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I suoni che ci sono mancati di più durante la pandemia

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A più di un anno dall’esplosione della pandemia, molte cose che prima erano normali ora sembrano un lontano ricordo. Una di queste sono i suoni che sono venuti a mancare: non soltanto la musica dei concerti, che rappresenta comunque la fetta più alta (65%, secondo una ricerca condotta da Censuswide in dieci nazioni, Italia compresa) dal punto di vista della nostalgia, ma anche tutti quei rumori che facevano parte di una vita che fatichiamo ancora oggi a riprendere.

Ad esempio al secondo posto per quantità di intervistati (oltre 12.000 in dieci paesi del mondo: Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Francia, Italia, Svezia e Danimarca) che li hanno citati ci sono gli spruzzi d’acqua e le risate intorno ad una piscina (60%) mentre il 58% sente la mancanza di tutti quei rumori di fondo quando si passa del tempo al ristorante, come ad esempio l’urto ritmico delle posate. Anche gli applausi dei teatri e il tipico rumore dei bar e dei pub sono tra le percentuali più alte (rispettivamente 56 e 53%) dei rumori nostalgici, sintomo che la distanza sociale (anche se sarebbe più correetto chiamarla distanza “fisica”) che abbiamo prontamente accettato con l’idea di riuscire a contenere il numero di contagi è quella che più ci ha scossi psicologicamente.

Invece, i rumori associati alla palestra non si sono classificati nelle prime posizioni, suggerendo che la pandemia ha fornito una pausa gradita dai suoni da “sforzo” associati all’allenamento. Solo il 31% dei partecipanti ha detto di sentire la loro mancanza, con gli inglesi particolarmente contrari, laddove solo il 20% ha perlomeno fretta di tornare alle lezioni di High Intensity Interval Training, vale a dire il metodo di allenamento cardiofitness.

suoni nostalgia pandemia

Il patrimonio musicale europeo sembra aver influenzato le preferenze: con la musica di un concerto che manca a più di tre quarti degli italiani (77%), percentuale seguita da vicino dal 73% degli spagnoli e dal 68% dei tedeschi. In effetti, la ricerca ha scoperto che la musica è il suono che è mancato di più in tutto il mondo, con l’eccezione degli Stati Uniti. Invece, gli americani hanno messo il suono degli spruzzi d’acqua e delle risate in piscina in cima alla lista (74%). A tal proposito, quasi la metà degli intervistati (49%) ha dichiarato di aver aumentato l’ascolto della musica dall’inizio della pandemia. Gli Stati Uniti guidano questa classifica: coloro che hanno dichiarato di aver incrementato l’ascolto dei propri artisti preferiti si attestano al 59%; a brevissima distanza seguono l’Italia e la Spagna (58% per entrambe).

I dati italiani

Trattandosi di una ricerca prettamente focalizzata sulla musica, a tal riguardo il focus sull’Italia ha fornito interessanti spunti, per le varie voci che compongono il campione degli intervistati (genere, età e provenienza geografica). Il 27% degli uomini del campione ha dichiarato di avere aumentato, dall’inizio della pandemia, l’ascolto dei Podcast (26,13% le donne). Tra questi la fascia di età che più ha contribuito all’incremento è quella dai 16 ai 24 anni (36,36%).

Esponenziale per l’Italia anche la crescita della fruizione della radio: il 41,30% per gli uomini, il 40,28% per le donne, con la fascia di età 25-34 a guidare il range (46,50%). La regione che ha visto maggiormente aumentare l’ascolto della radio è la Liguria (60.87% del campione). Più contenuti i dati relativi agli Audio books: la percentuale degli uomini che ne ha aumentato l’ascolto è del 17,98%, e del 19.25% quella delle donne.

La musica live manca “molto” al 45,71% del campione (“abbastanza” al 31,33%). Per il massimo grado di nostalgia prevalgono le donne (49,71% contro il 41,70%) e per tutte le fasce che vanno dai 16 ai 54 anni la percentuale ha una media per la voce “molto” che sfiora il 50%.

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