La rivoluzione di gennaio è durata lo spazio di un fine settimana. Dietrofront, di corsa, dunque, per Amazon, che è costretta a cambiare direzione di marcia e lo fa non senza lanciare un ultimo sasso verso la concorrenza. Ma in ogni caso si arrende. In una lettera aperta pubblicata sul sito dell’azienda ieri notte (orario italiano), Amazon spiega ai clienti perché i libri di Macmillan, l’editore che, forte di un diverso accordo con Apple, aveva cercato di forzare la mano sul prezzo ed era stato per tutta risposta momentaneamente sbattuto fuori dal negozio.
“Abbiamo protestato e smesso momentaneamente di vendere i libri di Macmilian. Ma alla fine vogliamo farvi sapere che siamo stati costretti a capitolare e accettare i termini di Macmillan perché l’editore ha il monopolio sui diritti dei titoli che pubblica e vogliamo poterveli offrire anche a prezzi che riteniamo senza motivo troppo alti per degli eBook. In questo modo saranno i clienti di Amazon a decidere da soli se ritengono ragionevole pagare 14,99 dollari per un bestseller su eBook. Non vogliamo che tutti i più grandi editori prendano la stessa via di Macmillian. E sappiamo di sicuro che molta dell’editoria indipendente e degli autori che si pubblicano da soli vedranno questa come una opportunità per fornire dei libri con un prezzo attraente”.
Amazon, ma dalla “rabbia” pare di capire Jeff Bezos in persona, conclude la lettera dicendo: “Kindle è un business per noi, ed è anche una missione. Non ci siamo mai aspettati che potesse essere una cosa facile”. E la vicenda adesso è rientrata, dopo soli tre giorni.
Questo conflitto, durato lo spazio di un fine settimana è stata forse una delle guerre più cruente, importanti e spietate della storia dell’editoria moderna. Infatti, con l’essersi arresa immediatamente alla considerazione che il prezzo lo devono decidere gli editori e non lei, Amazon, l’azienda di Seattle ha avallato il modello di business di Apple per l’iPad e soprattutto ha deciso che il braccio di ferro era impossibile. Segnando il ritorno in posizione di centralità degli editori, in quanto possessori dei diritti organizzati in maniera industriale di ampi cataloghi di autori.
Da notare che il vero motivo di sofferenza per Amazon è che molti libri che vendeva in realtà erano in perdita ed era l’azienda stessa a dare una compensazione agli editori (i quali si pensa la possano poi dare in seconda battuta agli autori, ma in realtà non è così scontato). Adesso, con prezzi più alti se gli editori così vogliono (fino a 14,99, ma sono cifre che già in realtà si sono viste nello store di Kindle) Amazon deve rimborsare differenze minori o nulle. Ma si trova a poter perdere clienti a favore di un altro negozio digitale, quello di Apple su iPad che esordisce in esclusiva negli Usa fra poco meno di due mesi.