Le avvisaglie c’erano già state anche prima del 2013, ma con la presentazione di iPhone 5s e del primo processore a 64 bit mobile al mondo il divario è diventato netto e il vantaggio di Cupertino si è ulteriormente esteso nel corso degli anni, fino ad arrivare ad Apple A11 Bionic. Questo processore offre prestazioni di calcolo pure a livello di CPU talmente elevate da lasciare sbigottiti persino gli esperti di benchmark, con ordini di grandezza superiori a qualsiasi altra CPU mobile impiegata nel mondo Android. Apple A11 Bionic è molto, molto più veloce non solo di qualsiasi chip Qualcomm Snapdragon ma anche degli Exynos di Samsung, dei Kirin di Huawei e così via.
Un approfondito articolo di Android Authority, una delle più note testate web dedicate al robottino verde, spiega i vantaggi di Apple in cinque punti, un elenco che suona anche un po’ come un mea culpa per i costruttori di processori impiegati nei dispositivi Android. La prima spiegazione, fuori dall’elenco dei cinque punti, è che Apple ha con ARM un accordo particolare che permette a Cupertino di usare l’architettura omonima ma di poter progettare da zero ogni suo chip. La maggior parte delle altre società impiega CPU standard ARM con poche o nessuna modifica, mentre Qualcomm ha iniziato a progettare internamente i suoi core CPU a 64 bit solo recentemente.
Da qui il primo punto: Apple ha accelerato la progettazione di processori proprietari basati su ARM prima di chiunque, ottenendo un vantaggio consistente fin dal 2013 con Apple A7, il primo processore mobile a 64 bit. Come paragone basta tenere presente che la prima CPU a 64 bit progettata da Qualcomm è arrivata solo dopo la terza generazione di chip Apple. Secondo, Apple progetta e calibra ogni suo processore in funzione degli iPhone e iPad che lo impiegheranno, tagliando tempo e preziosi passaggi che invece sono obbligatori nel mondo Android. ARM fornisce l’architettura dei nuovi core, Qualcomm la adotta, progetta il processore e poi lo fornisce ai costruttori di dispositivi.
Gli altri tre punti di vantaggio per Apple riguardano tre caratteristiche fisiche e funzionali dei suoi processori: le dimensioni dei core di calcolo, quelle delle memorie cache a bordo e le pipeline di calcolo sono molto più grandi e costose da costruire rispetto a qualsiasi altro processore impiegato su Android. Sintetizzando qui il vantaggio di Apple è di poter costruire chip complessi, sofisticati, potenti e più grandi anche in termini di silicio impiegato, quindi anche molto più costosi da produrre, perché faranno funzionare gli iPhone e iPad venduti a prezzi premium. Cupertino non ottiene profitti dalla vendita diretta dei processori, ma può recuperare gli ingenti costi di progettazione e costruzione dal prezzo di vendita dei propri dispositivi.
Tutte queste ottimizzazioni e perfezionamenti non rientrano per esempio nel business di Qualcomm che deve vendere gli Snapdragon al maggior numero di costruttori possibile, con la speranza che vengano impiegati su quanti più terminali e dispositivi possibile. Da qui si arriva all’amara conclusione: recuperare il vantaggio di Apple in campo processori mobile sarà tutt’altro che semplice e veloce. Per poterlo fare occorre che Qualcomm, Samsung, Huawei o Mediatek adottino una strategia completamente diversa da quella seguita finora.