IBM pensa alla sicurezza degli utenti Mac, iPhone e iPad prima che di quelli di altri sistemi operativi con una soluzione che riduce il rischio di decifratura di dati sensibili.
Da anni IBM ha sviluppato la Fully Homomorphic Encryption (FHE) o crittografia omomorfica, una tecnologia che consente di risolvere il problema dell’elaborazione dei dati cifrati senza essere costretti prima a decifrarli (e quindi a renderli vulnerabili). L’FHE riveste particolare interesse in vari ambiti, in particolare in attività che richiedono la manipolazione di grandi quantità di dati sensibili che è necessario proteggere.
L’implementazione di questa tecnologia è tipicamente complessa ma IBM ha rilasciato un toolkit per sviluppatori che dovrebbero semplificare l’uso e integrare il sistema in vari prodotti. Il toolkit è disponibile su GitHub per macOS e iOS, e sarà a breve disponibile anche per Linux e Android.
Le idee alla base della crittografia omomorfica non sono nuove e questo concetto risale alla fine degli anni ’70. L’idea è quella di consentire l’elaborazione direttamente sui dati cifrati, senza necessità prima di decifrarli; in pratica, svolgendo un’operazione su due dati cifrati si ottiene un risultato cifrato che se decifrato è identico al risultato che si otterrebbe svolgendo la stessa operazione sui due dati non cifrati.
Il cloud computing è uno degli ambiti nei quali questa tecnologia si rivela interessante. Attualmente i file sono cifrati durante il transito e la destinazione ma decifrati durante l’uso, creando una potenziale vulnerabilità.
“Se siamo in grado di effettuare elaborazioni con i dati cifrati, possiamo affrontare il paradosso della necessità di conoscere, rispetto alla necessità di condividere”, spiega Flavio Bergamaschi, pioniere della tecnologia FHE e ricercatore di IBM. “È un po’ come consentire l’elaborazione dei dati senza accedere ai questi ultimi. se siamo in grado di raggiungere tale obiettivo, possiamo aggiungere un livello di sicurezza superiore a quello che è possibile oggi”.