Il Mac Mini sarebbe potuto essere diverso da quello poi è stato. Parliamo della prima versione, quella lanciata per la prima volta sul mercato nel 2005, quindi con uno Steve Jobs smagliante e forse al massimo della sua creatività visto che soltanto due anni dopo avrebbe sfornato il dispositivo che ha cambiato completamente la storia tecnologica dell’uomo. L’iPhone è stata una vera e propria rivoluzione digitale, non si può negare, ma anche il Mac Mini, quando arrivò sul mercato, aveva grandi ambizioni.
Presentato al Macworld Conference & Expo nel 2005, era basato sulla scheda madre dell’ultimo iBook G4 opportunamente modificata per renderla di forma quadrata. Perché questa era la sua forma già nella prima versione, nata per essere un’alternativa economica agli IBM compatibili: difatti fu il primo Mac venduto senza monitor, tastiera o mouse in modo che l’acquirente avesse potuto riciclare eventuali parti già in suo possesso.
Questa scelta fu oggetto di critica anche perché aveva la componentistica dei computer portatili dell’epoca, pur essendo un computer desktop. Chip grafico integrato, quindi poco potente soprattutto per chi lo avrebbe comprato per lavorarci a livello professionale. Praticamente acquistandolo insieme a tastiera, mouse e schermo e decidendo di espandere la RAM per dargli quella spinta in più necessaria per renderlo abbastanza performante, sarebbe costato come un iMac di quegli anni lì, che dalla sua però offriva prestazioni nettamente superiori.
Ma come dicevamo, nacque per altro: Steve Jobs spiegò infatti che l’obiettivo era quello di portare molti utenti PC ad acquistare questo Mac, senza dover buttare via lo schermo e le periferiche che già si possedevano. Una strategia con cui la Apple dell’epoca cercava in realtà di capitalizzare il successo del suo lettore di musica digitale iPod. La società sperava infatti che molti possessori di iPod si facessero tentare da un investimento relativamente economico e decidessero di affiancare un Mac mini al vecchio personal computer. In questo modo Apple sperava di espandere la sua quota di mercato, che a livello mondiale nel 2004 era di circa il 4% (le stime di gennaio 2007 ci dicono che la quota di mercato Apple sarebbe poi salita al 7,5%).
Ed è proprio l’iPod il centro della questione di oggi. Perché tra le varie prove di laboratorio, Apple realizzò un prototipo di Mac Mini mai commercializzato e davvero insolito. Ce lo mostrano alcune immagini condivise su Twitter dall’utente @DongleBookPro, che negli anni ha pubblicato diverse immagini di dispositivi e prodotti Apple inediti. Il Mac Mini in questione è sostanzialmente identico a quello che è stato poi commercializzato, ad eccezione di un dock per iPod nano integrato sulla parte superiore. Qui infatti è ben visibile un ritaglio con il connettore dock a 30 pin, che in quegli anni venivano spesso integrati anche negli stereo di terze parti.
Un prototipo che, come ci racconta la storia, non ha poi visto la luce, e le ragioni sono pressoché intuibili. Essendo compatibile solo con l’iPod di prima generazione (e forse anche seconda) sarebbe durato poco, visto che la forma degli iPod è cambiata molto spesso negli anni. Ma soprattutto, due anni dopo Apple presentò l’iPhone, un dispositivo che probabilmente era già nella mente del fondatore dell’azienda. Un dispositivo che tra l’altro, nella sua prima generazione, aveva necessariamente bisogno del computer per poter sincronizzare la musica, essere aggiornato e fare il backup di tutti i suoi dati. Il cloud non c’era e il Mac sarebbe stato il suo compagno di viaggio per diversi anni, perciò un Mac Mini con un dock di questo tipo sarebbe diventato obsoleto in soli due anni.