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Ma non si vive di soli computer. Questa estate che si avvicina (mancano pochissimi giorni all’apertura ufficiale della stagione estiva, le scuole sono già finite) è stata l’occasione per indicare dei libri gialli, di spionaggio e di azione da leggere sotto l’ombrellone al mare o sotto un albero in montagna. Ma ce ne sono tantissimi, ce ne rendiamo conto. Questi sono quelli che ci avete suggerito voi (e che siamo andati puntualmente a leggerci: grazie!) e adesso li proponiamo in questa lista organizzata. Buone letture.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Il Maestro e Margherita
Nella Federazione Russa, che sarebbe la sua patria, Bulgakov è censurato, non si trova e non si può leggere. Eppure questo spettacolare romanzo racconta qualcosa che trascende la letteratura locale e rende universale il suo messaggio. Il Diavolo è il più appariscente personaggio del grande romanzo postumo di Bulgakov. Appare un mattino dinanzi a due cittadini, uno dei quali sta enumerando le prove dell’inesistenza di Dio. Il neovenuto non è di questo parere…
Ma c’è ben altro: era anche presente al secondo interrogatorio di Gesù da parte di Ponzio Pilato e ne dà ampia relazione in un capitolo che è forse il più stupefacente del libro… Poco dopo, il demonio si esibisce al Teatro di varietà di fronte a un pubblico enorme. I fatti che accadono sono cosi fenomenali che alcuni spettatori devono essere ricoverati in una clinica psichiatrica…
Un romanzo-poema o, se volete, uno show in cui intervengono numerosissimi personaggi, un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col più alto dei possibili temi: quello della Passione… È qui che Bulgakov si congiunge con la più profonda tradizione letteraria della sua terra: la vena messianica, quella che troviamo in certe figure di Gogol’ e Dostoevskij e in quel pazzo di Dio che è il quasi immancabile comprimario di ogni grande melodramma russo.
Le avventure di Jack Reacher: Zona pericolosa-Destinazione inferno-Trappola mortale
Un trittico di azione, a dir poco. Sono i primi tre romanzi scritti dal britannico Lee Child che, come fecero per la musica Eric Clapton e i Rolling Stone, ha “invaso” gli immaginari statunitensi con la sapienza di una narrazione ancora più americana del vero. Jack Reacher è un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia.
È di casa negli Stati Uniti, in tutti gli Stati Uniti, attraverso i quali si muove con libertà, ma possiede un talento del tutto particolare per trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. La cosa tuttavia non lo turba, d’altra parte c’è ben poco che possa turbarlo. Semmai ci sono molte cose, e molte persone, che lo infastidiscono: quello che non sopporta è l’ingiustizia e coloro che non tollera sono gli sbruffoni, i violenti, gli intriganti, i bugiardi, in una parola i cattivi. Se si rientra in questa categoria, è meglio non trovarlo sulla propria strada, o addirittura pestargli i piedi.
L’ombra del vento
Questa è stata la prima parte di un ciclo affascinante, “Il cimitero dei libri dimenticati”, scritto dallo scrittore barceloneta Carlos Ruiz Zafón, scomparso prematuramente pochi anni fa. A Barcellona, una mattina d’estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo.
E qui Daniel entra in possesso di un libro maledetto che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Julián Carax, l’autore di quel libro. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la sua vita. Uscito in sordina in Spagna nel 2001, L’ombra del vento è divenuto un incredibile successo grazie al solo tam-tam dei lettori.
Il Codice da Vinci
Torniamo alle origini, perché no. Facciamoci trasportare in un mondo altrimenti scomparso. Quello di Dan Brown, che nel bene o nel male ha ridefinito un ventennio di scrittura d’azione e del romanzo fantastico d’avventura, con le sue trame calcate sulle leggende metropolitane e le fake news, le teorie del complotto e il fanatismo.
