Il nuovo MacBook Retina potrebbe perdere lo status di prodotto EPEAT? Se quanto riferisce Barbara Kyle in un post sul blog Electronics Takeback Coalition, citato da Fortune, fosse comprovato, ci sono ampie probabilità che questo accada.
Secondo quello che afferma il sito americano che si occupa di promuovere la riciclabilità dei prodotti di elettronica, le pratiche dell’EPEAT prevedono che siano gli stessi produttori in prima istanza ad occuparsi di verificare se i loro dispositivi sono o meno compatibili con i parametri dello standard; successivamente l’EPEAT svolge una sua verifica e se quanto affermato dal produttore non è corrispondente con quanto riscontrato, il prodotto perde lo status e, secondo il Electronics Takeback Coalition, questo potrebbe essere il caso del MacBook Pro Retina.
Il portatile nella tabella alla voce Design for End Of Live ottiene stranamente (come evidenziato anche da Macitynet) il massimo dei voti, ma l’EPEAT richiede per questa ragione che la parte esterna del dispositivo sia facilmente removibile usando strumenti comuni e in più che siano facilmente identificabili e removibili le componenti dannose. Come noto il MacBook Pro Retina ha non solo un guscio quasi impossibile da smontare (il coperchio costituisce una componente del display vero e proprio), ma ha anche una batteria incollata, impossibile da separare dalla circuiteria. «Questo – dice l’autrice del post Barbara Kyle – è esattamente il tipo di design che l’EPEAT intende scoraggiare».
Se per il coperchio le ragioni per cui Apple ha scelto il design “integrato” sono perfettamente chiare visto che con questo tipo di architettura che elimina una parte significativa delle componenti, si risparmia in spessore e in peso, non è mai stato spiegato usando argomenti stringenti perchè Apple ha deciso di incollare con una sorta di “super-Attack” inscalfibile la batteria. L’unica ragione tecnica potrebbe essere che in questo modo sono stati eliminati fermi e viti che avrebbero aggiunto anch’essi, benchè non si capisce quanto, peso e spessore. Una seconda ragione commerciale, altrettanto credibile, deriva dal fatto che una batteria incollata taglia le gambe ai rivenditori “paralleli” di componenti e rende indispensabile recarsi presso un centro assistenza Apple per farsela cambiare ad un costo che non si può dire abbordabile: 199 euro.
Questo aspetto viene rilevato anche da Barbara Kyle quando dice «Apple guida il suo comparto quanto si tratta di design, ma in questo caso ignora un traguardo importante: promuovere la longevità e il riutilizzo. Chi disegna i prodotti di elettronica, deve rendere possibile la sostituzione delle batterie da parte degli utenti. Se un produttore di auto facesse quel che fa Apple, si impedirebbe agli automobilisti di cambiare la gomma bucata senza prendere appuntamento con il concessionario che te l’ha venduta e pagare caro e salato per lo pneumatico»