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iPad, il computer che si fa parte di noi

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In fila per acquistare iPad

Il momento più emozionante è stata l’accensione. Allora si è capito che davvero l’iPad è qualcosa di completamente diverso e inedito. Qualcosa di mai visto prima. Da quando la sincronizzazione con il Mac ha permesso di caricare in pochi minuti le applicazioni già scaricate dall’iPhone, è cominciata la vita di questi apparecchio inedito, sorprendente e a tratti spettacolare.

Cos’ha di così speciale l’iPad? Cos’ha di così differente ed inedito? Milioni di persone sono rimaste incantate da questo apparecchio ancora prima di vederlo: alcune l’hanno subito amato, altri odiato profondamente, praticamente nessuno è rimasto neutro di fronte all’iPad. Nessuno, insomma, è privo di una opinione al riguardo. Ed è strano, a volerci pensare bene.  Perché in realtà solo in queste ore si sta scoprendo cosa sia realmente l’iPad, e molto in verità rimarrà da scoprire anche nei mesi a venire, mano a mano che le varie applicazioni faranno capolino.

Allora cosa possiamo dire in più di quanto non sia già stato detto? Infatti, in queste ore successive all’inizio della distribuzione negli Usa dell’apparecchio, sui giornali, in televisione e nella rete si sono succeduti commenti, recensioni, test e analisi del’apparecchio. Si è appunto detto di tutto, spesso ripetendo alcuni concetti chiave. E cioè che l’iPad è sorprendente, inedito e in certa misura anche rivoluzionario. La sorpresa per noi cronisti di Macity qui a New York è cominciata fuori dall’Apple Store della Quinta Strada dove si è svolta la più importante, forse,  delle kermesse organizate in tutti gli angoli d’America per il lancio di iPad .

Abbiamo ascoltato il polso della piazza, scrutato l’umore della folla, intervistato i viaggiatori dei cinque continenti che si sono dati appuntamento per questo particolare e spettacolare momento, nel suo piccolo storico, davanti al cubo di cristallo di Apple.  Indimenticabili i commessi che ci hanno accolti, noi folla allineata pazientemente dalle prime ore del mattino, attravess una foresta di applausi scroscianti. Un momento indescrivibile, una esperienza personale di acquisto  unica e indimenticabile.  Abbiamo poi concentrato tutte le nostre energie per immergerci completamente (e il più rapidamente possibile) dentro iPad. Per scoprirme i segreti, svelarne le debolezze, cercarne i punti di forza e rivelare tutto questo ai nostri lettori. Cioè voi.

Cosa abbiamo trovato, allora. Beh, sicuramente un paio di considerazioni più generali: chi paragona iPad a un iPod touch “cresciuto”, evidentemente non sa di che cosa sta parlando. Sarebbe come dire che il tennis è un ping pong su un campo più grande. E ancora: le difficoltà e le imperfezioni di iPad ci sono, ma per giudicarle è necessario entrare in contatto con gli scopi di questo oggetto, che sono inediti rispetto a quello a cui siamo abituati. Non deve fare quelli che fa uno smartphone. Non deve fare quello che fa un portatile o un netbook.

Invece, iPad affronta temi ed esplora funzioni, possibilità e modi d’uso inediti. È il computer che scompare. Che si nasconde. Che si fa naturale, immediato, esponendo il contenuto direttamente all’occhio e alla mano dell’utente. iPad è un salto nella fede, toccare per credere. È invisibile e solo così riesce ad essere assolutamente tangibile. L’esperienza di navigare il web o le mappe di Google è assoluta, geniale, poetica, fulminea e straniante. Il web, la rete e i contenuti non saranno mai più gli stessi, dopo che vi sarete immersi e tuffati in questo mare di argento vivo, palpitante, inarrestabile.

Qual è il limite di iPad? Quale la sua portata effettiva?  È un oggetto per consumare o per produrre contenuti? È una macchina per aumentare le capacità del nostro intelletto o per schiacciarle sotto una montagna di applicazioni proprietarie, senza più una interfaccia comandabile e con DRM ovunque? È amica o nemica dell’open source? È la panacea a tutti i mali o il frutto del demonio capitalistico che schiaccerà definitivamente le ultime vestigia di libertà della ciber-vita su Internet, rendendoci tutti dei gadget?

La redazione di Macity, distaccata temporaneamente in questa città tentacolare e difficile da afferrare ma dove scorre, nicianamente, il sangue del mondo e quindi è probabilmente anche il posto giusto per afferrare tutto quelle che il mondo lo può cambiare, sta provando ad analizzare in maniera molto pragmatica le capacità dell’iPad. Il dibattito filosofico in questo momento è fuori luogo; invece, bisogna toccare con mano, sperimentare, bagnarsi: capire cosa l’opera dei ricercatori e degli ingegneri di Cupertino sia riuscita a fare nella realtà. Ma una cosa è certa: in queste ore molti dei presunti limiti dell’iPad si stanno sciogliendo come neve al sole.

Ad esempio: il mito della tastiera, inadatta o insufficiente a chi scrive abitualmente. Non è così, sia in modalità ritatto che soprattutto in modalità panoramica. Non potrebbe essere diversamente, dato che per provarlo il vostro cronista ha sfidato e battuto le convenzioni scrivendo questo articolo, fatto non certo di poche decine di battute come può essere un’email, usando Pages sul suo nuovo iPad. 

L’esperimento? Più lento che non con una tastiera fisica, ma solo al principio: poi la mente torna a volare e le dita a correre sullo schermo,  legando le nuove proporzioni e distanze da rispettare alla memoria muscolare. L’esperienza è in parte diversa, ma il risultato sempre ottimo.

Non lasciate allora che le male lingue o i dogmatici vi facciano subire le loro idee: provate, toccate con mano, sperimentate. Bagnatevi. Noi, qui a New York, a poche ore dall’acquisto, ci stiamo già chiedendo come abbiamo fatto finora senza l’iPad. E non è una esagerazione. Voi domani, date retta a chi l’ha provato, farete lo stesso.

 

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