In una tranquilla notte parigina, nella Grande Galleria del Louvre, l’anziano curatore Saunière viene ferito a morte da un misterioso rapinatore, costretto a fuggire senza la sua preda. Con le sue ultime forze lo storico dell’arte scrive alcuni numeri, poche parole e un nome: Robert Langdon, celebre studioso di simbologia. Sarà proprio lui a capire che con il suo messaggio oscuro Saunière lo ha costretto a giocare a distanza di secoli, e a rischio della propria vita, contro il genio stesso di Leonardo da Vinci. La scoperta è sconvolgente: il grande pittore rinascimentale proteggeva un distruttivo codice segreto.
Con gli enigmi nascosti nei suoi dipinti, con i suoi ingegnosi marchingegni e con la spaventosa forza di una setta segreta che da secoli ha sempre tentato di trasformare la storia dell’umanità. Chi era davvero Leonardo? Cosa nascondevano i Templari? Quale chiave dà accesso al segreto del Santo Graal?
Riccardino
Con questo romanzo preparato anni prima, un Andrea Camilleri già molto anziano ha scritto l’ultimo capitolo, quello numero 31, della storia del suo personaggio più famoso, il commissario Montalbano. Anno 2005: Camilleri ha appena pubblicato La luna di carta. Sta lavorando alla successiva avventura della serie, ma in estate consegna a Elvira Sellerio un altro romanzo con protagonista il commissario Montalbano. Si intitola Riccardino. L’accordo è che verrà pubblicato poi, un domani indefinito, si sa solo che sarà l’ultimo romanzo della saga Montalbano. Anno 2016.
Sono passati 11 anni durante i quali sono usciti 15 libri di Montalbano. Andrea Camilleri sente l’urgenza di riprendere quel romanzo, che è venuta l’ora di «sistemarlo». Nulla cambia nella trama ma solo nella lingua che nel frattempo si è evoluta. Né muta il titolo che allora considerava provvisorio ma al quale ormai si è affezionato e che nel 2016 decide essere definitivo. Un titolo così diverso da quelli essenziali ed evocativi e pieni di significato ai quali siamo abituati, in cui risuonano echi letterari: La forma dell’acqua, Il giro di boa, Il ladro di merendine, L’altro capo del filo. Ma Riccardino segna quasi una cesura, una fine, ed è giusto marcare la differenza sin dal titolo.
Ma come è nata l’idea, e soprattutto perché? Racconta Andrea Camilleri in una vecchia intervista che a un certo punto si era posto il problema della «serialità» dei suoi romanzi, dilemma comune a molti scrittori di noir, che aveva risolto decidendo di fare invecchiare il suo commissario insieme al calendario, con tutti i mutamenti che ciò avrebbe comportato, del personaggio e dei tempi che man mano avrebbe vissuto. Ma poi, aggiunge, «mi sono pure posto un problema scaramantico». I suoi due amici scrittori di gialli, Izzo e Manuel Vázquez Montálban, che volevano liberarsi dei loro personaggi, alla fine erano morti prima di loro. Allora «mi sono fatto venire un’altra idea trovando in un certo senso la soluzione». Ecco: la soluzione la scopriranno i suoi tantissimi affezionati lettori di questo Riccardino che pubblichiamo ricordando Andrea Camilleri con grande gratitudine.
Caldo in inverno
È ormai una leggenda: Joe R. Lansdale ha rotto tutti gli schemi del linguaggio del romanzo nero, d’azione, giallo. E lo ha fatto perché, come Picasso, le dominava perfettamente, ma voleva lo stesso andare oltre. Questa è una ulteriore prova di quanto abbia saputo fare sinora lo scrittore americano. Quando vedono la loro vicina di casa travolta e uccisa da un’auto pirata che sta passando in quel momento, Tom Chan e sua moglie Kelly non sanno che l’omicidio di cui sono appena stati involontari testimoni è solo l’inizio di un incubo che sembra senza via d’uscita.
