iPad in Giappone spaventa: editori, associazioni, librai e persino ministri. Qualcuno è arrivato a paragonare il tablet di Apple alla navi nere, come vennero chiamate con simbologia efficacissima, capace di andare al cuore oltre che alla mente di un paese che vive anche di simboli, i 4 vascelli che il commodoro Matthew Perry, portò baia di Tokyo segnando l’inizio la fine del Giappone feudale, fino ad allora autoreferenziale e totalmente altro rispetto all’occidente.
Nel Giappone del XXI secolo a rischio di estinzione non ci sono Shogun e Samurai, un sistema di casta e i Daimio, e non c’è neppure una società arretrata e arroccata sulle sue tradizioni altro rispetto all’occidente, ma una industria editoriale capace di sfruttare come poche altre al mondo gli strumenti tecnologici (il livello di lettura di romanzi e manga sui telefoni cellulari è altissimo) ma che, anche per questione di alfabeto e lingua, è terribilmente chiuso e tradizionale e che fornisce a 450 editori un solidissimo ecosistema favorito non solo dal tasso di lettura, uno dei più elevati al mondo e più del quadruplo rispetto agli Stati Uniti (per l’Italia bisogna contarlo, fatti cento gli abitanti, per dodici volte in più), ma anche per un meccanismo economico che c’è dietro capace di girare come un orologio svizzero. E che potrebbe saltare.
Oggi, riporta in una articolata inchiesta di Bloomberg, le librerie anche piccole sopravvivono bene non solo per gli alti volumi di vendite ma anche perché non praticano sconti di alcun genere. Infatti, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, hanno diritto senza limite alle “rese”. Vale a dire, se un libro non si vende, lo restituiscono all’editore senza perderci uno yen. In questo modo, c’è pochissimo incentivo alla competizione e selezione, dato che, assieme agli alti volumi di vendite “naturali”, c’è questo secondo fattore artificiale che impedisce il rischio.
Il ministro per la Comunicazione, Kazuhiro Haraguchi, e la Electronic Book Publishers Association of Japan (nella terra del Sol Levante si vendono più ebook che in qualsiasi altro paese al mondo) hanno invece suonato il campanello d’allarme. L’iPad potrebbe forzare il mercato, dal valore di 21 miliardi di dollari, a rivedere i suoi fondamentali e “aprirsi” alle logiche delle altre economie Occidentali. Proprio come accadde con la “nave nera” del Commodoro Matthew Perry, che 157 anni fa apri con la forza il Giappone al commercio.
“C’è una grande possibilità – spiega l’analista di Daiwa Securities, Jun Hasebe – che un apparecchio come l’iPad permetta agli autori di tagliare fuori la figura di intermediario che è l’editore. Le industrie giapponesi della stampa, della pubblicazione e della distribuzione sono tutte fortemente interconnesse, molto ricche e tutte e tre oggi si trovano di fronte a questo pericolo”.
Sony e Panasonic sono le due principali aziende che hanno investito nella realizzazione di ebook reader, simili concettualmente a Kindle (Sony è stata in realtà una delle prime al mondo e i suoi apparecchi sono distribuiti anche in Italia). Ma alla fine hanno dovuto ritirare i loro prodotti dal paese, mentre Amazon stessa non ha ancora portato il suo Kindle in Giappone.
È l’esempio americano a spaventare di più i giapponesi: Amazon e poi Barnes & Noble (con il lettore di poco successo Nook) hanno subito fin da subito la competizione di Apple e hanno dovuto modificare la loro relazione con gli editori i cui libri distribuiscono. Attualmente, il controllo su quale sia il prezzo dei libri nei negozi virtuali, è degli editori che possono stabilire una cifra, mentre precedentemente – quando era in pratica solo Amazon a controllare il mercato con Kindle – il prezzo era “bloccato” a un tetto di 9,99
La peculiarità del mercato giapponese, sino a questo momento, è stato che non solo il legame con le librerie (a cui viene data la possibilità di restituire i libri invenduti) consente di praticare sempre un prezzo pieno nella vendita al dettaglio, ma anche nel settore elettronico i legami tra gli attori sono talmente forti che i prezzi sono sostanzialmente gli stessi. Invece, adesso in molti ritengono che con iPad le cose possano cambiare. Lo sostiene anche Mitsuyoshi Hosojima, direttore della associazione dei 31 principali produttori di eBook in Giappone, di cui fanno parte anche grandi editori. E, aggiunge Toshihiro Takagi, ricercatore di Impress R&D, “L’iPad che viene dagli Usa porta con sé un nuovo set di regole anche economiche”.
La struttura del mercato librario tradizionale giapponese è dissimile dal punto di vista della “collusione” fra gli attori in campo, ma non così diversa invece per quanto riguarda la divisione dei guadagni. Su un libro che viene venduto a mille yen (circa 8 euro), l’editore riceve 630 yen, l’autore 70 yen, il distributore 80 yen e la libreria che lo ha venduto circa 220 yen. I dati sono la proiezione ufficiale per i quartieri di Tokyo effettuata dal ministero dell’Economia, commercio e industria.
Un’ultima nota è sul perché Sony e Panasonic (ma anche la stessa Amazon) non siano più presenti con i loro apparecchi con tecnologia eInk per leggere i libri. Da notare che Sony ha smesso di vendere i suoi nel 2007, mentre Panasonic ha smesso pochi mesi dopo, all’inizio del 2008. Secondo i portavoce delle due aziende giapponesi, gli abitanti dell’arcipelago nipponico preferiscono leggere i libri in formato elettronico – un mercato fiorente – su telefono cellulare, e sono restii all’idea di portare con sé un secondo apparecchio in grado di fare solo una cosa.
Nel corso del 2009 in Giappone la vendita di libri e riviste è calata del 4,1 per cento, il punto più basso in 21 anni, riducendosi complessivamente del 27 per cento rispetto al picco del 1996. Ancora peggio, la spesa pubblicitaria per le riviste è scesa del 26 per cento e quella per i giornali del 19 per cento, secondo Dentsu, il più grande media center giapponese.
“Siamo interessati ad entrare nella piattaforma dell’iPad – spiega a Bloomberg Fumiyuki Kakizawa, portavoce di Kadokawa, il più grande editore quotato in Giappone – ma non al costo di rovinare il prezzo dei nostri prodotti”. In realtà, osservano gli analisti di Daiwa, iPad è il primo apparecchio capace di combinare testo, video e audio e di fare cose più complesse di quelle che riesce a fare un lettore eInk. “In questo senso, quel che rende l’iPad differente da un lettore di eBook dedicato – spiega Juan Hasabe – è che molte persone lo compreranno per le altre funzionalità e finiranno poi per leggerci anche dei libri sopra”.
iPad verrà commercializzato in Giappone assieme al gruppo di altri “primi paesi”, tra cui l’Italia, entro la fine di aprile.