Tony Evers, governatore del Wisconsin, vuole rinegoziare l’accordo con Foxconn, la multinazionale che produce su contratto per conto di varie aziende, Apple inclusa.
Foxconn aveva ottenuto 4 miliardi di dollari in sovvenzioni e infrastrutture in cambio dell’assunzione di 13.000 persone, una soglia di impiego che oggi appare largamente in dubbio.
A cambiare le carte in tavola sui piani, fortemente sponsorizzati da Trump – che era arrivato sull’area dove sarebbe sorto lo stabilimento per inaugurare i lavori – sarebbero stati i mutamenti di piani di Foxconn. L’azienda taiwanese che produce iPhone avrebbe dovuto costruire nello stabilimento in queatione suoi display per TV e monitor di grande formato. Lo stato del nord posto fra i Grandi Laghi e il Mississippi, aveva quindi offerto 3 miliardi di dollari di incentivi finanziari per 15 anni e un altro miliardo di dollari in infrastrutture. Il costo previsto degli impianti di produzione era di 10 miliardi di dollari e l’operazione, come accennato, avrebbe dovuto portare all’assunzione di migliaia di abitanti dando un grande incentivo alla economia locale.
L’azienda ha però cambiato idea, parlando successivamente di LCD di piccole e medie dimensioni, componeni che forse avrebbe potuto usare anche Apple. Poi a gennaio di quest’anno Foxconn ha cambiato ancora le carte in tavola, spiegando che nello stabilimento si sarebbero occupati di prodotti per il settore industriale e per la sanità, promettendo ancora i 13.000 posti di lavoro. A febbraio di quest’anno i piani sono mutati ancora una volta: un portavoce dell’azienda ha di nuovo cominciato a parlare della produzione di display di piccole dimensioni dopo che il Presidente Donald Trump – che sull’insediamento in USA di aziende che producono per aziende americane ha scommesso molto – aveva fatto pressione sul CEO Terry Gou.
Ora con alcune strutture che dovevano ospitare i dipendenti desolatamente vuote e in attesa che succeda qualche cosa, il governatore del Wisconsin non crede più che i promessi posti di lavoro arriveranno mai e sembra averne avuto abbastanza: “Il nostro obiettivo è essere sicuri che i contribuenti siano tutelati e che le norme in materia ambientale siano rispettate. Di conseguenza riteniamo sia necessario controllare il contratto per capire se è necessario ridimensionarlo”.
“Ovviamente l’accordo che era stato raggiunto non ha più senso” ha spiegato Evers, “e quindi lavoreremo individualmente con Foxconn e ovviamente con la Wisconsin Economic Development Corporation (un’agenzia creata nel 2011 in sostituzione del Dipartimento del commercio, ndr) per capire come negoziare una nuova serie di parametri.