Da oggi, lunedì 8 giugno, Immuni – l’app per il tracciamento dei contatti COVID – diventa effettivamente utilizzabile in in quattro regioni pilota: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. L’app è già scaricabile dall’1 giugno e, come abbiamo spiegato in dettaglio qui, è l’app voluta dal Governo che dovrebbe aiutare a combattere l’epidemia di COVID-19. L’app utilizza la tecnologia per avvertire gli utenti che hanno avuto un’esposizione a rischio, anche se sono asintomatici.
Dopo la prima settimana di sperimentazione, il funzionamento a pieno regime – su scala nazionale è – previsto per il 15 giugno prossimo. Il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha riferito che l’app è stata scaricata da 2 milioni di italiani ed è “uno strumento molto utile”, “una componente essenziale per questa fase”.
Alcune regioni hanno predisposte app proprietarie ma questo non preoccupa il commissario. “Quando studiavo mi dicevano che la moneta buona scaccia quella cattiva – ha detto – e sono sicuro che Immuni sarà la più utile per le esigenze”.
A inizio mese l’app ha ricevuto il placet dal Garante per la privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il Ministero della salute ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 (l’app “Immuni”). “Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal Ministero”, riferisce il garanate, “il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento”.
Tenuto conto della complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti, il Garante ha comunque ritenuto di dare una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app. Le misure, ha speigato ancora il garante, potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione del Sistema, così da garantire che nella fase di attuazione ogni residua criticità sia risolta.
In particolare, l’Autorità ha chiesto che gli utenti siano informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio. E dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio. Gli utenti dovranno avere inoltre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale.
I dati raccolti attraverso il sistema di allerta non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.
Dovrà anche essere garantita la trasparenza del trattamento a fini statistico-epidemiologici dei dati raccolti e individuate modalità adeguate a proteggerli, evitando ogni forma di riassociazione a soggetti identificabili e adottando idonee misure di sicurezza e tecniche di anonimizzazione. Dovranno essere introdotte misure volte ad assicurare il tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati.
Dovranno essere adottate misure tecniche e organizzative per mitigare i rischi derivanti da falsi positivi.
“Particolare attenzione”, ha riferito ancora il garante, “dovrà essere dedicata all’informativa e al messaggio di allerta, tenendo altresì conto del fatto che è previsto l’uso del Sistema anche da parte di minori ultra quattordicenni”.
È stato sottolineato infine che il trattamento di dati personali raccolti attraverso la app, da parte di soggetti non autorizzati, può determinare un trattamento di dati personali illecito, eventualmente anche sotto il profilo penale.
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