La funzione “Aggiorna app in background” che è possibile impostare nella sezione “Generali” delle Impostazioni di iOS, permette di consentire o no alle app di aggiornare i propri contenuti in background quando l’utente è connesso a una rete WiFi o cellulare. Quando questa funzione è attiva – riferisce il sito Macrumors citando a sua volta il Washington Post – molte app per iOS tendono a inviare con regolarità dati per il tracking dell’utente.
Il redattore Geoffrey Fowler del quotidiano statunitense, in collaborazione con l’azienda specializzata in privacy “Disconnect”, ha usato un software per capire se e quando l’iPhone inviava dati. Com’è facile immaginare e senza rivelare nulla di sorprendente, molte app inviano informazioni che consentono di tracciare l’utente condividendo vari dati, inclusi numeri di telefono, email, localizzazione, indirizzo IP e altri ancora.
Tra le app che inviano dati di questo tipo, ci sono Microsoft OneDrive, Mint, Nike, Spotify, The Weather Channel, DoorDash, Yelp, Citizen e anche l’app dello stesso Washington Post. Per una delle app, “Citizen”, è stato individuato l’invio di informazioni d’identificazione personale in violazione delle politiche sulla privacy; altre ancora, come Yelp, inviano dati ogni cinque minuti, un comportamento che è stato definito “un bug” dagli sviluppatori interpellati.
Nel corso di una settimana di test, Fowler riferisce di essersi imbattuto in 5400 tracker, molti dei quali legati ad app che, secondo i calcoli di Disconnect, invierebbero un totale di 1.5 gigabyte di dati nel corso di un mese.
I meccanismi di tracker, come accennato, permettono di ricavare elementi utili per tracciare gli utenti per vari scopi, come ad esempio personalizzare l’esperienza d’uso e mostrare pubblicità ad hoc. In “DoorDash”, un’app per il servizio di consegna di cibo on-demand, sono stati individuati nove tracker che condividono dati quali il nome del dispositivo, l’ad identifier (identificatore univoco di iOS), dati sull’accelerometro, l’indirizzo per le consegne, nome, email e operatore di telefonia.
DoorDash sfrutta anche tracker di Facebook e Google Ad Services: in altre parole significa che queste aziende sono “allertate” ogni volta che si usano i servizi di DoorDash. Come accennato, quest’ultima app non è la sola a inviare dati di tracking, così come non sono solo quelle prima citate a farlo, ma molte persone, riferisce il quotidiano statunitense, non sanno che tutto questo accade.
La raccolta di informazioni non è per forza qualcosa di negativo, soprattutto se i dati vengono raccolti in modo anonimo e per periodi limitati. Il problema è che alcuni meccanismi di tracker raccolgono informazioni peculiari sull’utente senza avvisare espressamente di simili attività, in che modo, per quanto tempo e con chi queste informazioni sono condivise.
Fowler afferma che non c’è modo di sapere quali app usano meccanismi di tracking e comprendere quando i dati partono dall’iPhone; dice anche che Apple non fornisce strumenti per permettere gli utenti di sapere in qualche modo quali app usano meccanismi di tracking e per quale scopo. Interpellata sulla questione, Apple ha fornito una risposta generica sulla privacy: “Facciamo di tutto per aiutare gli utenti affinché i loro dati personali rimangano privati”. “Hardware e software di Apple sono progettati per offrire sicurezza avanzata e privacy a ogni livello del sistema”. “Per dati e servizi che app creano in proprio”, si legge ancora nella dichiarazione della Mela, “le nostre linee-guida per l’App Store richiedono agli sviluppatori di pubblicare chiaramente informative sulla privacy e di chiedere agli utenti il permesso di raccogliere dati prima di farlo. Quando scopriamo app che non seguono le nostre linee-guida in tali aree, chiediamo agli sviluppatori di modificare le prassi seguite o eliminiamo le app dallo store”.
L’articolo del Washington Post non lo dice ma è ovviamente possibile disattivare la funzione “aggiorna app in background” ma, ad esempio, è anche possibile decidere di non ricevere più messaggi pubblicitari in base ai propri interessi, andando in Impostazioni, selezionando “Privacy”, da qui la voce “Pubblicità” e attivando l’opzione che consente di limitare la raccolta dati. Si vedranno ugualmente annunci pubblicitari ma questi, spiega Apple, potrebbero essere meno rilevanti”. Da questa stessa sezione è anche possibile resettare l’ad identifier, selezionando “Ripristina ID pubblicitario”.