IBM sta chiudendo «ordinatamente» le sue operazioni in Russia: così in una nota pubblica l’amministratore delegato Arvind Krishna definisce l’avvio della seconda fase di addio al Paese, cominciato il 7 marzo con la sospensione di tutte le operazioni commerciali in Russia «a causa della guerra in Ucraina».
Nei tre mesi successivi la multinazionale ha continuato a mantenere i suoi dipendenti in libro paga nell’intento di prendersi «cura della sicurezza degli utenti IBM e delle loro famiglie nelle regioni colpite», tuttavia «poiché le conseguenze della guerra continuano ad aumentare» e sono tutt’oggi imprevedibili, IBM ha «deciso di procedere ad una liquidazione ordinata degli affari in Russia», considerando questa scelta «giusta e necessaria» oltre che «un naturale passo successivo dopo la sospensione» delle sue attività.
Le liquidazioni sono cominciate il 7 giugno. Scrive Krishna: «I nostri colleghi in Russia, non per colpa loro, hanno sopportato mesi di stress e incertezza. Riconosciamo le difficoltà che questa notizia comporterà, ma vogliamo assicurarli che IBM continuerà a sostenerli adottando tutte le misure ragionevoli per fornire supporto e rendere la transizione il più ordinata possibile».
Centinaia di dipendenti e rispettive famiglie si trovano quindi improvvisamente senza lavoro, con l’unica colpa (o forse sarebbe più politicamente corretto parlare di sfortuna) di trovarsi in Russia. La stessa cosa è accaduta per diverse altre società occidentali che hanno scelto di interrompere le vendite o di ritirarsi completamente dalla Russia come Microsoft, che ha licenziato oltre 400 dipendenti.
Nel caso di IBM le uniche a pagare lo scotto saranno le famiglie dei dipendenti licenziati perché, come spiegato dal capo finanziario Jim Kavanaugh agli investitori ad aprile, smettere di fare affari con la Russia avrà un impatto minimo sui suoi profitti. Per capirci, lo scorso anno la Russia ha rappresentato all’incirca lo 0,5% delle entrate totali dell’azienda, ovvero 300 milioni di dollari su un fatturato di 57,4 miliardi di dollari.
IBM ha numerosi clienti di alto profilo in Russia tra cui banche federali, società energetiche e ferrovie russe. La società ha persino tenuto il suo Think Summit a Mosca nel 2019, dove ha messo in evidenza l’entità numerica dei suoi clienti russi. Ma da marzo – riporta Reuters – ha smesso di fornire «beni, parti, software, servizi, consulenza e tecnologia» alle società russe.
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