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Il piano della Russia per uscire da Internet è pronto

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La Russia avrebbe intenzione di “scollegarsi” dall’internet globale, in altre parole spostare server e domini sull’Intranet locale – passi formali che emergono da un ordine di  Andrei Chernenko, viceministro russo responsabile dello sviluppo digitale, che – secondo quanto riportato da fonti di intelligence occidentali – avrebbe comunicato «a tutte le autorità esecutive federali e alle autorità esecutive dei soggetti della Federazione Russa» che «entro l’11 marzo tutti i server e domini devono essere trasferiti nella intranet russa».

La lettera è stata successivamente smentita dallo stesso Ministero dello sviluppo digitale russo, ma questo ha ad ogni modo confermato che il paese si sta “preparando a diversi scenari per garantire la disponibilità delle risorse russe”, lasciando intendere che l’ipotesi è stata presa in considerazione, paventata come una misura per proteggersi da cyberattacchi.

Nella nota che sarebbe stata inviata ai tanti enti russi, sono indicati vari punti da rispettare, incluse verifiche degli account personali degli amministratori dei domini dei siti pubblici in rete Internet, l’uso di server DNS localizzati  sul territorio della federazione russa, l’eliminazione da tutte le pagine HTML di codice Javascript caricato da risorse estere, lo spostamento di risorse che fanno affidamento a hosting all’esterno, lo spostamento di risorse pubbliche su zone con domini russi, e così via.

In pratica tutti gli operatori dovrebbero rimuovere qualsiasi riferimento che punta all’esterno del territorio, contenuti che provengono dall’estero e da società straniere, innalzando i requisiti di sicurezza facendo in modo da non dipendere in nessun modo da servizi stranieri.

Alena Epifanova, esperta di cyber policy, ha riferito come plausibile questa mossa e il documento che è stato reso noto dai servizi di intelligenze come un “normale, congruo e ragionevole documento” contro potenziali cyberattacchi, evidenziando che la mossa potrebbe essere legata ai recenti attacchi in massa contro server e siti web russi vari, partiti da vari collettivi, incluso Anonymous, il movimento che agisce coordinando vari attacchi e che ha dichiarato una “cyber-guerra” contro Putin, promettendo di mettere offline siti governativi, di agenzie di stampa e di colossi dell’industria dell’energia.

I Russi potrebbero attuare quello che era stato chiesto pochi giorni addietro dal vicepremier ucraino Fedorov: l’uscita da internet, richiesta rifiutata dall’Icann (l’ente che gestisce la Rete a livello globale), un passo senza precedenti, che permetterebbe ad avere una rete “chiusa”, senza possibilità (almeno per i meno esperti) di poter accedere all’esterno, e con tutte le conseguenze immaginabili per la popolazione e anche aziende come Apple, Google, Microsoft, ecc.

Il New York Times da notare che i russi potrebbero imparare da Almaty,  la città più popolosa del Kazakistan, dove il governo intercetta il traffico delle connessioni, impedendo l’accesso a tutti i siti che vuole, scavalcando i meccanismi di crittografia a chiave pubblica utilizzata dai browser e dai siti HTTPS per convalidare determinati tipi di crittografia.

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