C’è voglia di Surface anche a Cupertino? Apple, dopo il trapasso di Steve Jobs, ha sempre ribadito – per bocca di Tim Cook e dei suoi, a partire da Craig Federighi e Phil Schiller – di non voler seguire la strada dell’ibridazione tra macOS e iOS. Eppure, segnali di continuità software sempre maggiori escono fuori e adesso c’è anche un treno di indiscrezioni che afferma che il prossimo iPad Pro, la cui presentazione si attende a giorni, sarà in realtà molto più ibrido di quel che non pensiamo. Ibrido come? Questo è tutto da definire: largo ai rumors, allora.
In realtà, qui quello che possiamo fare è ragionare sulle conseguenze di primo e secondo ordine. A cominciare dall’immaginare quale potrebbe essere il primo dettaglio messo in campo da Apple. Una connessione a monitor 4K (magari fatti dalla stessa Apple) e la capacità di gestire una uscita Usb-C, che, come sappiamo, serve sia per l’alimentazione che per il trasporto di dati, tanti dati. Abbastanza da spingere più di un monitor, se dietro c’è ad esempio una Thunderbolt 3.
Il chipset che implementa la Thunderbolt 3 non c’è, ma la possibilità che ci sia in realtà non scompare del tutto, come vedremo fra un attimo. Perché la presenza di una Usb-C sarebbe destinata a sparigliare il mondo degli iPad e in generale dei dispositivi iOS, se venisse proposta solo per i modelli Pro e non anche per quelli “normali”. Certo, potrebbe essere una manovra di allontanamento a gradi, diciamo pure per stadi: prima i prodotti di punta, lasciando quelli normali (destinati alle scuole e alle famiglie interessate a prodotti low cost) a un secondo momento. Magari senza aggiornarli, come avviene già da tempo per quanto riguarda l’iPad mini e come potrebbe diventare anche per l’iPad 9,7 pollici.
Ma cosa accadrebbe per fare la differenza con l’iPad Pro 10.5 e il suo fratello maggiore da 12 pollici? Un primo passaggio sarebbe sfruttare l’uscita dati autoalimentata (quella che oggi viene usata per la tastiera di Apple dei Pro) per collegare gli iPad Pro a un dock che faccia in modo di poter estrarre dati e ricaricare l’apparecchio.
Il collegamento servirebbe a mettere in ballo un dock intelligente con capacità di guidare un monitor esterno 4K tramite Usb-C e chipset Thunderbolt 3. Un collegamento smart che trasformerebbe l’iPad Pro in un ibrido, un figlio di due mondi: tablet utilizzabile con leggerezza e poi piccola ma versatile workstation da tenere agganciata a un grande monitor.
Cosa cambia rispetto a quel che potremmo avere con un collegamento AirPlay o tramite i vecchi adattatori Hdmi e Vga? Intanto la postura, con un dock dedicato. Ma soprattutto la potenza degli attuali processori e la versatilità della nuova soluzione dovrebbe consentire di usare modalità di lavoro a due schermi più sofisticate che non il semplice mirroring.
In pratica il nostro amico iPad Pro entra in borsa più con la forma di un Mac mini che si porta in giro ma che poi, quando arriva il momento giusti, si può agganciare al dock e allo schermo per avere connettività via cavo e l’aggancio con il monitor 4K di Apple, magari in condivisione anche con altri computer della casa di Cupertino.
Questo tipo di soluzione aprirebbe la strada a una specie di manovra di aggiramento rispetto a quel che sta facendo adesso Microsoft con i suoi Surface, i computer che riempono quella zona grigia (o bisognerebbe dire “zona morta”?) fra il MacBook Air obsolescente e i MacBook Pro. Un vuoto che poi si riempie più in su non solo con i MacBook Pro ma anche con gli iMac e gli iMac Pro. Un’area dove invece tanti creativi e tante persone che vogliono poter usare con leggerezza un computer, e che non sono tanto avvezze all’uso di strumenti come il Mac, vedrebbero finalmente qualcosa di raggiungibile.
Ovviamente in questo mondo fatto di proiezioni forse oniriche, ci sono tanti particolari che, se appena cambiati, metterebbero la strategia di Apple in direzioni ortogonali tra loro. E comunque c’è un tema di fondo legato sia alla sovrapposizione tra prodotti (c’è forse un MacBook non-più-Air ma-sempre-low-cost da 14 pollici in arrivo?) che alla loro effettiva usabilità: a prescindere che sia connesso a un monitor esterno cosa si può fare con un iPad Pro di nuovo? Non è quello forse il lavoro del sistema operativo, cioè di iOS, del quale sappiamo già tutto perché annunciato a giugno e rilasciato da poche settimane?
Qui ci potrebbe essere in realtà un’altra sorpresa, perché un iPad Pro che si connette tramite una box o dock a un monitor ad alta risoluzione avrebbe senso solo se il sistema operativo permettesse di andare oltre l’utilizzo in mirroring e si potessero fare cose più complesse, lavorando con l’iPad e vedendo sul monitor esterno il frutto del proprio lavoro.
Diventerebbe una tavoletta grafica ancora più efficiente, che permetterebbe di trasformare in maniera radicale il flusso di lavoro, creando da questo punto di vista quel ponte fra il mondo macOS e quello iOS del quale tanto si fantastica da tempo. iPad Pro 2018 non sarebbe un tradimento – ma dipende da come viene implementato – bensì un modo per fare e far dare di più a un dispositivo ambizioso e generoso. Lo vedremo presto.