Dropbox è solo alla fase di debutto della sua piattaforma e del suo servizio. Una fase che ha da poco superato quella di beta, un’era pionieristica e romantica, per entrare nell’epoca che si potrebbe definire quella dell’Apple II. Il paragone con il primo “vero” PC commerciale di Apple, ma ancora sideralmente distante dai picchi raggiunti oggi da Cupertino, giunto dopo il glorioso ma di fatto arcaico primo computer della Mela, è firmato da Drew Houston, amministratore delegato di Dropbox nel contesto del Mobile World Congress.
Nella sua relazione sono stati resi noti alcuni dati statistici sul servizio, già utilizzato da 500 milioni di persone e si prevede che entro la fine di quest’anno, nuovi 150 milioni di utenti di dispositivi mobile si aggiungeranno. Si è anche parlato della scelta di restare indipendenti come di una strategia chiave dell’azienda. L’ipotesi di una cessione delle tecnologie è episodio ben noto ai lettori attenti al mondo Apple: nel 2009, la società, infatti, aveva rifiutato l’offerta da 800 milioni di dollari fatta allora da Steve Jobs.
Secondo Huston il futuro è luminoso: le piattaforme mobile diventano sempre più importanti per assicurarsi nuovi utenti e la società alla ricerca di partnership con carrier e i produttori di dispositivi, come già fatto ad esempio con Samsung e HTC.
Houston ha fatto sapere che ogni giorno un miliardo di file vengono salvati sul servizio di archiviazione e sincronizzazione. Rapportando la cifra al numero di utenti, ciò significa che ognuno di questi memorizza una media di dieci file al giorno. I numeri sono spaventosi ma ancora non sono niente rispetto a quello che vedremo nei prossimi anni: “Siamo nella fase Apple II di Dropbox” afferma Houston, riferendosi, come accennato, al vero inizio della nascita del personal computer.
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[A cura di Mauro Notarianni]