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Il Piemonte boccia Immuni: «Non serve e abbiamo già un nostro sistema di tracciamento dei contatti»

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I consulenti della Regione Piemonte dicono no a Immuni, l’app voluta dal governo che è da pochi giorni scaricabile su smartphone Android e iPhone con sistemi operativi aggiornati, e che dovrebbe aiutare nella lotta contro il contagio da coronavirus (qui i dettagli sul funzionamento).

Il no a Immuni arriva dal professor Ferruccio Fazio sulla base di alcune riserve girate al presidente Cirio e all’assessore Icardi. Non si tratta di potenziali problemi per la privacy ma di altro. Secondo i consulenti della Regione, l’app non è facile da scaricare, non tutti i dispositivi possono sfruttarla (solo su quelli aggiornati) e molti anziani restano fuori.

«Io ritengo che da noi in Piemonte non sia troppo utile: abbiamo messo in piedi un sistema di tracciamento dei contatti avanzato. “Immuni” è solo un alert», riferisce Fazio. Il giudizio è corroborato anche dal presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto, anch’egli nella task force regionale. A suo dire Non è immediata da scaricare, non tutti lo hanno fatto o vi sono riusciti. «E se il numero di quanti la scaricano non è rilevante – conclude Fazio –, l’utilità è già compromessa».

Bozza automatica

Se finora tutti avevano puntato il dito contro il sistema centralizzato, al punto che gli sviluppatori di Immuni avevano optato per quello centralizzato; ora il problema è ribaltato: i vari “esperti” di turno, si contraddicono e ora affermano che era meglio il sistema centralizzato. Nel secondo caso i dati vengono conservati e gestiti su un server centrale mentre nel primo sono raccolti e conservati solo sugli smartphone», spiega il professore, evidenziando vantaggi e svantaggi. Con il sistema decentralizzato si ha una elevata sicurezza dal punto di vista della privacy ma la segnalazione della positività al sistema sanitario è demandata all’utente che può decidere di segnalare o meno di avere contratto il coronavirus.

Per il consulente della task force il Piemonte ha un suo sistema di tracciamento affidabile e l’app non è necessaria. «Chi vuole scaricare l’app lo faccia pure, i dati saranno caricati sulla piattaforma Covid ma solo per valutare l’andamento epidemiologico».

Di tutt’altro parere, l senatrice Elisa Pirro, membro della commissione Sanità, che ha dichiarato: «Trovo grave e molto pericoloso che la Regione Piemonte non ritenga opportuno che i cittadini scarichino l’app Immuni. È stato ribadito più volte anche dalla ministra l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano che l’applicazione è uno strumento importante e sicuro per la tracciabilità del Covid-19 e la mappatura di eventuali nuovi focolai.

Per quanto riguarda la questione esclusivamente medico sanitaria, trovo inoltre positivo dare l’opportunità di fare più test e tamponi in maniera mirata, a meno che si ritenga che il proprio sistema sanitario non sia capace di sostenere e gestire una richiesta più alta. Fare propaganda su un tema così complesso non aiuterà certo i piemontesi ad affrontare questo periodo di convivenza con il virus».

E ancora: «Anziché gettare fango su un’app, la task force coordinata da Fazio smetta di fare propaganda contro il governo e indichi in modo chiaro e senza allusioni quale sarebbe la strategia che il sistema Piemonte dovrebbe adottare per attuare con attenzione il tracciamento. Attraverso questa applicazione si avvertono infatti gli utenti che hanno avuto un’esposizione a rischio, anche se sono asintomatici. Nessuno conoscerà i loro dati personali, né saprà dove siano o cosa facciano. L’app, però, potrà informare l’utente permettendogli di seguire tutti i percorsi di sicurezza sanitaria. La task force di Fazio ha forse idee migliori?».

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