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I migliori libri per tutti con una grande storia d’amore

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L’amore vince tutto. O forse no, però certamente oltre a essere il più altruistico tra i “motori” che spingono avanti le nostre vite è anche una delle più grandi tematiche per quanto riguarda la letteratura. L’amore come forma d’arte, l’amore come discorso letterario, l’amore come piacere nel leggere e nello scoprire che quello che abbiamo provato o che proveremo è stato sentito anche da altri e magnificamente raccontato.

Questa lista di grandi storie della letteratura contemporanea unisce libri apparentemente diversi e certamente non esplicitamente “sentimentali”, facendo leva su uno dei sentimenti più importanti dell’esperienza umana. A voi lettori trovare quale sia la vostra forma d’amore oppure quella che vorreste provare un giorno.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida

L’amore ai tempi del colera

La più ispirata fra le storie d’amore della letteratura latimoamericana e di quella universale. Per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione.

Una storia d’amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un’epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell’assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.

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L’amante

Una grande della letteratura, a cui ancora non si è reso il credito che meriterebbe. Marguerite Duras ha segnato alcune delle pagine più belle e più intense non solo dal punto di vista sentimentale. Nel suo scrivere c’è odore di vita.

La storia d’amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell’Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, questo libro trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l’oblio ricalcano sulla trama della vita.

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Che tu sia per me il coltello

Franz Kafka non ha scritto un romanzo con l’amore al centro ma in una lettera scritta alla sua Milena disse: “Amore è il fatto che tu sia per me il coltello col quale frugo dentro me stesso”. Non a caso questo romanzo di David Grossman è scritto in forma epistolare.

Un uomo vede una donna sconosciuta che, in un gruppo, sembra volersi isolare. Yair, commosso da quella che interpreta come un’impercettibile e ostinata difesa, le scrive una lettera, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un’implorazione e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Accetta, e un mondo privato si crea così fra loro. In questo processo di reciproco avvicinamento Yair e Myriam scoprono l’importanza dell’immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, e gli chiedono con imperiosa delicatezza un’inaspettata svolta interiore.

Romanzo epistolare, come dicevamo, avvolgente e “impudico”, questo è il ritratto di due persone che, nel condividere la parte nascosta di se stessi, inventano un mondo e il linguaggio per esprimerlo. Un libro che mostra a ognuno di noi quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l’anima (e il corpo) di un altro essere umano.

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Il dottor Źivago

Con lo scenario della rivoluzione russa del 1917. Boris Pasternak nacque nel 1890 a Mosca. Il suo ingresso nella vita intellettuale russa coincise con la moda del cubofuturismo e con le più accese esperienze di rinnovamento letterario. Ma per quanto animato da un ansioso bisogno di ricerca, egli non dimenticò mai la più genuina tradizione della sua terra, come testimoniano l’opera poetica e, ancor meglio e di più, il romanzo. La sua poesia, così improduttiva ai fini della propaganda, non lo mise mai in buona luce presso le autorità; egli stesso, non per una ben individuata ragione di ordine politico, ma per un preciso bisogno di salvare la libertà dell’arte e del pensiero, sin dal 1930 visse in disparte nella sua dacia di Peredelkino presso Mosca, dove morì nel 1960.

Fu in questa volontaria solitudine che maturò e fu scritto II dottor Zivago. Il premio Nobel per la letteratura, conferitogli nel 1958, e l’eco enorme e l’impressione profonda suscitate in tutto il mondo dal romanzo non valsero a toglierlo dall’isolamento né ad attenuare il gelo ufficiale della politica e della letteratura sovietiche. Unanime, la critica di tutto il mondo riconosce che questo libro si inserisce, per dirla con le parole di Eugenio Montale, “per l’ampiezza del quadro e per la primordialità delle passioni nella tradizione tolstoiana”; e tuttavia, come scrisse Edmund Wilson, esso “Non è affatto un romanzo d’antico stampo è un romanzo poetico moderno, il cui autore ha letto Joyce, Proust, e Kafka e s’è allontanato dai suoi predecessori per inventare, in questo campo, un genere suo proprio l’intero libro è una grandiosa, enorme espressione simbolica della visione della vita dell’autore”.

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Madame Bovary

L’anti storia d’amore per definizione, eppure una delle più intense, nel cuore dell’Europa. “Uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza e risucchia nell’abisso l’intiero cuore”: così intende l’amore la giovane Emma Rouault che, nutrita di sogni romantici, sposa Charles Bovary, un tranquillo medico di campagna. Né la devozione del marito né la maternità placano la sua insoddisfazione e irrequietezza: la vita di provincia le appare meschina.

