Una bella gatta da pelare per Apple, Facebook e altre aziende che hanno fatto della crittografia uno dei maggiori punti di forza. Un’audizione del comitato giudiziario del senato degli Stati Uniti avvenuta nelle scorse ore, maggioranza e opposizione hanno sollecitato le aziende tecnologiche ad aiutare le forze dell’ordine ad accedere a potenziali prove altrimenti nascoste dalla crittografia.
Citando casi riguardanti abusi su minori e sparatorie di massa in cui la crittografia ha impedito agli inquirenti di trovare prove che avrebbero potuto aiutare gli investigatori, i dirigenti di Apple, Facebook e di altri colossi hi-tech sono stati invitati a cambiare le loro pratiche per fornire maggiore aiuto in queste circostanze. Al momento è solo un invito, ma presto potrebbe diventare un’imposizione, parola del senatore Lindsey Graham:
Troverete un modo per farlo o lo faremo per voi. Non vivremo in un mondo in cui un gruppo di pedofili trova rifugio sicuro per praticare le loro malefatte. Fine della discussione
Ad ascoltare queste frasi erano presenti il capo della privacy di Apple, Erik Neuenschwander, e Jay Sullivan, responsabile della privacy per la messaggistica di Facebook, i quali hanno chiesto a più riprese che i legislatori esaminassero più attentamente l’altra azienda rispetto alla loro.
Non è la prima volta, naturalmente, che diversi legislatori toccano l’argomento, con l’ultima occasione sorta da una chiamata del procuratore generale americano William Barr e dai capi delle forze dell’ordine nel Regno Unito nell’ottobre scorso, quando venne chiesto a Facebook di fermare il piano di portare la crittografia end-to-end a tutti i suoi servizi di messaggistica. WhatsApp sta già utilizzando tale crittografia.
Barr aveva precedentemente richiesto la creazione di backdoor, suggerendo che l’uso della crittografia stesse già imponendo enormi costi alla società, rischiando di compromettere seriamente «La capacità delle forze dell’ordine di individuare e prevenire i crimini prima che si verifichino».
Facebook rigettò tali richieste, mettendo nero su bianco che «L’accesso ‘backdoor’ richiesto per la corretta applicazione della legge sarebbe stato un dono per criminali, hacker e regimi repressivi:
Non è qualcosa che siamo pronti a fare
Il coinvolgimento di Apple nell’ultima riunione del comitato è scaturito dalla sua lotta contro l’FBI, portata avanti nel noto caso di San Bernardino nel 2016, in cui Apple rifiutò categoricamente di fornire agli investigatori backdoor o versioni speciali di iOS per un iPhone di proprietà del terrorista. Le aziende tecnologiche stanno, dunque, combattendo i governi per cercare di mantenere un forte regime di crittografia e per evitare di indebolire la sicurezza sui propri sistemi e piattaforme.
Anche Apple, ricorda il rapporto, crede che le backdoor consegnerebbero agli hacker un potenziale e pericoloso accesso a informazioni sensibili; inoltre, la preoccupazione è che le richieste dei governi di accedere a questi dati possano, presto o tardi, diventare sempre più insistenti, e non sempre legate a effettive esigenze di sicurezza.