In concomitanza della COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, Apple ha fornito il suo appoggio ad una nuova tecnologia per la produzione di chip, impegnandosi a usare il 100% di energia pulita, accelerando i progressi verso l’ambizioso obiettivo di essere carbon neutral entro il 2030 in tutta la sua filiera e per tutti i suoi prodotti.
Sustainable Semiconductor Technologies and Systems è un programma di ricerca al quale ha aderito anche Apple, e che prevede cambiamenti nelle modalità di creazione dei chip, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.
Si tratta di un approccio dettagliato predisposto dall’Interuniversity Microelectronics Centre (IMEC), organizzazione internazionale che si occupa di ricerca e sviluppo, attiva in campi quali la nanoelettronica e le tecnologie digitali. Il programma dell’IMEC mira “a prevenire l’impatto ambientale di scelte effettuate nella fase di definizione di tecnologie dei chip”.
Il gruppo mira in altre parole a sviluppare modelli che permettano ai chip designer di ridurre l’impronta ecologica dei processori da loro creati, nel tentativo di allineare lo sviluppo dei processori con la lotta contro i cambiamenti climatici.
Non si tratta solo di pensare a chip che tengono conto delle conseguenze ambientali ma di pensare a procedimenti più green per la loro creazione.
I processori diventano sempre più piccoli, potenti e diffusi, con conseguenze nella fase di produzione di cui spesso non si tiene conto. La creazione di processori richiede un elevato consumo energetico, largo uso di sostanze chimiche, materiali rari e acqua, e comporta la produzione di enormi quantità di gas a effetto serra.
TSMC – – la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo – azienda che vanta tra i suoi clienti anche Apple, ha riferito di essere impegnata per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Nel 2019 solo TSMC ha 2019 ha sfruttato 63 milioni di tonnellate d’acqua. Lo sfruttamento dell’acqua da parte di questa azienda è diventato oggetto di dibattito con la siccità di quest’anno a Taiwan, la peggiore degli ultimi 60 anni, con le autorità costrette a ordinare il razionamento, contrapponendo il produttore di chip con gli agricoltori.
Negli Stati Uniti, una sola fab – il campus di Intel a Ocotillo (Arizona) – ha prodotto circa 15mila tonnellate di scarti nei primi tre mesi dell’anno, il 60% dei quali rifiuti pericolosi. Questo stabilimento ha anche consumato 927 milioni di galloni di acqua dolce, corrispondenti a circa 1400 piscine olimpioniche, e ha richiesto 561m kilowatt-ora di energia.