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I migliori saggi per imparare cose nuove e interessanti

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Leggere romanzi fa bene, leggere saggi fa meglio. La saggistica è il discorso che si avvicina alla mente razionale e aiuta a capire cosa succede nelle nostre vite, in quelle delle altre persone e nel mondo attorno a noi. La saggistica è storia, è futuro, è innovazione, è presente, è sconfitta, è curiosità.

Impariamo in modo diversi leggendo tante cose, ma la nostra cultura, costruita attorno all’idea di libro, sta cambiando e diventa sempre più orale e soprattutto visiva. Eppure, la saggistica ha ancora un ruolo centrale nel modo con il quale il sapere viene messo in ordine, preparato e distribuito per tutti Abbiamo trovato le migliori opportunità di farsi una cultura su argomenti disparati con i migliori saggi usciti negli ultimi mesi. Buona lettura.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

Acchiappafantasmi

Poesia, romanzi, sogni, esperienze. Questo è un libro per chi pensa che letteratura e vita siano due parole per indicare la stessa cosa. Anzi. Soprattutto per chi pensa che la vita sia una delle più riuscite invenzioni della letteratura. Tra tuffi teatrali e reportage narrativi, ritratti linguistici e ossessioni cinematografiche, Giordano Meacci riscrive gli anni della sua vita etimologica di lettore trasformandoli in un vero e proprio «Canzoniere in prosa». Divertendosi a giocare con le forme differenti che li prevedono: tutti questi frammenti (legati tra loro da una sintassi che gli conferisce comunque una vita nuova) vogliono essere, anche, una lettera d’amore alla passione che regala la vita quando si presenta e rivela il suo vero nome. Perché la vita, per chi acchiappafantasmi, è scritta anche dall’incanto della musica, dalla magia lunare delle immagini in movimento, dalla sospensione ipnotica del teatro. E la letteratura – per quello che poi vorrà dire – è la forma che si dà alla lingua per fermare i fantasmi che ci hanno attraversato e ci attraversano; aiutandoli a restare: e ad accompagnarci. Ma solo se vinti dall’azzardo di Bellezza che li tiene con noi.

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Prima lezione di romanistica

È un piccolo miracolo, un capolavoro di sintesi e di analisi. La romanistica è il terreno d’incontro e di dialogo tra ambiti diversi della cultura europea, decisiva per la ricerca delle radici storiche, letterarie e linguistiche dell’Europa intesa come aggregato culturale. È una costellazione di discipline accomunate dal riferimento a lingue, culture e letterature romanze, discese dal latino e irradiatesi in tutto il mondo attraverso migrazioni, adattamenti e mutamenti. Lorenzo Tomasin ne disegna il profilo in una lezione di rara bellezza ed efficacia.

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Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell’incantesimo

È diventato un libro alla moda, ma non per questo meno valido da leggere. Anche perché sta cambiando il modo di vedere la vita a molti. Efficienti, dinamici, creativi. Ma anche: sovraccarichi, avviliti, depressi. Stanchissimi. Pieni di lavoro. Divisi fra call, impegni familiari e pubbliche relazioni, la luce blu degli smartphone che ci illumina il viso, la notte. Oppressi dal lavoro ma anche del lavoro innamorati, rapiti, vittime di una sindrome di Stoccolma aziendale. Perché oggi il lavoro è tutto e tutto è lavoro. Eppure, mai come oggi, la sensazione è che questo lavoro non basti. Mai come oggi, in un mondo post-pandemico che continua a cantare le magnifiche sorti del neoliberismo, lavorare è sembrato altrettanto privo di senso. Una domanda spettrale, allora, ha cominciato ad aggirarsi fra noi: ma chi me lo fa fare? Chi me lo fa fare di continuare a credere che il lavoro dei sogni arriverà e non mi sembrerà nemmeno più di lavorare? Chi me lo fa fare di continuare a pensare che se mi impegno, prima o poi ce la farò? Chi me lo fa fare di ritenere che non esista un’alternativa? Attraverso esplorazioni storiche e accurate ricognizioni del presente, Maura Gancitano e Andrea Colamedici ci spingono a riflettere sulle origini e gli sviluppi di un concetto, quello di lavoro, sfaccettato e controverso, mettendone in luce i legami con ciò che abbiamo di più sacro, come la religione o la moralità. Ma ci invitano anche a ribaltare la prospettiva sulle retoriche del privilegio o del merito. E soprattutto ci spingono a immaginare: una soluzione, un mondo in cui sia possibile cambiare. “Ma chi me lo fa fare?” diventa allora un atto d’amore verso la nostra finitezza e umanità, verso la nostra stanchezza e la nostra voglia di resistere. Una coraggiosa presa di coscienza per capire finalmente che il lavoro – per quello che oggi l’abbiamo fatto diventare – è una trappola, una a cui dobbiamo a tutti i costi sottrarci. Ma magari a passo di danza.