Tom descrive l’autista alla polizia ed è assolutamente deciso a testimoniare, ma c’è qualcosa che non ha previsto: l’uomo al volante, infatti, appartiene a una potente famiglia criminale del Texas orientale, la Dixie Mafia, e Tom e la sua famiglia diventano il bersaglio della banda, che rapisce Kelly e minaccia la loro figlia. Tom non ha altra via di salvezza se non quella di rivolgersi ai vecchi compagni d’armi che hanno combattuto con lui in Afghanistan e chiedere il loro aiuto in una lotta brutale e spietata per salvare sua moglie e farsi giustizia da solo. Il problema è che uno degli ex commilitoni è un maniaco omicida, il cui livello di violenza sconvolge lo stesso Tom, e in questa adrenalinica lotta per la sopravvivenza le parti potrebbero invertirsi.
La trilogia di Fabio Montale: Casino totale-Chourmo-Solea
Uno degli autori europei e francesi più tosti: Jean-Claude Izzo va letto perché è la base di moltissimo di quello che definisce la letteratura noir più dura ed estrema. In un solo volume la trilogia marsigliese di Jean-Claude Izzo con protagonista uno dei personaggi più memorabili della letteratura contemporanea. Nel primo romanzo, dopo anni di vagabondaggi nei mari del Sud, Ugo torna a Marsiglia per vendicare Manu, l’amico di gioventù assassinato dalla malavita. Ma anche lui resta ucciso e toccherà a un terzo amico, Fabio Montale, il compito di fare giustizia.
Fabio era cresciuto con gli amici nei vicoli poveri del porto di Marsiglia, tra piccoli reati e primi amori, ma poi è diventato uno strano poliziotto, più educatore di strada nei quartieri difficili che sbirro. La sua umanità si nutre dei dettagli della vita vera: le donne che ama innanzitutto, le amicizie, la musica, il pastis, il vino, il mare e il cielo di Marsiglia. Ed è questa stessa umanità, ancor prima del suo mestiere di poliziotto, a metterlo in una guerra durissima con il sistema degli intrecci illeciti tra imprese, politica e malavita. In una città, Marsiglia, simbolo di un Mediterraneo diviso tra bellezza e violenza, tra due colori: l’azzurro del cielo e del mare e il nero della morte e dell’odio.
Mi gioco la testa. Le inchieste del commissario Sanantonio della polizia di Parigi
La storia del commissario Sanantonio scritta da Frederic Dard nel corso di sessant’anni di vita e 180 romanzi, è straordinaria. Una scrittura folle, pirotecnica, legata a trame logiche ma sconclusionate, esplosive. C’è tutto. In Italia è stato tradotto più volte, ma mai integralmente. Una parte dei suoi romanzi sono stati riproposti in quella che è probabilmente l’interpretazione migliore che ne sia mai stata fatta, vale a dire quella di Bruno Just Lazzari, compianto professionista della traduzione e funambolo della parola.
“Non so se siete mai andati ai mercati generali, a me è capitato una sola volta e posso assicurarvi che ne ho fin sopra la testa. A proposito di testa, that is the problemi Infatti, tutto credevo di trovarci, nel reparto macelleria, tranne che la zucca di un mio simile. Potete immaginare (anche se siete, immagino, a corto di immaginazione) lo stupore, la meraviglia, lo choc che ho provato e non solo io, ma anche il mio indegno compare Berù. Senza avere un’idea per la testa, senza sapere dove mettere le mani per trovare il resto dello sconosciuto, visto che lui non può avercela lasciata, dimenticandosela, come se si trattasse di un cappello, comincio nonostante tutto a riflettere. Quando credo che la lampadina si sia accesa a illuminare finalmente le mie cellule grigie, ecco che io cortocircuito, provocando un’esplosione in cui ci lascia la pelle una povera innocente. A questo punto, il sangue mi va alla testa. Voglio scoprire a ogni costo a chi appartiene quell’altra. Ebbene, voi non ci crederete, banda di lettori, ma l’avrò vinta anche stavolta… con l’intervento di Sua Maestà Berù, e la partecipazione straordinaria di quel rudere di Pinaud”.