Simbolo di un’insanabile frustrazione sentimentale e sociale, Emma insegue l’amore tra le braccia dei suoi amanti e si indebita per riempire il vuoto della sua anima vivendo al di sopra delle possibilità del marito. Assoluto capolavoro del romanzo moderno, procurò al suo autore un clamoroso processo per oltraggio alla morale.

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Orgoglio e pregiudizio

È la vera maestra della storia d’amore. Non finisce mai, si torna sempre da Jane Austen e i suoi intrecci vittoriani. I Bennet sono una famiglia rispettabile, ma non agiata, che vive nell’Hertfordshire, composta dai genitori e da cinque sorelle: Jane, Elisabeth, Mary, Catherine e Lydia. La signora Bennet è una donna frivola e dal comportamento spesso imbarazzante, il cui unico scopo nella vita è quello di trovare un buon marito alle proprie figlie. Quando il ricco Charles Bingley si trasferisce vicino alla tenuta dei Bennet con le due sorelle e l’amico Darcy, si verificano cambiamenti importanti. Jane infatti si innamora, ricambiata, di Bingley, mentre tra Darcy ed Elisabeth si crea subito una forte antipatia.

Nei giorni successivi Jane si reca a trovare Miss Bingley, ma a causa di un temporale si ammala ed è costretta a restare a casa dell’amica. Elisabeth raggiunge la sorella per assisterla ed è proprio in questa occasione che Darcy approfondisce la sua conoscenza della ragazza e se ne innamora. L’arroganza ed il pregiudizio di Darcy tuttavia lo portano a convincere Bingley che Jane non è innamorata di lui, allontanandolo così da Netherfield. Jane ne soffre moltissimo ed Elisabeth si convince ancora di più della bassezza morale di Darcy, causa dell’infelicità della sorella. In seguito, durante un viaggio di piacere a Londra, Elisabeth incontra di nuovo Darcy; i due in quell’occasione hanno modo di chiarirsi ed i loro sentimenti sembrano finalmente superare i pregiudizi e l’orgoglio di classe.

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Via col vento

Nella nostra cavalcata attraverso i continenti, eccoci arrivati agli Stati Uniti della guerra civile tra nord e sud. È il 1936 e un romanzo sudista vende negli Stati Uniti un milione di copie in sei mesi. Nel 1937 vince il Premio Pulitzer e nel 1939 diventa il più grande successo nella storia del cinema americano.

Il romanzo che racconta le vicende di Scarlett O’Hara (da noi Rossella) è uno dei più eclatanti casi editoriali mondiali. Opera pressoché unica di Margaret Mitchell, nata ad Atlanta nel 1900 e cresciuta ascoltando i racconti dei veterani della guerra di Secessione, questo romanzo conquista i lettori di tutto il mondo grazie a una trama avvincente caratterizzata da colpi di scena, rovesci di fortuna e da un’appassionata storia d’amore; trama che portò i critici a parlare di Grande Romanzo Americano e a osare il paragone con Tolstoj. Ma a rendere straordinarie queste pagine è soprattutto l’anticonvenzionale protagonista: Scarlett O’Hara, la viziata e volubile ereditiera della grande piantagione di Tara, la quale, contando sulle sue sole forze, dovrà cavarsela mentre l’esercito nordista avanza in Georgia.

A oltre ottant’anni dalla sua pubblicazione è considerato un intramontabile classico, al punto che anche chi non ha mai avuto il piacere di approcciarsi al romanzo ricorderà, grazie all’omonima versione cinematografica, una manciata di battute ormai divenute celebri: il «non soffrirò mai più la fame» pronunciata da Scarlett stringendo un pugno di terra; il «francamente me ne infischio» sul finale, e la stizza e la speranza di «domani è un altro giorno».

Questo volume ripropone l’edizione integrale in una nuova traduzione che punta non solo a ripristinare la versione originale del romanzo, ma anche a rinnovare la traduzione italiana del 1937, oggi terribilmente invecchiata poiché vittima dell’autarchia linguistica imposta dal fascismo. Seguendo il costume dei nostri tempi, la nuova traduzione lascia in originale i nomi di personaggi, di istituzioni e i toponimi, e utilizza termini stranieri ormai ampiamente diffusi in italiano. Soprattutto, introduce un radicale e importante cambiamento nel modo di parlare degli schiavi, che, nelle traduzioni italiane precedenti, sia del romanzo sia del film, sfiorava il grottesco. In questo modo, i lettori di oggi potranno godere appieno di ogni sfumatura di un romanzo leggendario che dalla sua pubblicazione non ha mai smesso di appassionare e conquistare nuove generazioni.

