Cos’è l’Open Innovation? Da dove viene? Come funziona? La risposta non è facile: oggi stiamo vivendo in un mondo transitorio, anfibio, a cavallo tra l’analogico e il digitale. Si parla di trasformazione digitale, di industria 4.0, di open source, di creatività, di intelligenza emotiva. Ma c’è di più. Anzi, c’è di meglio.
C’è la Open Innovation, che Wikipedia introduce così: “Il mutamento dei processi economici dovuti principalmente alla globalizzazione ha costretto ad una riformulazione del concetto tradizionale di innovazione. Questo nuovo contesto economico, dove la convergenza delle tecnologie mercato ha reso il processo di innovazione maggiormente rischioso e i mercati integrati hanno abbassato la vita media dei prodotti, ha stimolato una revisione e un aggiornamento della nozione di innovazione”.
Mettiamo Wikipedia perché è proprio l’enciclopedia aperta uno degli esempi di Open Innovation nel senso più ampio. Come dice Henry Chesbrough «L’open innovation è un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche».
Volete imparare come si fa e quali sono le sue tendenze, i suoi segreti e i suoi obiettivi? Ecco qui i libri per insegnarvelo.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Open Innovation
Henry William Chesbrough è il cantore dell’Open Innovation e questo libro ne è sostanzialmente il fondamento. È l’unico libro in inglese di questa lista, non vi preoccupate, anche se è singolare che così tanti autori italiani (come quelli che state per leggere qui di seguito) si siano cimentati nel cercare di spiegare cosa sia e come funzioni la Open Innovation ma a nessuno sia venuto in mente di tradurre il più fondamentale tra i libri del maestro. Forse ci sbagliamo noi, comunque non abbiamo trovato alcuna versione italiana di questo libro che, ripetiamo, è quello fondamentale: qui Chesbrough spiega quali sono i nuovi paradigmi introdotti dalla Open Innovation, come sia necessario ripensare il proprio business per crescere e poter competere in una nuova era nella quale valgono regole fondamentalmente diverse da quelle precedenti. Vedere anche i libri che seguono.
Open innovation. Oltre la crisi: una casa comune per la nuova economia
Non c’è Open Innovation senza una discontinuità, un cambio di paradigma, una crisi che non ridefinisca il modo con il quale si opera in maniera brusca e talvolta spietata. Racconta questo nel suo libro Leonardo Valle che, con la prefazione importantissima di Giancarlo Vinacci, disegna la mappa del problema: cosa serve per ripartire dopo la crisi. Sul tavolo ci sono molti se non tutti o quasi i grandi temi industriali, politici e tecnologici del nostro tempo. Soprattutto, emerge la difficoltà nel collaborare, nel costruire assieme con tempi strettissimi quel ponte verso la Open Innovation che è necessario, elemento fondamentale per la transizione del nostro Paese verso un futuro che lo allontani dal rischio dell’obsolescenza e del collasso dei mercati. Dialogo tra le parti, capacità di reinventare elementi fondamentali dell’industria senza contare i nuovo obiettivi ambientali. C’è molto da fare.
Open innovation. Oltre la crisi: una casa comune per la nuova economia
Il futuro della open innovation
Rischiavamo di avere un buco nero al posto dei testi fondamentali per capire cosa sia la Open Innovation. Purtroppo la pietra angolare manca (vedi sopra) però la casa editrice della Luiss di Roma ha colmato almeno in parte il vuoto con la traduzione di questo volume di Henry Chesbrough che spiega come creare valore dall’innovazione aperta nell’era della tecnologia esponenziale. Con questo libro si comincia a disegnare una traiettoria che fa capire quali siano i problemi della nostra società ma si va anche avanti: quali sono i problemi nella ricezione dell’idea di Open Culture, il paradigma creato (verrebbe da dire “inventato”) dallo stesso Chesbrough? L’innovazione non è un bene di lusso, anche se ad alcuni può sembrarlo. Invece, secondo Chesbrough le imprese possono e devono accedere a idee e mercati esterni per progredire dal punto di vista tecnologico e generare profitto. Il libro è arricchito da una serie di esempi concreti, dall’innovativo modello di ricerca sui vaccini applicato al business alla nuova concezione di Smart Villages per i piccoli centri, dall’innovazione esponenziale cinese nel settore dei trasporti al processo di lean startup, nuovo approccio radicale per il lancio di idee e attività innovative su modelli di business sostenibili e iperconnessi.
Il futuro della open innovation
Open Innovation: la Rivoluzione
Arriviamo agli epigoni italiani della rivoluzione della Open Innovation. Con il volume di Gianluca Storto infatti si cerca di approfondire un tema centrale: la Open Innovation come driver dello sviluppo economico odierno. Non è la tecnologia di per sé, ma il modo con il quale si utilizza e le modalità che abilita. In particolare, le tecnologie digitali personali e di rete abilitano un modo per fare ricerca scientifica, business e commercio di rete completamente diverso da quella che era la regola nelle epoche che ci hanno preceduto. Risultato: una rivoluzione basata su una innovazione di tipo diverso, open per l’appunto. I vantaggi di questo libro stanno nel fatto che l’autore è italiano e conosce bene il quadro di riferimento non solo politico e culturale ma anche amministrativo e procedurale del nostro Paese: intendo dire con questo che il libro offre spunti e suggerimenti concreti a chi, nelle aziende, vuole utilizzare queste nuove modalità di fare innovazione per restare sul mercato o aprirsi a nuovi mercati ma anche a chi, nel mondo della ricerca e sviluppo, ha la costante necessità di trovare i finanziamenti per sostenere i propri progetti o renderli realmente interessanti agli occhi di chi vuole investire nel futuro.
