Le immagini dell’estate sono due: la prima è una spiaggia assolata con un ombrellone o magari una tenda, e un bel romanzo giallo da leggere. La seconda? Sempre sole, sempre ombra, sempre il giallo da leggere, questa volta in montagna (vale anche su un bel lago). Cosa volete di più?
Beh, una cosa che aiuta è sapere quale romanzo giallo leggere. Ci siamo messi d’impegno, aprendo scatole e bauli della memoria per cercare i gialli che negli anni ci sono rimasti impressi e abbiamo messo assieme questa prima lista di classici da non dimenticare.
Si trovano tutti, ma un paio solo per Kindle (perché non sono disponibili altre edizioni). Tuttavia, siamo sicuri che avrete già preparato un Kindle per le vacanze. E allora cominciamo a caricarlo!
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Assassinio sul Nilo
Cominciamo questa lista di classici con la signora del giallo, cioè Agatha Christie. Come dimenticare il suo lavoro che è andato avanti per mezzo secolo, ha prodotto un centinaio di gialli e ha creato alcune delle figure letterarie più intriganti di tutti i tempi. In particolare quella di Hercule Poirot, l’investigatore belga. Purtroppo non tutti hanno letto il classico Assassinio sul Nilo che, da cultori della materia, consideriamo superiore a praticamente tutta la restante produzione della Christie. La trama è semplice: un lussuoso battello, il Karnak, naviga sul Nilo. A bordo, riunito dal destino e dalla curiosità per il paesaggio esotico delle Piramidi, un eterogeneo insieme di viaggiatori. Linnet Ridgeway, la personalità che domina il gruppo, è la ragazza più ricca d’Inghilterra, in viaggio di nozze con il marito Simon Doyle: una donna di grande fascino, abituata a essere sempre al centro dell’attenzione. Chi non la perde mai d’occhio è Jacqueline de Bellefort, ex migliore amica di Linnet ed ex fidanzata di Simon, di cui è ancora “fin troppo innamorata”, che ha seguito la coppia per tormentarne la luna di miele. Attorno a questo esplosivo trio gravitano altri passeggeri: un giovane rivoluzionario, l’amministratore dei beni di Linnet, una scrittrice con la figlia, un colonnello britannico all’inseguimento di una spia, un archeologo italiano. Ciascuno ha una storia e un segreto da custodire, accuratamente nascosto dietro una facciata di rispettabilità e perbenismo
Sherlock Holmes. Il mastino dei Baskerville. Ediz. integrale
Il giallo ha avuto molti maestri ma sinceramente è difficile pensare a uno più importante di Arthur Conan Doyle. E non soltanto per il successo enorme del suo personaggio immortale di Sherlock Holmes, quanto per il cambiamento profondo nella struttura narrativa e nella macchina logica che sta dentro alla letteratura che, da qui in avanti potremo chiamare a pieno titolo “gialla” (in realtà accade solo in Italia per via del colore delle copertine della serie di romanzi da edicola pubblicati da Mondadori fin dagli anni Venti). Il mastino è un romanzo stupefacente che purtroppo pochi hanno letto in edizione integrale: a lungo sono circolate infatti le versioni ridotte sia per l’edicola che per imparare l’inglese o per i più giovani. Sir Charles Baskerville viene trovato morto. Accanto a lui, le impronte di un cane enorme. Molto tempo prima, nel Settecento, anche un antenato della famiglia Baskerville, Sir Hugo, era stato ucciso da un mastino mostruoso nelle paludi di Dartmoor. Sulla famiglia Baskerville sembra essersi abbattuta una sinistra maledizione, e l’unico investigatore in grado di risolvere il mistero del cane omicida è Sherlock Holmes.
