Il Procuratore generale del Texas ha intentato una causa contro Meta (ex Facebook) affermando che il meccanismo di riconoscimento dei volti sfruttato dal social ha comportato la violazione della privacy di decine milioni di utenti.
L’azione giudiziaria fa riferimento al sistema sfruttato da Facebook dal 2010 fino al 2021 che analizzava in automatico le foto caricate dall’utente acquisendo dati biometrici. Il social di Mark Zuckerberg ha sfruttato per anni questo sistema, interrompendo la pratica solo a novembre dello scorso anno.
“Facebook ha segretamente raccolto le informazioni più personali dei texani – foto e video – per il proprio profitto aziendale”, ha riferito il procuratore generale Ken Paxton spiegando che la legislazione del Texas vieta tali raccolte senza consenso.
Meta riferisce che le affermazioni sarebbero infondate, facendo sapere che si difenderà con determinazione.
Facebook è stata più volte accusata di sfruttare in modo illecito i dati biometrici delle persone, in particolare il riconoscimento facciale per “taggare” in automatico chi viene immortalato nelle foto pubblicate sul social. Nel 2020, una causa simile è stata risolta con un accordo da 650 milioni di dollari per gli utenti dell’Illinois che hanno portato avanti una causa collettiva.
Nella class action degli utenti dell’Illinois era stato confermato che il social violava il Biometric Information Privacy Act dello stato, disposizione che impedisce a entità private di raccogliere, archiviare o utilizzare informazioni biometriche (incluse scansioni digitali dei propri volti) senza previa notifica esplicita e consenso scritto. Allo stesso modo il Texas non consente alle aziende di catturare dati biometrici (inclusi dati ottenuti dalle analisi dei volti) senza il consenso esplicito degli utenti. La vittoria nell’Illinois è stata un precedente importante per contrastare l’affermazione di social che avevano provato anche ad affermare che tale violazione della privacy non era un vero e proprio danno.