Più un Mac mini agli steroidi che un erede della macchina attuale. Dovrebbe apparire così il nuovo Mac Pro, almeno stando a quanto avrebbe appreso «da un fonte affidabile» Lou Borella, fondatore della pagina Facebook “We want a new MacPro“.
Borella fa cenno ad alcune particolarità che disegnerebbero un prodotto sicuramente rivoluzionario rispetto all’immagine che abbiamo oggi del tower di casa Apple. In particolare il nuovo MacPro sarebbe completamente privo di espansibilità interna; niente slot né accesso alla scheda madre, nessuna o scarse (come per le macchine consumer) le possibilità di personalizzare direttamente e post vendita la capacità di archiviazione, quindi neppure bay per dischi fissi. Il nuovo Mac Pro non avrà né porte Firewire né disco ottico ma fornirà supporto ad una doppia GPU dual e a tre monitor in contemporanea. Infine ci sarà un design industriale del tutto nuovo che, anche se Borella non lo dice, sarà sicuramente più compatto.
In termini pratici, come dice Borella, il nuovo Mac Pro sarà una specie di MacMini modulare. Per accrescerne le funzioni e le capacità di archiviazione sarà necessario contare su Thunderbolt ed è assai probabile che nell’offerta Apple appaia uno chassis compatibile con questa tecnologia, questo significa che le aziende che hanno contato in passato sugli slot PCIe per espandere il MacPro dovranno contare su una accelerazione delle tecnologie che contano su Thunderbolt e incrociare le dita, oltre che pazientare.
Per quanto riguarda i dischi fissi interni è possibile che Apple punti ad una componente con capacità minimale (molto probabilmente Flash) e inviti ad una espansione mediante un modulo esterno, sia esso basato su dischi SSD che dischi a piatti magnetici.
Difficile dire se quanto riferisce Borella sia vero, certo è molto verosimile a vedere quanto sta accadendo nell’offerta Apple. Ovunque sono spariti lettori di DVD e porte Firewire; i dischi a piatti magnetici non sono del tutto cancellati, ma è evidente che a Cupertino si sta spingendo verso uno scenario dove sono i dischi allo stato solido il sistema di archiviazione standard. Infine è altrettanto chiaro che Apple vuole assegnare un ruolo primario a Thunderbolt come sistema di connessione privilegiato, contando sulla determinazione di Intel nella sua implementazione a livelli di prestazione sempre più alti.
A chi stesse storcendo il naso, Borella rivolge un invito alla calma. Apple non può non avere pensato ai flussi di lavoro dei clienti che usano i Mac Pro e quindi non può neppure non avere messo in cantiere soluzioni specifiche per rispondere alle loro esigenze, anche se gli utenti Pro dovranno mettere in conto qualche cosa che li farà, almeno inizialmente infuriare. Ma non c’è nulla di nuovo in questo: «quando Apple non ha fatto qualche cosa che almeno inizialmente ha evitato di far infuriare gli utenti Pro?», si chiede retoricamente Borella.
Il problema principale che nascerebbe da una macchina come quella prefigurata è che la sua flessibilità e potenza dipenderanno essenzialmente dall’interesse che avranno verso di essa i produttori di terze parti; ad esempio tutti coloro che hanno prodotto schede di espansione PCIe dovranno passare a Thunderbolt e almeno in una prima fase sarà necessario sperare che uno chassis Thunderbolt-PCIe possa fare da ponte verso dispositivi nativi Thunderbolt. Per questo, come accennato, potrebbe essere Apple stessa a pensare ad una soluzione ponte simile a quella adottata quando aveva creato Rosetta per dare la possibilità agli utenti e agli sviluppatori di migrare dal codice PowerPC a quello x86.
Per capire se la fonte di Borella e se tutte le considerazioni avanzate hanno un merito, si dovrà attendere ancora alcuni mesi. Il lancio dei nuovi Mac Pro sarebbe stato fissato in autunno.