Come noto Apple ha deciso di abbandonare gradualmente i processori Intel per offrire in futuro CPU “fatte in casa”, con architettura ARM. Ci vorrà tempo per capire cosa significherà da vari punti di vista, incluso quello delle prestazioni. Apple ha promesso macchine efficienti dal punto di vista energetico ma anche potenti in termini di prestazioni, dimostrando la possibilità di lavorare contemporaneamente su più flussi video 4K e immagini complesse e con numerosi livelli in Photoshop.
Gli sviluppatori potranno inizialmente mettere le basi su una macchina molto semplice, con una CPU (A12Z) del tutto simile a quella che si trova sugli attuali iPad top di gamma ma i veri Mac con CPU ARM o “Apple Silicon” saranno diversi dal semplice Mac mini che gli sviluppatori avranno modo di provare in anteprima per testare le loro applicazioni (una macchina con 16GB di RAM, unità SSD da 512GB, WIFi e porte USB/A e USB-C).
L’architettura ARM promette faville. Pochi mesi addietro la società Ampere ha prodotto dei processori con architettura ARM (una “bestia” da 80 core) in diretta competizione con gli Xeon di Intel e in concomitanza degli annunci di Apple arriva anche la notizia del supercomputer più veloce al mondo, realizzato grazie a processori con architettura ARM.
“Fugaku” è il nome di supercomputer giapponese creato dall’istituto di ricerca RIKEN in collaborazione con Fujitsu; sfrutta SoC ARM creati partendo da processori A64FX a 48 core. Vanta quasi 160.000 processori e le misurazioni delle prestazioni per stabilire il record sono state eseguite usando “solo” 152.064 nodi. Con un punteggio di 415,53 petaflop, questo supercomputer ARM mette in ridicolo il precedente detentore del titolo, IBM Summit, che si accontenta di “soli” 146,8 petaflop.
Queste cifre sono impressionanti, ma non per il normale utente poco significative, poiché i compiti di questi supercomputer non hanno nulla a che fare con i computer che utilizziamo quotidianamente. È ad ogni modo interessante notare che i processori ARM sono ormai ovunque, dagli smartwatch, ai supercomputer e ora anche su computer desktop e portatili.
Tra i compiti dei quali si occuperà Fugaku, anche particolari calcoli che servono per combattere il coronavirus e comprendere meglio COVID-19 permettendo di eseguire facilmente centinaia di milioni di calcoli necessari per le simulazioni. . Questo potrebbe potenzialmente aiutare gli scienziati ad accelerare la scoperta di farmaci o il processo di riconversione di alcune sostanze già in uso, operazioni altrimenti eseguite più lentamente in un laboratorio tradizionale I progettisti evidenziano che è la prima volta dopo nove anni che il Giappone ha di nuovo la palma di supercomputer più potente al mondo. Il resto della classifica è ampiamente monopolizzato dagli Stati Uniti e dalla Cina.
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