La storia è fatta di corsi e di ricorsi, diceva Giambattista Vico.
Taluni, si ripetono con inquietante regolarità . Come la storia dei garage. Se quello della famiglia adottiva di Steve Jobs è diventato il punto di partenza per l’avventura di Apple, dove l’altro Steve (Wozniak) creava la scheda madre di Apple I e poi di Apple II, quarant’anni prima un altro garage aveva lanciato non solo l’idea di cottege economy, ma anche quella di start-up e – alla fine – della stessa Silicon Valley.
Si tratta dei due grandi pionieri californiani, Bill Hewlett e David Packard.
Sembra incredibile oggi che Hp è diventata una multinazionale occhiuta e grigia, paragonabile alla Ibm che faceva da eco agli incubi del Grande Fratello nel celebre spot di lancio del Mac nel 1984.
Eppure, settanta, quasi ottanta anni fa era un’azienda di pirati e di innovatori. Era una azienda sulle cui deboli forze ma geniali intuizioni si è aggregata buona parte della Silicon Valley.
Certo, la coppia David e Bill, come i successivi due Steve, e a seguire tutti gli altri eroi della Silicon Valley (non dimentichiamoci che ad esempio proprio in questi giorni celebra un trentennale importante quella Oracle di Larry Ellison che è il migliore amico di Steve Jobs) ha fatto tanto.
E adesso qualcosa torna indietro. Per la precisione, torna il riconoscimento delle amministrazioni. Che adesso assegnano al garage di Bill e David un posto nel Registro nazionale dei posti storici americani.
Uno di quei posti cioè in cui in quella terra di avventurieri conquistatori e uomini di frontiera si sono gettate le sementa della Silicon Valley e di una nuova, intrigante frontiera. L’informatica.
Il garaage si trova al numero 367 di Addison Avenue, in una villetta di Palo Alto. Là venne creato quel primo oscillatore audio che la Walt Disney poi impiegò per migliorare la qualità del suono del film di animazione “Fantasia”. Ad oggi il garage (e l’annessa casa) è di proprietà della stessa Hp, che lo ha acquistato nel 2000 per 1,7 milioni di dollari allo scopo di farne un museo.