Nel corso di un recente summit imprenditoriale noto come PTTOW! conference, Lee Clow, presidente e global director dell’agenzia TBWA, una leggenda nel mondo della pubblicità che ha legato il suo nome a numerose iconiche réclame di Apple (una su tutte: “1984”), ha brevemente parlato del trentennale rapporto con il defunto co-fondatore della casa della Mela, Steve Jobs. Clow ha descritto come sin dai primi incontri con Jobs questo mostrasse tutta la passione e la volontà possibile per “democratizzare” e portare la tecnologia dei computer verso i consumatori e ha spiegato anche perché secondo lui Apple scelse questo nome raccontando qualche aneddoto.
Clow afferma che, benché esistano varie teorie sul perché Apple scelse tale denominazione, egli ritiene che Jobs sia stato influenzato dalle valutazioni del co-fondatore di Sony che scelse quest’ultimo nome al posto del precedente “Tokyo Tsoshiu Kogyo KK” rendendo semplice la pronuncia della denominazione in qualunque lingua. Il fondatore di Sony raccontò che il nome in questione fu selezionato poiché sembrava “solare” e forse per questo nell’era pre-computer e pre-internet per tutti, anche Jobs preferì un nome che non sembrasse minaccioso nei confronti degli utenti, che ispirasse fiducia e amichevolezza preferendo ricorrere a un appellativo noto, anziché a nomi non testati, da associare ai prodotti “alieni” che l’azienda avrebbe proposto.
Il global director di TBWA ha raccontato al pubblico che Jobs era suggestionato dal concetto di brand, raccontando al veterano del mondo della pubblicità che “tutto ciò che una società fa, è un messaggio” motivo per il quale riteneva importante predisporre un solido e coerente insieme di annunci e azioni conseguenti. Clow ha mostrato due brevi filmati, documentando il periodo nel quale ha avuto modo di lavorare con Jobs: il primo una sorta di fotomontaggio dei due e l’altro una versione del noto spot televisivo “The Crazy Ones” con la voce di Jobs al posto di quella di Richard Dreyfuss, l’attore che negli USA ha prestato la voce nello spot poi mandato in onda (nella versione italiana fu scelto Dario Fo).
Lo spot, ha continuato Clow, fu creato al ritorno di Jobs in Apple e serviva a celebrare e ribadire i valori della società ma anche ha ammesso per dare tempo a Jobs e gli altri ingegneri di sviluppare nuovi prodotti, quelli che poi salvarono la società dal fallimento portandola verso nuovi percorsi trasformandola nell’influente gigante hi-tech e nell’industry-changer che ha ridefinito l’industria dell’ICT. Fu Jobs a dire a Clow che nello spot non avrebbe dovuto esserci la sua voce poiché non voleva che il pubblico intendesse lo spot alla stregua di un manifesto di quello che era stata (ed è tuttora) Apple ma piuttosto uno spot rappresentativo dei lavoratori dell’azienda.