A che punto è la notte
Tornano i due signori del giallo torinese, Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Torino. La sera del 25 febbraio, nel bel mezzo di una predica più simile a una rappresentazione teatrale che a una funzione religiosa, don Pezza, parroco di Santa Liberata, viene ucciso da una bomba. E il commissario Santamaria si trova tra le mani il caso più scottante della sua carriera.
Per quattro giorni e quattro notti interroga, indaga, raduna le tessere di un mosaico confuso e misterioso in cui gli affari di un sacerdote visionario si intrecciano con quelli della Fiat. Santamaria non si concede tregue per non concederne neppure all’assassino, che si confonde con un’autentica folla di testimoni e di possibili colpevoli. Un poliziesco dal ritmo sincopato, un giallo costruito con logica ferrea.
Il pipistrello
Primo romanzo di un autore fondamentale nella storia del giallo europeo, Jo Nesbø. Una ragazza norvegese di poco più di vent’anni è stata uccisa a Sydney. L’ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale e in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L
‘inchiesta si rivela subito complessa: l’omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l’ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l’assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l’ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.
L’incanto del lotto 49
Ci sono autori che definiscono un’epoca. Thomas Pynchon è uno di questi. E la storia che racconta, anche quattro decenni dopo, è sempre attuale: Oedipa Maas era una giovane casalinga californiana, laureata in letteratura inglese e moglie di un deejay radiofonico. Poi, un giorno, viene nominata esecutrice testamentaria, e tutto cambia. Una cospirazione mondiale, antica di secoli, getta la sua ombra sulla vita di tutti i giorni, sull’America solare e felice degli anni Sessanta, e lancia Oedipa sulla scia di un enigma impossibile. Torna a quarant’anni dalla pubblicazione e in una nuova traduzione questo romanzo cui si attribuisce la fondazione della letteratura post-moderna.
La mano
L’opera di Georges Simenon è sterminata e bulimica, come il suo sterminato e bulimico autore. Tra i tantissimi romanzi, questo è quello che ci consigliate. Se Donald Dodd ha sposato Isabel anziché, come il suo amico Ray, una di quelle donne che fanno «pensare a un letto», se vive a Brentwood, Connecticut, anziché a New York, è perché ha sempre voluto che le cose, attorno a lui, «fossero solide, ordinate». Isabel è dolce, serena, indulgente, e in diciassette anni non gli ha mai rivolto un rimprovero. Eppure basta uno sguardo a fargli capire che lei intuisce, e non di rado disapprova, le sue azioni – perfino i suoi pensieri. Forse Isabel intuisce anche che gli capita di desiderarle, le donne di quel genere, «al punto da stringere i pugni per la rabbia». E quando, una notte che è ospite da loro, Ray scompare durante una terribile bufera di neve e Donald, che è andato a cercarlo, torna annunciando a lei e a Mona, la moglie dell’amico, di non essere riuscito a trovarlo, le ci vuole poco a intuire che mente, e a scoprire, poi, che in realtà è rimasto tutto il tempo nel fienile, a fumare una sigaretta dopo l’altra: perché era sbronzo, perché è vile – e perché cova un odio purissimo per quelli che al pari di Ray hanno avuto dalla vita ciò che a lui è stato negato. Isabel non dirà niente neanche quando Ray verrà trovato cadavere: si limiterà, ancora una volta, a rivolgere al marito uno di quei suoi sguardi acuminati e pieni di indulgenza. Né gli impedirà, pur non ignorando quanto sia attratto da Mona, di occuparsi, in veste di avvocato, della successione di Ray, e di far visita alla vedova più spesso del necessario. Ma Donald comincerà a non sopportare più quello sguardo che, giorno dopo giorno, lo spia, lo giudica – e quasi lo sbeffeggia.
