Apple in Italia è stata fino a ieri presente solo in shopping center, una scelta criticata da qualche appassionato della Mela come “minimalista” per la visibilità ampia che può, in alcuni casi, apportare ma non in linea con la tradizione commerciale italiana che da sempre e ancora oggi, nonostante le mutazioni intervenute nel costume, non è a quelle strutture che guarda quando la necessità è sottolineare l’esclusività del marchio. Ancora oggi chi nel settore della moda, del design o del lusso chi intende accrescere nei clienti il proprio prestigio sceglie i centri storici delle città che per tradizione si potrebbe dire millenaria, al contrario di quel che accade negli Stati Uniti e in altre nazioni, sono il nucleo e il cuore pulsante non solo della vita civile ma anche di quella sociale e culturale e di conseguenza economica del popolo italiano. La “strana” assenza di Apple dai nostri portici, palazzi nobili, edifici antichi che in tutto il paese ospitano i più importanti e riconoscibili prodotti è o meglio, era, tanto più strana se si considera la filosofia sottintesa alla strategia del retail di Cupertino che non punta solo semplicemente a vendere qualche cosa ma a far vedere qualche cosa, lanciando un messaggio tecnologico ma anche (e spesso soprattutto) d’immagine alla coscienza collettiva. Scriviamo “era” perchè da domani con l’inaugurazione del negozio di via Rizzoli 16 a Bologna, questa lacuna comincia ad essere colmata.
Lo store della città emiliana non è infatti solo il primo in un centro storico italiano ma è anche un perfetto esempio di punto vendita che comunica prima ancora che semplicemente vendere. A dirlo è appunto il prestigio dell’edificio, conosciuto in città come Palazzo Barilli, la cui storia si intona con quella della tradizione. L’edificio, progettato da Leonida Bertolazzi nel 1906-7, è stato infatti uno fra i primi “grandi magazzini” di Bologna. La sua struttura è quella tipica di edifici commerciali di inizio secolo, con archi ribassati, lesene a tutt’altezza, ringhiere in ferro lavorato e una finestratura pressochè continua. I quattro piani sono diversamente caratterizzati esteriormente con decorazioni che ricalcano i modelli della Secessione viennese. La facciata è l’elemento caratterizzante dell’intervento visto che rappresenta uno dei più interessanti episodi di Art Deco della città.
È stato intorno a questo modello che Apple ha lavorato dando incarico al progettista, l’architetto Giamomo Sicuro collaboratore dal 1999 e poi associato di Goring & Straja Architets già autori delle progetto dei 4.000 mq dei nuovi uffici italiani di Microsoft Business e Retail di rispettare il carattere storico e artistico dell’edificio con particolare attenzione alle decorazioni che ornano gli affacci su Via Rizzoli e Via Caduti di Cefalonia. Sparita l’insegna di Stefanel che segnava uno dei pochi intervalli nelle vetrine sulla via principale, il logo Apple è stato collocato su un elemento a bandiera in ferro battuto che richiama la pregevole balaustra con motivi deco che cinge il piano primo e che ricordiamo di aver visto solo nell’Apple Store di Covent Garden a Londra.
Gi arredi interni sono realizzati da Ganter Interiors, azienda tedesca con sede nella foresta nera vicino a Friburgo: questa dalla sua sede nel grande edificio Kraftwerk, una enorme tessitura simbolo dell’epopea dell’industrializzazione e dagli uffici sparsi in tutta Europa allestisce non solo gli store ufficiali ma anche i Premium Reseller del continente e ha nel suo portfolio marchi come Audi, Adidas, BMW, Burberry, Fendi, Hugo Boss, Montblanc, Nike, Prada, Swatch, Tiffany & Co e Zara. Le imprese italiane che hanno eseguito i lavori sono la bolognese Marefosca attiva nel settore civile e specializzata in edifici ad alta efficienza energetica e, per quando riguarda la facciata “monumentale”, la Leonardo Srl esperta interventi di restauro di elevato livello qualitativo grazie alla presenza all’interno della stessa azienda di restauratori ed esperti di analisi dei beni culturali. L’Apple Store occupa i primi due piani dell’edificio sui 4 disponibili.