Zitti tutti, il nemico ci ascolta. Se sei militare e ti muovi in territorio avverso, l’osservazione è quasi spontanea. Ma vale anche per i social network, dove i fanatici aggiornano compulsivamente il proprio status, dicendo a tutti che stanno uscendo da un posto ed entrando in un altro, comprando la colazione o sfogliando il giornale? O magari che si stanno trasferendo con il resto del plotone a Bassora?
L’idea del comando generale è proprio questa, insomma. Niente più Facebook, Twitter o MySpace per i Marines americani. à l’ordine operativo, preso dai generali al comando. Il rischio è che il nemico ‘intercetti’ le attività dei 201mila uomini e donne della forza armata leggendo le notizie che i militari mettono sul web, spesso in tempo reale.
Se i Marines hanno già vietato l’uso di Twitter e Facebook, anche il Pentagono si chiede quanto i social network mettano a rischio la sicurezza: dall’eccesso di informazioni sino al contagio dei computer militari con virus informatici o altro.
Si oppongono però al bando di Twitter e Facebook anche alcuni ufficiali superiori, come l’ammiraglio Mike Mullen, a capo degli Stati maggiori riuniti, che è appassionato soprattutto di Twitter. La nuova generazione di ufficiali, di cui Mullen è la punta di diamante, forse condurrà le guerre americane in maniera diversa. O forse anche i generali degli imperatori romani avrebbero fatto così, se avessero avuto internet e i computer: per far sapere a casa cosa facevano nelle remote province dell’impero.