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Il costo del petrolio sale? la domanda di iPhone si impenna

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Quali sono le ragioni per favorire il tele-lavoro o forme similari di lavoro da casa? La prima ragione che verrebbe da considerare è l’aumento della produttività , disponendo di una sede migliore e immediata.
Niente di più sbagliato. Quanto emerge dall’annuale CTIA sembrerebbe delineare uno scenario abbastanza singolare: le azienda starebbero dotandosi di iPhone (o strumenti di connettività  remota dello stesso genere) sì per favorire il tele-lavoro, ma per ragioni molto più banali rispetto al più giustificabile “ritorno sull’investimento”.

A quanto pare, visto l’aumento del carburante, molti dipendenti avrebbero richiesto di poter lavorare da casa, giustificando la domanda con l’altro prezzo del “pieno”, che sta sempre più svuotando le loro tasche, lasciandoli a secco.
Un altro dei motivi, spostandosi ai piani alti, è la pigrizia dei top dirigenti, che gradirebbero lavorare dalla propria dimora almeno due giorni alla settimana, magari lunedì e venerdì, per sfruttare il week-end lungo.

Secondo quanto espresso al CTIA, non ci sarebbe dunque nessuna attenzione al vantaggio, in termini di business o di rendimento ad influenzare le decisioni di investimento delle società . C’è un puro discorso utilitaristico che non si spinge oltre alle necessità  immediate e ad un vantaggio a breve termine.
E, a quanto pare, molti pensano che tale vantaggio sia sfruttabile al meglio se si ha fra le mani un dispositivo come l’iPhone, che fa della perenne connessione remota il suo vanto principale.

Con l’aumentare della domanda di lavoro da remoto, starebbe infatti aumentando anche la richiesta di iPhone. Ma perché? Anche in questo caso sono l’hype e la curiosità  a spingere l’acceleratore sul cellulare della Mela.
Ormai tutti i “business men” sanno cosa si può fare con un BlackBerry o un terminale Windows Mobile; è giunto il momento di provare anche un iPhone, questo fantomatico dispositivo sulla bocca di tutti e sulla cresta dell’onda e dell’informazione da molti mesi.

Non è comunque solo il prezzo della benzina a far impennare la domanda di iPhone, ma anche le sue caratteristiche che combinano funzionalità  da “pro-sumer”, in grado di accontentare sia che vede il dispositivo come un mero strumento per affari, sia chi sa apprezzare capacità  multimedia, anche declinandole in un contesto di puro business.

Per tali ragioni anche RIM e altri player del mercato si sono resi conto che riprodurre i video non torna utile solo a chi passa metà  del suo tempo su YouTube; può esserlo anche ai dipendenti di un’azienda desiderosa di distribuire nuovi contenuti correlati agli obiettivi industriali.

Infine l’iPhone ha piantato la sua bandierina sul campo del prezzo: 199 dollari oggi sono una cifra simbolica, che unita ad un set di caratteristiche di tutto rispetto, rappresenta una sorta di benchmark al quale tutti i produttori devono attenersi nel pensare ad un nuovo prodotto.
Tenendo sempre un occhio aperto sul prezzo del petrolio.

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