Il primo Apple Watch era un iPhone legato al polso dei beta testers con un nastro di velcro. È questa una delle novità più curiose che emergono da un articolo pubblicato oggi da Wired che entra, virtualmente, nei laboratori di Apple descrivendo l’inizio del processo di ingegnerizzazione dello smartwatch di Cupertino. L’iPhone travestito da Smartwatch, una necessità per studiare l’interfaccia dell’orologio prima che fosse pronto l’hardware, era lo strumento primario di studio di una serie di dettagli nelle mani di Jonathan Ive, Kevin Lynch, Alan Dye, i tre maggiori responsabili del progetto.
Se Ive è la figura più nota del trio, Lynch e Dye sono due figure che si muovono più nell’ombra, anche se Lynch, un ex capo delle tecnologie Adobe (e l’unico manager di San Josè ad avere sfidato Jobs quando l’allora CEO era intento a distruggere la credibilità di Flash), è già anche apparso sul palco dei keynote. Ambedue sono entrati nel progetto Watch, spiega Wired, di soppiatto. Lynch addirittura è stato assunto per lavorare su Watch senza sapere che cosa sarebbe andato a fare: «quando è entrato in ufficio sapeva solo che c’era un progetto in ritardo e che entro due giorni di quel progetto ci sarebbe stata una revisione. Non c’era un prototipo, non c’era un software, solo esperimenti. Il gruppo iPod aveva fatto qualche cosa usando una clickwheel e messo insieme un bel po’ di idee. Quello che c’era di chiaro è che quel progetto aveva aspettative altissime: Ive aveva incaricato il gruppo di fare un prodotto rivoluzionario da indossare al polso»
Il progetto Apple Watch è nato, svela Wired, nei giorni in cui si stava lavorando ad iOS 7 «con la volontà – spiega Alan Dye direttore creativo di Apple, giunto a Cupertino inizialmente per creare le scatole minimaliste per cui è nota la Mela – di portare la tecnlogia sul corpo. Abbiamo percepito che il luogo più adatto e naturale, quello che ha maggior rilevanza storica, fosse il polso». Fin dai primissimi giorni il gruppo di studio che lavorava sul progetto si è reso conto che dall’interfaccia sarebbe dipeso «il destino di Watch che poteva indistintamente apparire sugli scaffali di quale museo o essere il peggior fallimento dai tempi di Newton».Per non sbagliare strada, Ive ha cominciato a studiare la storia dell’orologeria, diventando un vero esperto dell’interfaccia degli orologi classici, partendo dal sistema di comunicazione della misura del tempo, e poi trasformando questo studio in una ossessione. Nello stesso tempo il team discuteva su che cosa avrebbe dovuto fare l’orologio, quale sarebbe stato il suo ruolo, la sua ragione d’essere. La conclusione su che dovesse essere una alternativa per tutti coloro che odiano il telefono «che rovina le nostre vite».
C’è così qualche cosa di ironico nel fatto che il primo Appel Watch fosse un iPhone legato al polso con una fascetta velcro («ma ben fatta», dice Lynch). Questo avvenne perchè l’hardware era molto in ritardo rispetto al software, così che il sistema operativo era pronto, ma l’orologio no. Apple ha dovuto creare anche un dongle hardware che si collegava alla porta Lightning per simulare una corona. «Il primo Apple Watch – dice Wired – sembrava una bizzarra custodia con uno strano accessorio che spuntava fuori»L’articolo descrive la lunga battaglia per creare una interfaccia semplificata ma potente, traguardo per raggiungere il quale è stato necessario scartare una idea dopo un’altra fino ad arrivare a quella giusta. Ma se il software è stato complicato, l’hardware lo è stato anche di più. Il team dell’interfaccia è stato messo duramente al lavoro sul sistema di vibrazione che grazie alla particolare sensibilità del corpo umano al tocco è in grado di comunicare moltissime informazioni. Poi si è pensato a come fondere suoni e vibrazioni: «una volta alla settimana c’era una riunione dove il team sofware e dell’interfaccia si mettevano a confronto, ad esempio, sul suono e le sensazioni da associare all’arrivo di una chiamata. Ive aveva la parola finale: «e non era affatto facile da soddisfare. Arrivare al punto dove si è dichiarato contendo ha richiesto più di un anno».
Le ricadute sul business Apple di Apple Watch sono ovviamente importanti – dice Wired «ma il problema che Watch è in grado di risolvere è importante anche fuori da Cupertino. Se sarà un successo impatterà le nostre relazioni con i nostri dispositivi. La tecnologia – dice il giornale ci distrae dalle cose a cui dovremmo: gli amici, quel che ci stupisce, un sorriso dall’altra parte della stanza, ma la tecnologia ci puà restituire tutto questo. Che sia Apple a portare questa tecnologia a tutti noi è la domanda da 750 miliardi di dollari (di valore di mercato)»