Il nome della rosa
Anche se molti lo considerano un romanzo storico o un romanzo di avventure, in realtà la più famosa prova letteraria di Umberto Eco è sostanzialmente un giallo. E il protagonista, animato da uno spirito razionalista ignoto ai suoi contemporanei, è lo Sherlock Holmes del medioevo, filologicamente corretto e pieno di inventiva. La lettura è complessa, non solo per la lunghezza ma anche per lo stile e il richiamo a migliaia di nomi, piante, opere classiche, citazioni e via dicendo. È un romanzo di una grandissima bellezza scritto da un grande intellettuale che, pur avendo teorizzato “l’opera aperta” (a molteplici letture e interpretazioni), ha raggiunto la fama universale con il genere di opera più “chiusa” che si possa immaginare, cioè il romanzo giallo.
La pietra di luna
Wilkie Collins è stata una delle più importanti scrittrici di romanzi gialli del passato. E forse questa opera è la sua più famosa, scritta nel 1868 ma ancora oggi straordinariamente attuale. La pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, dopo una serie di avventurose vicissitudini nel corso dei secoli, arriva infine in Inghilterra e viene donato a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di risolvere il caso. L’indagine, per quanto accurata, non porta a nessun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia che nella servitù. A fare da sfondo a questo giallo c’è una romantica storia d’amore.
Il talento di Mr. Ripley
Nel dopoguerra fa il suo esordio una giovane scrittrice che lascia tutti a bocca aperta: i suoi romanzi sono straordinari, intensi, complessi, a tratti molto più di quel che sembra e si chiede alla letteratura di genere. In questo caso Patricia Highsmith traccia infatti un ritratto del mondo dell’immediato dopoguerra, a partire dall’Italia, che è indimenticabile. Si inizia infatti a Napoli, negli anni Cinquanta. Il giovane e spiantato Tom Ripley sbarca da New York in missione per conto del ricco Mr. Greenleaf. Deve convincere il figlio di lui, Dickie, a ritornare in America. Ma l’incontro con Dickie, un ragazzo bellissimo che dalla vita ha avuto tutto, fa nascere nella mente di Tom un’idea: non potrebbe sostituirsi a lui e vivere una vita senza problemi?
Il grande sonno
Uno dei due grandi dell’hard boiled, un tipo di giallo poliziesco molto noir, Raymond Chandler in questi ultimi due anni sta tornando di moda in Italia grazie alla pubblicazione da parte di Adelphi di versioni ritradotte in maniera eccellente che rendono il suo personaggio iconico. Philip Marlowe, ancora più straordinario. Dalla quarta di copertina: “È sempre l’ultimo incarico, per Philip Marlowe. Ma quello che gli abbiamo affidato stavolta, forse, è il più delicato. Sì, perché deve prendere tutto il décor e tutti i ferri del suo mestiere – le palme e il vento caldo di Los Angeles, la penombra minacciosa di interni sfarzosi e lo sfarfallio dell’acqua nelle piscine, il crepitio delle pistole e quello ancora più letale dei lamé –, aggiungerci il suo fuori campo inconfondibile, e rimetterli al posto delle storie spesso ovvie raccontate da migliaia di suoi epigoni, in quell’universo narrativo opaco cui è stato attribuito d’ufficio un nome che non gli apparteneva: il noir. Sì, stavolta Marlowe deve riportare le lancette all’anno in cui tutto è cominciato, il 1939, e al luogo da cui tutto il resto ha tratto origine: questo romanzo. E per fortuna tutto fa pensare che ci riuscirà – o che fallirà magnificamente, come solo lui avrebbe potuto”.
Il falco maltese
Se uno cita Raymond Chandler, poi non può citare Dashiell Hammett. L’altra pietra angolare dell’hard boiled americano. E un altro narratore straordinario. Siamo sempre sulla costa ovest, quella più selvaggia e al tempo stesso travolgente. Perché San Francisco, sul finire degli anni Venti, non è certo un luogo tranquillo. Per questo il detective Sam Spade ha imparato che è meglio stare sempre sul chi vive. Anche quando nel suo ufficio sulla Baia si presenta un’incantevole ragazza bionda con un nome che è già un programma: Miss Wonderly. La giovane donna vuole che Spade la aiuti a scoprire che fine ha fatto sua sorella Corinne, che si è legata a un poco di buono, un certo Floyd Thursby. Ma presto Spade si accorgerà che la sua cliente non è l’angelica creatura che appare. È invece una dark lady spietata, ipocrita e manipolatrice, disposta a tutto pur di entrare in possesso di un antico e prezioso manufatto, una statua d’oro e di gemme raffigurante un falco, donata dai Cavalieri di Malta all’imperatore Carlo V nel XVI secolo. Pubblicato nel 1930, “Il falco maltese” è considerato il capolavoro di Hammett, il più bel romanzo del “duro” Spade, portato sul grande schermo da Humphrey Bogart.
