Un Comitato parlamentare misto australiano sta spingendo per regolamentare le piattaforme dei social media alla stregua di fornitori di servizi di telecomunicazione, in virtù della quantità di comunicazioni e contenuti (anche pericolosi) che passano da queste piattaforme.
Vari esperti interpellati dal comitato, sono concordi nell’affermare che piattaforme quali Facebook sono di dimensioni tali e particolarmente legate a problemi quali quelli legati alla sicurezza dei minori, da rendere fondamentali controlli maggiori, come quelli ai quali sono sottoposti gli operatori di internet e di telefonia.
Secondo Meta (l’azienda sotto il cui cappello è compreso ora anche Facebook) il quadro normativo attuale è già sufficiente ed è già possibile rilevare abusi e altro materiale potenzialmente pericoloso per i minori, rendendo superflua la nuova classificazione.
La Commissione ha sottolineato che molto del materiale segnalato come pericoloso, è merito in gran parte di segnalazioni che arrivano da privati, evidenziando ancora che il passaggio verso comunicazioni cifrate permetterà di creare “nascondigli digitali” difficili da stanare senza la possibilità per terzi di controllare i contenuti scambiati dagli utenti.
Meta riferisce che le comunicazioni cifrate sono essenziali per la privacy degli utenti ma riconosce che questo rende più difficoltoso identificare ad esempio lo scambio di materiale pedopornografico. Apple aveva provato ad attivare funzionalità per l’identificazione automatica di immagini pedopornografiche, con l’appoggio di vari gruppi che si occupano della tutela dei minori, ma è stata costretta a fare marcia indietro, pressata da gruppi per la difesa dei diritti civili che hanno formalmente intimato a Cupertino di abbandonare lo sviluppo di queste funzionalità temendo importanti ripercussioni sulla privacy degli utenti.