Il mito del giornale su misura, fatto intorno alle notizie che interessano il lettore anziché quelle valutate in maniera adeguata dalla redazione, subisce un piccolo colpo. Anzi, un colpo che potrebbe avere in realtà altre ripercussioni su altri tipi di attività economiche di quella che è stata individuata come la vera forza trainante del Web 2.0, vale a dire Google.
A sferrare la mazzata è la corte di un tribunale belga, che oggi ha deciso di intimare lo stop a Google, il motore di ricerca la cui capitalizzazione di mercato in Borsa è superiore a quella dell’intero mercato automobilistico statunitense e il cui modello di business è basato sulla raccolta della pubblicità online insieme al coinvolgimento di masse sempre più ampie di consumatori-attori. Nell’occhio del ciclone, il business di Google News, cioè l’aggregatore di notizie provenienti da tutti i siti di informazione raccolti per lingua (e quindi nella parte francese e tedesca, ad esempio, compaiono anche notizie provenienti da testate online belghe) sia illegale. A suggerirlo, la stessa locale associazione degli editori Copiepresse, secondo la quale è sbagliato che Google possa estrarre valore dai singoli portali scegliendo quali notizie mettere online e quali no senza un preventivo accordo.
In pratica, visto anche che è possibile customizzare il portale di Google decidendo quale tipo di notizie visualizzare oppure costruendo degli allarmi per email che scattando alla presenza di determinate parole chiave presenti sui siti dei giornali online, l’utopia dell’informazione gratis e dalla parte del lettore – che non ha bisogno di andare a vedere le tediose pubblicità sui singoli siti che però sono anche quelle che li alimentano – in qualche modo subisce un colpo.
Google rischia una multa giornaliera sino a che non avrà rimosso le informazioni che oscilla tra i 25 mila e il milione e mezzo di euro. Mentre Copiepresse adesso che ha segnato questo primo punto a vantaggio dei suoi associati è decisa a proseguire l’attacco verso gli aggregatori portando in tribunale anche Yahoo! e Msn, il portale di informazione di Microsoft.
Più a nord, in Norvegia e Danimarca, dove si stavano preparando i due nuovi portali di news di Google, i lavori sono stati fermati. La Danimarca ha infatti chiesto una opzione per i giornali che consenta di fare opt-out, cioè escludere alcuni dei contenuti dal motore di Google (e gli ingegneri dovranno cominciare a lavorarci da zero, non essendo sinora stata implementata nel motore di ricerca per le news di Google) mentre i norvegesi hanno obiettato sul modo con il quale Google riutilizza le fotografie, sempre sul suo portale di notizie.
Finora, infine, la Commissione europea pur “osservando con grande interesse” la questione, non si è mai espressa sul tema. In futuro, però, sarà probabilmente chiamata a farlo, o se non altro lo sarà l’Alta corte europea come possibile istanza finale per alcuni di questi procedimenti giudiziari.