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iBooks Store, nuova class action per Tim Cook e il Consiglio di Amministrazione

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Il CEO di Apple Tim Cook e alcuni membri ed ex-membri del Consiglio di Amministrazione, inclusi Al Gore e Bill Campbell, sono stati citati in giudizio in una nuova azione collettiva guidata da alcuni azionisti della Casa della Mela, nel contesto della vicenda iBook Store e per la quale Apple si è accordata per il pagamento di 450 milioni di dollari per porre fine alle accuse di avere fatto “cartello” per alzare il prezzo dei libri elettronici.

Nella nuova class action, il gruppo di azionisti prende di mira gli stipendi annuali di Cook e altri, sostenendo che i manager senior non hanno mai pagato per le loro responsabilità, “sperperato risorse”, gestito in modo errato la faccenda iBook Store “non rispettando gli obblighi societari”. È molto probabile che lo scopo sia, in poche parole, ottenere un accordo transattivo, rinunciando a proseguire l’azione legale e concertando un accordo monetario.

Come abbiamo già spiegato, la Casa della Mela è stata giudicata colpevole di avere tramato con gli editori per alzare il prezzo dei libri elettronici, operando per colpire la rivale Amazon con il modello “agenzia”, una modalità con la quale è l’editore a fissare il prezzo, impegnandosi ad applicarlo universalmente.

All’epoca i publisher erano per lo più legati ad Amazon, che ha spesso venduto libri in perdita al fine di sostenere il business Kindle. Tra gli editori che avevano accettato la proposta di Apple di cambiare il sistema e il modello all’ingrosso adottato da Amazon (è il rivenditore a fissare il prezzo), ricordiamo il gruppo Hachette, HarperCollins, Penguin, Simon & Schuster e Macmillan.

Amazon vendeva gran parte dei libri elettronici sottocosto, spingendo (e guadagnando dopo) le vendite dei Kindle; semplificando, acquistava all’ingrosso i libri dagli editori a un certo prezzo, per poi rivenderli a un prezzo inferiore, evitando di superare i 9,99 dollari. Apple è stata accusata di avere fatto pressioni e convinto altri editori a seguire una diversa politica per i prezzi, con conseguente aumento dei prezzi per gli acquirenti.

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