissioni richieste da Apple agli sviluppatori che vendono le loro app sull’App Store costano ai consumatori miliardi di dollari.
Yvonne Gonzalez Rogers, giudice della Corte Distrettuale, non è convinta delle argomentazioni di McFadden.
Nel corso dell’esame testimoniale, la giudice Gonzalez Rogers ha messo in discussione il documento presentato dall’esperto, evidenziando che quest’ultimo ha usato solo sei paragrafi nel suo documento per illustrare la sua metodologia, aggiungendo inoltre di avere avuto l’impressione che “non sembra un esperto del ramo”.
Secondo i sostenitori dell’azione legale collettiva, Apple deve agli utenti iPhone tra i 7 e i 10 miliardi di dollari, per avere praticato prezzi a loro dire superiori al livello concorrenziale con le app e con gli acquisti in-app sull’App Store. Il caso in questione può essere ad ogni modo classificato come class action – in rappresentanza di 400 milioni di utenti dell’App Store – solo se la giudice Gonzalez accorderà lo status di azione collettiva.
Non è chiaro a questo punto se la giudice darà il via libera alla class action. Gonzalez ha anche messo in dubbio la scelta di McFadden di usare lo store di Epic Games come esempio di eccessiva commissione fissa applicata da Apple sulle app dell’App Store, evidenziando elementi che avrebbero portato l’esperto a scegliere ad hoc numeri per dimostrare la sua tesi, una metodologia che non è sembrata corretta alla giudice.
La giudice Gonzalez Rogers è la stessa che nel procedimento contro Epic, ha costretto Apple ad ammettere che il costo della commissione non serve tanto a garantire la sicurezza del sistema quanto piuttosto a remunerare la proprietà intellettuale di Apple, evidenziando alcune pratiche ritenute anticoncorrenziali ed emettendo un’ingiunzione permanente (che entrerà in vigore il 9 dicembre) che impone ad Apple di non vietare agli sviluppatori di includere nelle loro app pulsanti, collegamenti esterni o “call to action” (inviti all’azione) che indirizzano gli utenti a meccanismi di acquisto esterni alla piattaforma.