Dopo il vinile, anche i CD sono di nuovo di moda. Negli Stati Uniti si segnala un incremento nelle vendite di questi supporti, con vendite cresciute per la prima volta dal 2004, almeno stando ai dati riportati dalla Recording Industry Association of America (RIAA).
Come accennato, le vendite dei CD erano in caduta libera dal 2004, periodo nel quale erano stati venduti 767 milioni di supporti. In confronto, il 2020 è stato l’anno peggiore per la musica su questi supporti, con vedite di soli 31,6 milioni di unità.
Le vendite sono ad ogni modo cresciute di nuovo nel 2021 con 46,6 milioni di CD venduti, numero che rappresenta un aumento del +47,7% rispetto all’anno precedente. I ricavi da questi supporti sono aumentati, passando da 483,2 milioni di dollari a 584,2 milioni di dollari.
Abbiamo riferito più volte del ritorno del vinile, ma i CD offrono diversi vantaggi in termini di qualità sonora, praticità e materiali (meno problematici del vinile).
Per il nostro Paese, la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) a febbraio ha riferito che l’industria discografica italiana a livello internazionale, è cresciuta nel 2021 segnando un +66% di entrate da royalty. I consumi di musica italiana a livello globale hanno generato quasi 20 milioni di euro nel 2021 contro i poco più di 11 milioni nel 2020: tale crescita è stata guidata in particolare dai ricavi digitali, cresciuti dell’83% arrivando a 16,6 milioni di euro di royalty. FMI conferma in salita anche le royalty su CD e vinili con un + 100% rispetto al 2020. Complessivamente tra mercato fisico, digitale, diritti per sincronizzazioni e diritti connessi l’industria discografica italiana ha ricavato 19,1 milioni di euro.