“Severance” (in italiano “Scissione”) è una serie di grande successo, prodotta e distribuita dalla piattaforma Apple TV+; è ambientata in un universo distopico, esplorando limiti pratici ed etici, portando all’estremo la separazione tra dentro e fuori, con un gruppo di impiegati che accettano di sottoporsi a un intervento chirurgico che divide le loro coscienze in due, per fare in modo che quando sono all’esterno non ricordano nulla della loro vita in ufficio e viceversa all’esterno.
Geoffrey Richman, cha ha lavorato al montaggio della serie, e ha alle spalle tre candidature agli Emmy Award, spiega il suo lavoro.
Dal suo iMac nella sala di montaggio della sua casa di Park Slope, Brooklyn, lavora a stretto contatto con i suoi colleghi, incluso il regista e produttore esecutivo Ben Stiller, per creare una serie considerata straordinaria sia dal punto di vista visivo che fonetico, in grado di rendere più labile il confine fra i generi e di sicuro successo.
La postazione di Richman comprende omprende un iMac, un Mac mini e un MacBook Pro e spiega che uno degli episodi più difficli da montare è stato “Cold Harbor”.
“Per il finale, abbiamo sperimentato molto con la struttura e provato diverse idee su come costruire le varie scene” dice Richman. “C’era un flusso costante di idee e la mia postazione Mac ha reso il processo estremamente fluido”.
“Per montare la scena della banda musicale dovevamo scegliere fra 70 angolazioni e riprese, quindi le abbiamo sincronizzate tutte in un’unica clip multicam con banchi di nove [array 3×3]” spiega. “Potendo riprodurre nove angolazioni alla volta in tempo reale, e potendo passare rapidamente da un’opzione all’altra, per noi è stato molto più facile trovare proprio quello che volevamo nei vari momenti”.

Richman lavora al montaggio su un iMac collegato in remoto a un Mac mini. Questo Mac mini esegue Avid, software di editing video standard di settore, da uno studio di post-produzione nel West Village di Manhattan.
Richman spiega di essere a suo agio con questa configurazione, anche perché per i lavori di montaggio ha usato quasi sempre un Mac. “L’interfaccia del Mac mi piace molto di più di quella dei PC” spiega. “Trovo che il sistema operativo abbia un layout molto più semplice. Con il Mac riesco a passare da un’applicazione all’altra molto rapidamente”.
Il suo setup è ideale per un lavoro che non si svolge sempre alla stessa scrivania. Anche se Richman, come il resto del team di montaggio, lavora a distanza, ogni tanto va sul set, dove c’è una sala di montaggio con un iMac. E porta con sé il suo MacBook Pro per visionare facilmente le scene sul posto quando necessario.
“Posso lavorare sul mio portatile, sul mio iMac, nello studio di post-produzione o nell’ufficio di Ben, e finché sono connesso al mio account, tutto quello che faccio viene sincronizzato ovunque” dice Richman, che apprezza la possibilità di condividere dati e lavorare su più dispositivi con iCloud e le funzioni di Continuity. “Se mi viene un’idea mentre sono a letto, posso scriverla sull’iPhone e ritrovarla il giorno dopo nell’app Note sul desktop. Questo aspetto del Mac mi è molto utile: non devo pensare a quale sistema ho sotto mano in quel momento”.
Durante la lavorazione di “La Valle del Dolore”, Richman ha potuto contare sulle prestazioni, la portabilità e l’autonomia del MacBook Pro per recarsi insieme a Stiller nei pressi dell’innevata Minnewaska State Park Preserve, a nord di New York, dove è stato girato l’episodio. Richman apprezza anche le porte del MacBook Pro, fra cui una porta HDMI che è fondamentale per collaborare in fase di montaggio.
“Sono andato dove alloggiava Ben e ho potuto collegare il mio MacBook Pro alla sua TV, così siamo riusciti a montare il tutto direttamente dal mio portatile” racconta.
Un’altra cosa che Richman ama del Mac è che rende il multitasking semplicissimo: “Mi piace avere tutti gli strumenti che uso durante la giornata sempre a disposizione” dice. “Avid, l’app Note, Slack, Mail, Messaggi, Calendario e Safari sono sempre aperti. E posso usare una scorciatoia per accedere a Mission Control e passare a un’altra app.”
Il multitasking è una componente importante del lavoro di Richman, che a volte, prima di ultimare il montaggio, lavora con Stiller a singole scene, come la sequenza della baita del parto nel finale della seconda stagione.
“Mandavo a Ben le scene montate man mano che le finivo per avere un primo feedback” dice Richman. “Lui mi mandava delle note via email oppure ne parlavamo al telefono, così potevo fare un altro passaggio della scena anche prima di aver completato l’intero episodio. In questo modo, eravamo certi di essere sempre allineati.”

In parallelo con il montaggio si lavora anche alla colonna sonora dell’episodio. Richman si confronta regolarmente con Theodore Shapiro, l’autore delle musiche della serie. E se Shapiro gli manda dei brani musicali dopo il lavoro, spesso Richman non riesce ad aspettare fino al giorno dopo e li ascolta immediatamente dal suo MacBook Pro o dall’iPhone con un paio di AirPods Pro 2.
Shapiro ha composto le due canzoni della banda usate nel finale di stagione, un episodio che ha richiesto un’estrema coordinazione in fase di montaggio. Lavorando sul suo iMac, Richman ha dovuto assicurarsi che gli strumenti ripresi rimanessero sincronizzati con la musica, il tutto mentre costruiva una delle sequenze più frenetiche e cariche di tensione della stagione. Solo organizzare le riprese della banda ha richiesto più di una settimana, e con così tante angolazioni e riprese fra cui scegliere in ogni momento, la scena poteva essere costruita in centinaia di modi diversi.
“Per queste scene prendevo appunti sul mio iPhone. Poi, per avere una prospettiva diversa, lavoravo sul MacBook Pro, abbozzando idee dal divano o a letto, prima di riportare il tutto sull’iMac” ricorda.

Per il pubblico, il finale ha alzato ulteriormente la posta in gioco offrendo nuove prospettive sui misteriosi meccanismi interni della Lumon, e probabilmente nessuno guarderà più una banda con gli stessi occhi. Per Richman, l’episodio finale ha portato grandi ostacoli ma anche grandi soddisfazioni.
“Le scene con la banda sono state davvero difficili” dice. “Nel finale, per esempio, abbiamo lavorato molto sulla struttura, ma questa è una parte del processo che mi piace particolarmente. Quindi è stato senz’altro difficile, ma anche divertente e una grande soddisfazione.”
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