Cominciano ad arrivare i dati di aziende come Apple che operano nel settore digitale devono diffondere obbligatoriamente per via del pacchetto “Digital Services Act” (DSA), insieme di misure stabilite dalla Commissione europea che prevevono la creazione di “uno spazio digitale più sicuro in cui i diritti fondamentali degli utenti sono protetti” e “a creare condizioni di parità per le imprese”.
Le norme specificate nella DSA riguardano principalmente gli intermediari e le piattaforme online. Ad esempio, mercati online, social network, piattaforme per la condivisione di contenuti, app store e piattaforme di viaggio e alloggio online.
Le piattaforme online avevano l’obbligo di pubblicare il loro numero di utenti attivi entro il 17 febbraio 2023.
Se la piattaforma o un motore di ricerca ha più di 45 milioni di utenti (10 % della popolazione in Europa), la Commissione etichetta il servizio come una piattaforma online di dimensioni molto grandi (VLOP, Very Large Online Platform) o un motore di ricerca online di grandi dimensioni. Questi servizi hanno a disposizione 4 mesi per ottemperare agli obblighi della DSA, che comprende l’esecuzione e la fornitura alla Commissione della prima valutazione annuale dei rischi. Gli Stati membri dell’UE hanno l’obbligo di nominare i coordinatori dei servizi digitali entro il 17 febbraio 2024, quando anche le piattaforme con meno di 45 milioni di utenti attivi dovranno rispettare tutte le norme DSA.
A cosa serve il pacchetto DSA? La trasformazione digitale porta vantagg ma anche problemi. Una delle preoccupazioni della Commissione europea è il commercio e lo scambio di beni, servizi e contenuti illegali online. I servizi online vengono anche abusati da quelli che la commissione definisce “sistemi algoritmici manipolativi”, sfruttati per amplificare la diffusione della disinformazione e per altri scopi dannosi. Queste sfide e il modo in cui le piattaforme le affrontano hanno secondo la Commissione un impatto significativo sui diritti fondamentali online.
Nonostante una serie di interventi mirati e specifici per settore a livello dell’UE, all’inizio degli anni 2020 vi erano ancora notevoli lacune e oneri giuridici. Ad esempio, alcune grandi piattaforme controllano importanti ecosistemi nell’economia digitale. Sono emersi come gatekeeper nei mercati digitali, con il potere di agire – secondo la Commissione “come governanti privati”, con norme che talvolta comportano condizioni ingiuste per le imprese che utilizzano tali piattaforme e una minore scelta per i consumatori.
Per questi motivi l’Unione europea ha adottato un quadro giuridico che mira a garantire la sicurezza degli utenti online, stabilendo una governance con la tutela dei diritti fondamentali in prima linea e che mira a mantenere “un ambiente di piattaforma online equo e aperto”.
Apple ha diffuso i primi dati e – come è facile immaginare – l’unica “very large online platform” è l’App Store di iOS con oltre 45 milioni di utenti; gli altri store online della Mela (iPadOS App Store, macOS App Store, tvOS App Store, watchOS App Store, l’ebook store dell’app Libri e podcast con abbonati paganti) hanno un numero di utenti inferiore ai 45 milioni.
Cupertino precisa che i dati vengono forniti “in modo assolutamente volonario”, aggiungendo che gli obiettivi della DSA si allineano con i propri, ovvero “proteggere i consumatori dai contenuti illegali”.
Anche altri big del settore hanno pubblicati dati più o meno completi: Twitter riferisce di avere 100,9 milioni di utenti mensili nell’Unione europea, mentre Meta parla di 255 milioni per Facebook e 250 milioni su Instagram. Google ha annunciato 278,6 milioni per Google Maps, 332 milioni per Google Search, 74,9 milioni per Shopping e 401,7 milioni per YouTube. Da parte sua, TikTok ne ha 150 milioni, mentre Amazon e Pinterest hanno spiegato di essere al di sopra dei 45 milioni senza indicare cifre dettagliate.