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L’amore dura tre anni

Una storia che diventa triste ma è sempre una storia d’amore. Marc Marronnier, pubblicitario parigino malinconico e mondano (alter ego dell’autore), formula una sua teoria: anche l’amore, come tutto il resto ormai, ha una data di scadenza. Durata massima, tre anni in tutto. Tanto ci ha messo a disfarsi il suo matrimonio con Anne. Cinico quanto inguaribile romantico, in fondo smanioso di smentirsi, innamorato dell’innamorarsi, sempre pronto a partire di nuovo per una nuova avventura, Marc incontra Alice. Sarà vero amore o un altro conto alla rovescia? La storia ricomincia.)

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Amore

Più essenziale di così forse non si può. L’amore raccontato da Inoue Yasushi in Giappone. Un piccolo hotel incastonato in una scogliera scoscesa, la spiaggia di ciottoli, il mare indaco: per Sugi, che dopo infiniti fallimenti deve affrontare anche il disonore, è l’approdo cercato – lo scenario ideale per morire. Si è concesso un unico, singolare lusso: tre giorni, il tempo necessario per leggere il resoconto del favoloso viaggio che nel XIII secolo Guillaume de Rubrouck compì attraverso l’impero dei Mongoli. Nulla tranne quel libro lo tiene legato alla vita. Ma l’unica altra ospite dell’albergo, la giovane Nami, nel registrarsi ha indicato come motivo del suo soggiorno «Mors»: forse una criptica richiesta di soccorso, o una sfida lanciata alla sorte.

È fatale che fra loro nasca un silenzioso dialogo, che ha la stessa iridescenza del mare in cui entrambi hanno deciso di scomparire. E di astrali rispondenze, impercettibili cataclismi, arcane complicità, beffarde rappresaglie scatenate dai luoghi (come l’abbagliante Giardino di pietra di Kyoto) sono intessuti anche gli altri due, non meno indimenticabili, racconti qui riuniti. Racconti che esplorano, con la sovrana maestria che i lettori del Fucile da caccia ben conoscono, quell’indecifrabile e ingannevole universo che si spalanca dietro la parola «amore».

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Gli otto volti del lago Biwa

Un autore tedesco, Max Dauthendey, racconta nel 1911 otto storie dal Giappone. In questa raccolta di racconti, l’opera narrativa più nota di Max Dauthendey, lo scrittore bavarese riprende quasi alla lettera i titoli delle otto vedute del lago date dal noto artista Utagawa Hiroshige, uno dei più popolari maestri della xilografia nella tarda era Edo.

Le immagini sono tutte relativa al Lago Biwa, cantato per la sua peculiare bellezza paesaggistica nelle diverse stagioni e ore del giorno. Come le immagini, anche i racconti prendono le mosse da illustrazioni di luoghi esistenti, per poi elevarsi a una dimensione fantasmagorica, affascinante e inquietante, che trasforma i luoghi in mero spunto per l’evocazione di persone sempre in bilico fra verità e suggestione onirica, protagonisti di decadenti storie d’amore e di morte.

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L’arte di amare

Primo dei due fuorisacco di questa lista dei migliori libri di Macity, altrimenti che lista sarebbe, è il famosissimo (ma raramente letto) saggio di Erich Fromm. Ogni essere umano avverte dentro di sé in modo istintivo e insopprimibile l’assoluta necessità dell’amore. Eppure, in molti casi, si ignora il vero significato di questo complesso e totalizzante aspetto della vita.

Per lo più l’amore viene scambiato con il bisogno di essere amati. In questo modo un atto creativo, dinamico e stimolante si trasforma in un tentativo egoistico di piacere. Ma il vero amore è un sentimento molto più profondo, che richiede sforzo e saggezza, umiltà e coraggio. E, soprattutto, è qualcosa che si può imparare. Da un grande e insuperato maestro della psicologia del Novecento, un saggio da leggere tutto d’un fiato, un invito a vivere il vero amore che ognuno può fare proprio.

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Amore liquido – Sulla fragilità dei legami affettivi

Chiudiamo con il secondo fuorisacco del sociologo polacco di Zygmunt Bauman che ha offerto una delle più interessanti chiavi di lettura della contemporaneità. “La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione, puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia”.

I protagonisti di questo libro sono gli uomini e le donne nostri contemporanei, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno. Eppure sono gli stessi che hanno paura di restare impigliati in relazioni stabili e temono che un legame stretto comporti oneri che non vogliono né pensano di poter sopportare.

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