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Ecopessimismo. Sentieri nell’antropocene futuro

C’è una vignetta di un fumetto di Andrea Pazienza in cui uno dei protagonisti rimane intrappolato all’interno di una casa in fiamme. E prende coscienza che potrebbe non cavarsela. Che “le disgrazie succedono”. E infatti (spoiler alert) muore. E noi, nella casa-Terra? Non vi è più scampo alla crisi climatica. Tra le nebbie del collasso ecologico ed ecosistemico fa il suo ritorno la categoria più abusata e detestata dell’epoca moderna, quella di “natura”. Una natura corrotta e indifferente, attraversata da forze distruttive e spettri vendicativi, ben lontana dagli scenari bucolici ai quali lo sguardo poetico e l’ambientalismo ingenuo ci hanno abituati. Un orizzonte nel quale l’ottimismo è malafede, e il volontarismo pura follia. Nella cornice di tale decostruzione, tanto simbolica quanto materiale, della specie umana, il pessimismo appare l’unico atteggiamento adatto a descrivere, definire e narrare il presente, nonché il futuro che da esso procede. Dal folk horror all’accelerazione tecnologica, dai movimenti per l’estinzione umana al prepperism e al survivalismo, l’Antropocene, l’“era dell’uomo”, si rivela, a ben vedere, come l’era della fine dell’uomo e del suo dominio sulla natura.

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Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia. Perché tanti uomini hanno paura dei femminismi

Il nuovo lavoro di Lorenzo Gasparrini. «Non si può più dire niente», eppure, guarda caso, chi si lamenta non trova occasione per tacere! La libertà di parola è chiamata in causa a sproposito soprattutto da chi non ha voglia di assumersi la responsabilità delle parole che sceglie e non ha l’abitudine a confrontarsi con un contraddittorio. Lo stereotipo della femminista fanatica, aggressiva e polemica resiste, eppure le voci più pedanti, lagnose e insistenti non sono proprio quelle di chi si ostina a non riconoscere i problemi di genere. E questo, Gasparrini, lo sa bene. Nel raccontare e promuovere il pensiero filosofico femminista, Gasparrini ha imparato a riconoscere così bene gli argomenti e gli atteggiamenti dei suoi critici, detrattori e haters che potrebbe organizzarli in un catalogo; e in effetti l’ha fatto. Questo libro è una collezione di tipi umani ricorrenti, smontati uno per uno, mostrati in tutta la loro inconsistenza e debolezza dialettica. Un pamphlet infuocato per non porgere l’altra guancia ma ribattere colpo su colpo.

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La tecnologia è religione

A proposito di femminismo, questo piccolo saggio, che a suo tempo ha provocato non poche polemiche, segue il filone della riflessione dura, radicale e femminista di Chiara Valerio sulla trasformazione della tecnologia in una sorta di religione pagana. Che differenza c’è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo? In entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. Nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinità e il dispositivo che ne attiva l’intervento è il nostro corpo. Nel secondo caso il dispositivo è un prolungamento del corpo. Norbert Wiener, matematico, sottolineava, già negli anni Cinquanta del Novecento, la pericolosa e facile identità tra religione e tecnologia. È dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network.

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Buchi bianchi

Abbiamo già citato il libro di Carlo Rovelli, il fisico e divulgatore più noto in Italia in questo momento, e non ci stancheremo mai dai farlo tutte le volte che sarà utile farlo, perché è veramente un piccolo, bellissimo libro. « Non lo so – scrive Rovelli – se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là? ».

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Ayahuasca e Cura del Mondo

Una riflessione diversa ma non meno profonda su temi che la nostra razionalità occidentale stenta a far incrociare. Misticismo e cura psichiatrica non sono mai state così vicine. La differenza tra psicofarmaci e psichedelici è una falsa frontiera. È il tempo di tentare la cura Ayahuasca. La parola Ayahuasca significa viaggio tra mondi che uniscono mentale e reale in modo inedito. È possibile curare i disturbi della personalità con questa pianta e metodo ribaltando l’idea che sta alla base della psichiatria e psicanalisi attuale? Un viaggio tra i territori della sperimentazione di uno scienziato irriverente, coraggioso, anarchico.

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Caccia allo Strega. Anatomia di un premio letterario