Open Innovation: la Rivoluzione
Open innovation. Aspetti teorici ed evidenze empiriche
Ma la Open Innovation è una cosa vera o ce la stiamo solo raccontando, cadendo vittime della nostra stessa retorica? Non sono domande balzane quelle che si pone Gabriele Santoro, che si muove sul piano del pragmatismo concreto e fa un lavoro di fino nello stabilire quali sono gli elementi più validi e necessari per studiare teoricamente gli aspetti principali della Open Innovation ma anche quali sono le prove che possiamo trovare nei casi di studio per affermare che effettivamente la Open Innovation sta funzionando.
Open innovation. Aspetti teorici ed evidenze empiriche
Open innovation made in Italy. Lo sviluppo dell’innovazione aperta nelle imprese italiane
C’è Open Innovation e Open Innovation. E poi c’è il Made in Italy, che è una garanzia. Giuseppe Iacobelli cura questo libro che si avvale di numerose firme prestigiose. In copertina ci sono Massimo Maccaferri e Luca De Biase, del Sole 24 Ore innovazione, che toccano alcuni dei temi chiave. Il libro si interroga sulle prospettive dell’adozione del paradigma di una innovazione aperta per affrontare efficacemente le strategie d’impresa e rilanciare la sfida dell’innovazione nel nostro Paese. È una sfida complessa, che però non parte da zero. Anzi, ci sono casi ed esempi, ci sono strade percorse e normative scritte ed entrate in vigore. Il pregio di questa raccolta di voci è la capacità di identificare le persone più autorevoli in ambiti qualificati e interdisciplinari. Vari punti di osservazione che mettono a fuoco in maniera tridimensionale questo oggetto alieno, l’innovazione aperta, e la sua nascente relazione con il Sistema Paese: un “modello italiano” di trasferimento tecnologico e sviluppo dell’innovazione.
Open innovation made in Italy. Lo sviluppo dell’innovazione aperta nelle imprese italiane
Open innovation, dinamiche relazionali e strategia
A che punto siamo con la Open Innovation? In quale modo ci si muove e come reagiscono le imprese? Secondo Francesco Capone, ricercatore a tempo determinato in management all’università di Firenze, nell’ultimo decennio i processi innovativi delle imprese hanno subito profondi cambiamenti. Il libro, che investiga i cambiamenti dei processi innovativi nelle imprese tramite la Open Innovation, fornisce interessanti implicazioni per i manager che vogliano adottare un processo innovativo aperto e chiarisce il relativo impatto sulle performance innovative delle imprese al fine di supportare i manager nelle strategie e nelle dinamiche relazioni per l’innovazione.
Open innovation, dinamiche relazionali e strategia
La co-creazione di valore nei processi di innovazione aperta: verso un modello di analisi
Barbara Aquilani insegna all’università della Tuscia di Viterbo e presiede il Consiglio di corso di studi in Marketing e Qualità e in questo libro affronta un passaggio importante per il dibattito sulla creazione di valore da parte delle imprese alimentato sia dal nuovo mondo e dalle nuove condizioni in cui operano le aziende sia dalla necessità di cogliere le migliori opportunità che emergono, sempre più spesso, al di fuori degli ambiti tradizionali. In questo mondo in costante divenire saper progettare la creazione del valore richiede una rilettura del mondo. E viene fuori una dialettica che contrappone la co-creazione di valore da un lato, e l’innovazione aperta dall’altro. Il tentativo di Aquilani è quello di armonizzare i due approcci, mantenendo ferma la consapevolezza delle loro differenze, e approfondisce un tema trascurato sinora dagli studiosi, cioè quello della natura del valore co-creato.
La co-creazione di valore nei processi di innovazione aperta: verso un modello di analisi
Verso la Open Green Innovation. Cultura tecnologica e nuovi driver del progetto contemporaneo
Il testo bilingue (utile esercizio per l’inglese, tra l’altro) affronta un tema di architettura, cioè la progettazione tecnologica per architetture a zero energia, adattive e resilienti. Tuttavia il libro di Alessandro Claudì de Saint Mihiel e Antonella Falotico è una bussola straordinaria per calare il tema della innovazione aperta nell’arena non solo pratica ma anche concettuale e teorica della costruzione. Quali approcci, quali strategie, quali salvaguardie? C’è tutto e si riesce a orientarsi anche senza essere esperti della materia. È una lettura trasversale, multidisciplinare, serendipica, e proprio per questo molto ben accetta.
Verso la Open Green Innovation. Cultura tecnologica e nuovi driver del progetto contemporaneo
Open. Modelli di business per l’innovazione
Ci era sfuggito, lo ammettiamo. Ma un lettore sagace e attento ci ha avvertiti prontamente. Guardate, ci ha detto, che il primo libro di Henry Chesbrough, quello a cui si deve l’espressione “Open Innovation”, è stato tradotto. Ci ha pensato Egea, la casa editrice della università Bocconi. E la sua traduzione è stata fondamentale perché ha dato qualche anno di vantaggio ai laureati presso il prestigioso ateneo milanese. Anni di vantaggio nel quale hanno potuto assorbire le lezioni dello studioso straniero, fare propri i concetti di Open Innovation e applicarli rendendo ancora più premiante l’ottenimento di una laurea in Bocconi. Imprenditoria, tecnici e professionisti, tecnocrati dello Stato, dirigenti d’azienda. Solo pochi anno avuto accesso finora all’idea dei nuovi modelli di business per l’innovazione basati sull’approccio Open. Questo spiega molte cose accadute negli ultimi anni. L’avete letto prima qui.
Open. Modelli di business per l’innovazione
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