Il presidente del consiglio di amministrazione di Samsung Electronics, Lee Sang-hoon, è stato condannato a 18 mesi di prigione per avere sabotato attività dei sindacati.
Lee, riferisce ZdNet, è uno dei 26 dirigenti di Samsung giudicati colpevoli dalla Corte centrale distrettuale di Seul per avere violato normative sindacali. Sette altri dirigenti dovranno affrontare la pena di carcerazione, altri ancora hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena.
Secondo l’accusa, i dirigenti dell’azienda hanno usato varie tattiche per sabotare attività sindacali delle sue consociate, predisponendo anche attività di sorveglianza di elementi-chiave tra i sindacati e posticipando negoziati.
In una dichiarazione riportata dopo la sentenza, Samsung Electronics e Samsung C&T, l’holding di fatto del gruppo, si sono scusate per avere causato preoccupazione e disappunto con i sindacati, promettendo che “non accadrà mai più”.
“Riconosciamo umilmente che il modo con il quale l’azienda ha considerato le associazioni sindacali non era al livello atteso dalle persone e dalle aspettative della società civile”, si legge nel comunicato di Samsung. “Stabiliremo una lungimirante e sana cultura sindacale, basata sullo spirito del rispetto per i nostri dipendenti”.
Il Presidente Lee Sang-hoon, altamente rispettato tra i vari dirigenti e in precedenza direttore finanziario (CFO) di Samsung Electronics, è considerato una persona molto vicina a JY Lee, il leader di fatto, del gruppo Samsung, accusato in passato di corruzione, appropriazione indebita e falsa testimonianza e condannato nel 2017 a cinque anni di prigione.
Da quanto il gruppo è stato fondato, nel 1938, l’azienda sudcoreana non ha mai tollerato il ruolo dei sindacati. Samsung Electronics, il gioiello della corona del gruppo, è nata nel 1969 e non ha mai voluto avere a che fare con enti che rappresentano le parti sociali. Samsung ha riferito in passato che compensa adeguatamente i suoi dipendenti, con le migliori retribuzioni del settore e benefit, a suo dire possibili per l’assenza di sindacati; per i detrattori, questo modo di operare viola i diritti dei lavoratori.