Apriamo le segrete stanze del più prestigioso premio letterario italiano. In questo saggio Gianluigi Simonetti sonda, con rigore e senza ossequi reverenziali, luci e ombre del premio letterario più importante d’Italia: un’istituzione antica e consolidata che appare però sempre più “sincronizzata alle esigenze dell’attuale società dello spettacolo”, nello sforzo manifesto di allineare prestigio culturale ed efficacia commerciale all’interno di un mercato del romanzo frenetico e desacralizzato. Storicamente autorevole, oggi più vivace e mediatico, lo Strega è il solo premio letterario italiano capace di incidere sul destino dei libri in finale, accrescendone significativamente la reputazione, la visibilità e le vendite. Spostando lo sguardo oltre le dinamiche elettorali e il marketing letterario, Simonetti si concentra su un aspetto decisivo ma scomodo (e per questo trascurato da molti): come sono fatti i libri vincitori o selezionati per la celeberrima cinquina. Le costanti tematiche, le soluzioni stilistiche, i modelli narrativi dei romanzi più noti e rilevanti passati per il Premio negli ultimi vent’anni sono trattati come efficaci indicatori sociologici del nostro clima culturale; segnali concreti del modo in cui i protagonisti del campo letterario immaginano in questi anni il loro ideale “romanzo di successo”. Una ricognizione tra testi e contesti dello Strega che mira dunque a un obiettivo ulteriore: attraverso l’analisi delle forme letterarie (con le loro coerenze e le loro contraddizioni) capire che uso facciamo del bello, del mediocre e perfino del brutto; scoprire alla fine chi siamo, e che cosa cerchiamo nell’arte.

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Dall’orto al mondo. Piccolo manuale di resistenza ecologica

La natura, il disastro dell’Emilia Romagna, i campi allagati. Ma anche l’agricoltura e il suo significato per tutti noi. Un anno di coltivazioni, di tentativi e di sperimentazioni in un piccolo orto domestico: questo libro parte dall’arrivo della primavera, dalla preparazione del terreno per la semina, attraversa la progressione delle stagioni e si chiude con la fine dell’inverno, quando la vita torna al silenzio e al riposo, all’attesa per un nuovo ciclo. Ma non si tratta solo di un diario delle coltivazioni. Per quanto piccolo, l’orto di Barbara Bernardini è il luogo dove si innestano riflessioni sulla crisi ambientale e climatica, e in cui irrompono i suoi effetti, ed è il luogo dove recuperare un legame con la terra, necessario per immaginare il nostro futuro. Questo piccolo saggio è un libro sincero e combattivo. Dedicato a chi ha un orto, a chi sogna di metterne su uno un giorno, a chi scoprirà di avere un pollice verdissimo e soprattutto a chi, pur provandoci, non riuscirà mai neppure a far germogliare un fagiolo nell’ovatta. A chi immagina “un campo liberato in cui ci sia spazio per aspettare che due nuvole lontane si incontrino spinte dal vento, per osservare il naso minuscolo di un neonato, per disegnare bozzetti di suddivisione degli ortaggi pianificandone la rotazione, finendo poi per perdere ogni pretesa progettuale e divagare in scarabocchi di foglie e fiori e rami che si allungano fuori dalle linee degli schemi e dai bordi delle aiuole, mescolando fra loro inizio e fine, estate e inverno, desideri che si spengono e realtà che sorprendono”.

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Principesse. Eroine del passato, femministe di oggi

Chi sono le principesse? Cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano? Perché ancora ne raccontiamo le storie? Bionde, bellissime e sempre in attesa di un principe: le principesse delle fiabe tradizionali hanno abitato il nostro immaginario per generazioni. Eppure, nonostante l’empowerment (“puoi fare ed essere tutto quello che vuoi, bambina, se ti impegni abbastanza”), la svolta del me too e serie tv in cui compaiono donne capaci di scegliere la propria storia, qualcosa delle principesse resta aggrappato alla parte più profonda di noi. Con una scrittura che mette insieme fiction e non fiction, questo saggio di Giusi Marchetta racconta come leggere Xena, Scully, Buffy, Carrie e altre figure del nostro immaginario pop ci aiuterà ad avere uno sguardo più aperto, perché le bambine (e i bambini) di oggi meritano di più che sognare di ritrovarsi ostaggio di un drago o di essere trucidate da una matrigna gelosa per guadagnarsi l’onore di sposare il primo che passa. Per ricominciare abbiamo bisogno di principesse che siano davvero nuove, più di Elsa di Frozen.

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Calvino fa la conchiglia. La costruzione di uno scrittore

Qui in redazione a Macity adoriamo Italo Calvino, lo sapete. Per questo ci è piaciuto particolarmente il saggio di Domenico Scarpa. È un libro-sfera e un libro-mosaico. È un libro coerente e composito che restituisce tutto Italo Calvino, anzi, tutti gli Italo Calvino che sotto questo medesimo nome si sono presentati al pubblico in forme sempre diverse, sorprendenti ogni volta. Calvino fa la conchiglia quando scrive un racconto autobiografico dove lui compare sotto forma di mollusco dei primordi, applicato al suo scoglio e impegnato a fabbricarsi il guscio: e vuole che gli venga solido per proteggere la sua polpa, e che abbia forma armoniosa e colori limpidi in modo che lo ammiri chi lo guarda. Per tutta la vita Calvino ha fatto una conchiglia, per tutta la vita ha costruito con i suoi racconti, i suoi saggi, i suoi romanzi, i suoi testi di genere inafferrabile, la gioia fisica e mentale di chi legge. Per tutta la vita non ha mai interrotto la costruzione di se stesso. A cento anni dalla sua nascita è il momento di raccontare questa storia, e di raccontarla tutta quanta.

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