Metro 2033
Giallo filosofico, horror distopico, fantascienza da videogame. La Russia di venti anni fa ha partorito questo romanzo surreale scritto da Dmitry Glukhovsky in metropolitana e in metropolitana ambientato. L’anno è il 2033. Il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie. L’umanità è vicina all’estinzione. Le città mezze distrutte sono diventate inagibili a causa delle radiazioni. Al di fuori dei loro confini, si dice, solo deserti e foreste bruciate. I sopravvissuti ancora narrano la passata grandezza dell’umanità. Ma gli ultimi barlumi della civiltà fanno già parte di una memoria lontana, a cavallo tra realtà e mito. L’uomo è stato sostituito da altre forme di vita, mutate dalle radiazioni e più idonee a vivere nella nuova arida terra. Il tempo dell’uomo è finito. Poche migliaia di esseri umani sopravvivono ignorando il destino degli altri.
Vivono nella metropolitana di Mosca, la più grande del mondo. È l’ultimo rifugio dell’umanità. Le stazioni sono diventate dei piccoli stati, la gente riunita sotto idee, religioni, filtri dell’acqua o semplicemente per difendersi. È un mondo senza domani, senza spazio per sogni, piani e speranze. I sentimenti hanno lasciato spazio all’istinto di sopravvivenza, ad ogni costo. VDNKh è la stazione più a nord, una volta la più bella e più grande. Oggi la più sicura. Ma oggi una nuova minaccia si affaccia all’orizzonte. Artyom, un giovane abitante di VDNKh, è il prescelto per addentrarsi nel cuore della metro, fino alla leggendaria Polis, per avvisare tutti dell’imminente pericolo e ottenere aiuto. È lui ad avere le chiavi del futuro nelle sue mani, dell’intera metro e probabilmente dell’intera umanità.
La gloria
Chiudiamo con un romanzo strano, particolare, sicuramente spirituale, però anche un giallo (dopotutto al centro c’è un omicidio) e un romanzo psicologico. È soprattutto un consiglio che ci avete dato e che abbiamo colto con entusiasmo. «Sognavo un romanzo ambizioso e bellissimo e l’ho scritto pensando ai giovani e a tutti coloro che non credono in Dio, ma sentono l’angoscia di non crederci». Così Giuseppe Berto accompagnò la pubblicazione, nel settembre 1978, di questo libro ritenuto oggi, a distanza di quasi quarant’anni dalla sua uscita, una delle grandi opere del nostro Novecento.
I temi che attraversano l’intero corpus della produzione dello scrittore veneto – la commistione di bene e male, la colpa insita nel fatto stesso di esistere, la necessità di «misurarsi ogni giorno con l’eternità, o con l’assenza di eternità» – si ritrovano tutti in queste pagine e ne fanno una delle più alte espressioni della poetica e dello stile dell’autore del “Male oscuro”. Il romanzo si presenta nella forma di un monologo di Giuda Iscariota, un Giuda onnisciente che ha già varcato la soglia della vita e conosce l’intero corso della storia successivo al tempo della predicazione di Cristo, poiché cita pensatori e uomini del mondo moderno. È il racconto di un animo inquieto che narra la sua «umana» vicenda di giovane rivoluzionario, «legato agli zeloti per cospirazione e fuggito dalla città santa per scampare alla croce». Un giovane che, dopo aver vagato per le terre d’Israele ansioso di capire «se ci fosse davvero un eterno o non piuttosto un infinito vuoto», si imbatte in Cristo, «il più bello tra i figli degli uomini», con addosso quella maestà della quale è sempre «incerto se sia cosa terrena o divina».
Un giorno, Cristo lo guarderà, «inquisitivo e vincolante», e gli dirà: «Non immagini quale croce sarai chiamato a portare. Quando avrò bisogno di morte, lo dirò». E, un giorno, lui Lo tradirà. Luca, Marco, Matteo racconteranno di lui, Giuda Iscariota, ricorrendo all’astrattezza di un simbolo, il simbolo del male, ignari della sua intima complicità con il Messia dei Messia, della necessità del tradimento perché risplenda la Gloria di Cristo, della necessità stessa della morte perché avvenga la resurrezione.
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