I nuovi iPhone sfruttano elementi terrestri rari riciclati al 100% per ottenere dei componenti chiave dei nuovi dispositivi. Lo riferisce Reuters spiegando come gli impianti di riciclo recuperarno elementi ottenuti da terre rare per il “Taptic Engine”, un attuatore lineare, il meccanismo che permette di riprodiurre il feedback tattile e simulare il click di un bottone fisico su un pannello di vetro. L’elemento è un quarto di quelli realizzati con materiali provenienti da terre rare recuperati da vecchi iPhone negli impianti di riciclo.
Nei vecchi dispositivi ci sono tantissimi materiali che possono essere utilizzati per costruire nuovi prodotti, ma è difficile recuperarli senza sprechi. Apple allo scopo ha creato Daisy, un robot della catena di smontaggio in grado di recuperare velocemente dai vecchi iPhone materiali che altri impianti di riciclo non sono in grado di prelevare, come il tungsteno e le terre rare. Più materiali si recuperano, più è possibile riutilizzarne e riciclare: un esempio è l’alluminio dei MacBook Air.
Le cosiddette “terre rare” sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, precisamente scandio, ittrio e i lantanoidi; le terre rare sono più difficili da estrarre rispetto ad altri metalli di transizione (dovuto in gran parte alle loro proprietà chimiche molto simili) e sono diventano oggetto di scontro tra Stati Uniti e Cina. Il Paese del Dragone potrebbe infliggere un durissimo colpo all’economia americana, bloccando l’esportazione di questi materiali rari: moltissime di queste sono estratte e raffinate in Cina, una delle possibili risposte al bando firmato da Donald Trump contro Huawei. Le terre rare sono fondamentali con molti dispositivi elettronici, con alcune armi e altro ancora.
Lisa Jackson, Vice President Environmental Initiatives di Apple, spiega che la scelta di usare materiale da terre rare riciclato non ha a che fare con le tensioni commerciali tra USA e Cina ma è un modo per avere la sicurezza di avere di una fornitura costante. “È una delle fortunate coincidenze per le quali ciò che è bene per il pianeta, è un bene per le attività commerciali”, riferisce la Jackson; “una di quelle cose di cui parliamo tantissimo internamente, anche in generale, è come rendere più resiliente la nostra catena di fornitura”.