Il nostro agente all’Avana
Mentre gli americani costruiscono l’icona dei detective duri che risolvono i casi con una scazzottata e una bottiglia di buon whiskey, e magari una dark lady da proteggere e odiare, sul fronte britannico gli scrittori cercano di diversificare e allontanarsi dal modello creato da Agatha Christie e si confrontano con generi diversi. Una variante dei gialli, legata allo spionaggio (ma di tipo mentale, cerebrale) è quella praticata da Graham Greene, che ha fatto il salto e viene considerato uno scrittore al di fuori dei generi. Il nostro agente all’Avana narra la vicenda di Jim Wormold, un mite rappresentante di aspirapolveri che, travolto dalle circostanze e dalla propria timida inesperienza, entra a far parte del Servizio segreto britannico e comincia a “inventare” non soltanto esplosive informazioni, ma addirittura l’esistenza di una vasta rete di solerti collaboratori. La pericolosa avventura di Jim Wormold, che raggiunge il suo apice di comicità nella scena di una straordinaria partita a scacchi, costituisce una perfetta sintesi di humour inglese e di pungente polemica sociale.
La spia che venne dal freddo
Non si può intavolare una conversazione sul tema dello spionaggio e del giallo senza convocare anche un autore della stessa portata di Graham Greene ma che non è mai riuscito a fare il “salto” e uscire fuori dall’etichetta di genere. John Le Carré ha scritto molto e sempre molto bene, ma raramente ha messo insieme pagine migliori di quelle raccolte in questo romanzo. La storia dell’ultima, pericolosa missione di Alec Leamas, un agente segreto, stanco e disilluso, che vuole disperatamente concludere la sua carriera di spia. Tutti i suoi migliori agenti sono stati scoperti e uccisi dal nemico e presto potrebbe venire anche il suo turno. Esiste un solo modo per uscire definitivamente dal giro: partecipare alla pericolosissima missione che gli propone Smiley. È un perfetto contraltare al romanzo di Greene.
Rebecca la prima moglie
Nel 1938 una giovane Daphne du Maurier, scrittrice e autrice teatrale, stupisce il pubblico internazionale con questo giallo gotico che è sia un thriller che un romanzo psicologico. Durante un soggiorno a Monte Carlo insieme alla signora cui fa da dama di compagnia, una giovane donna, appena ventenne, conosce il ricco e affascinante vedovo Maxim de Winter. L’uomo inizia a corteggiarla e, dopo due sole settimane, le chiede di sposarlo; lei, innamoratissima, accetta con entusiasmo e lo segue nella sua grande tenuta di famiglia a Manderlay. Sembra l’inizio di una storia da favola, ma i sogni e le aspettative della giovane si scontrano subito con la fredda accoglienza della servitù, in particolare della sinistra governante. Eppure non si tratta solo di questo: c’è qualcosa, in quel luogo, che giorno dopo giorno rende l’ambiente sempre più opprimente; c’è una presenza che pervade ogni stanza della magione e che si stringe attorno ai passi dell’attuale inquilina come una morsa silenziosa. È Rebecca, la defunta signora de Winter, più viva che mai nella memoria di tutti quelli che l’hanno conosciuta e modello inarrivabile per la giovane, che invece si muove impacciata e confusa nella sua nuova esistenza altolocata e mondana. Un fantasma ingombrante che si trasformerà in una vera e propria ossessione per la protagonista, costretta a immergersi nelle ombre del proprio matrimonio e spinta sempre più ai confini della follia, sino a dubitare della propria stessa identità.
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