Nonostante le buone promesse sembra che iAd, la piattaforma pubblicitaria nata con l’acquisizione di Quattro Wireless da parte di Apple, stia faticando a prendere piede. Le motivazioni? Anche questa volta, come succede nel caso dell’App Store, le polemiche e lamentele più vigorose si rivolgono alla volontà di Cupertino nel voler mantenere un rigido controllo sui servizi offerti. Nel caso specifico di iAd, Apple richiedere di partecipare attivamente al processo creativo nella costruzione del modello promozionale, un dettaglio che non piace alle agenzie pubblicitarie e creative, abituate a lavorare senza troppi paletti, almeno non imposti dai fornitori di servizi pubblicitari.
Da tale impostazione scaturiscono tempistiche di maturazione e studio degli spot decisamente lunghe: dalle otto alle dieci settimane, con imprevisti ritardi sulla tabella di marcia non graditi, né dalle agenzie, né dagli inserzionisti. Il risultato è che alcuni brand, pronti a supportare iAd al debutto, hanno deciso di abbandonare il network a causa di tali problematiche. Fra tutti spicca Chanel, che ha abbandonato iAd. Il problema potrebbe inficiare pesantemente le performance di iAd: mentre nel caso dell’App Store le tempistiche e i ritardi possono anche limitarsi a scatenare polemiche ma non costituiscono – per la maggiore – una seria minaccia per un potenziale business, le campagne pubblicitarie spesso necessitano proattività e rapidità di esecuzione, progettate per sfruttare particolari promozioni limitate nel tempo. In questa realtà ritardi e rallentamenti possono compromettere un’intera campagna pubblicitaria, rendendo iAd meno appetibile rispetto ai competitor.
Va comunque ricordato che questo report sulle lunghe tempistiche di iAd e delle lamentele di alcune agenzie risulta in contrasto con una indagine svolta alcuni giorni fa dal Los Angeles Times. In una serie di interviste diversi importanti inserzionisti e anche alcuni sviluppatori hanno sottilineato i benefici ottenuti grazie alla nuova piattaforma pubblicitaria della Mela, In particolare gli sviluppatori interpellati hanno dichiarato un sensibile incremento dei ricavi generati con gli spot all’interno delle app, mentre inserzionisti del calibro di Nissan, Unilever e altri hanno dichiarato percentuali di click e di attenzione del pubblico superiori ai tradizionali spot online.