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I migliori libri per scoprire Buenos Aires

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Andare alla scoperta di Buenos Aires è un’impresa oltre che una avvenutra. La capitale argentina è una città italiana, italianissima, anche se si parla lo spagnolo come prima lingua. E chi la ama dice che è la più bella città italiana che potremmo desiderare vedere. Una vera e propria capitale di un impero immaginario. Popolata da milioni di emigranti e connazionali (molte persone hanno mantenuto o acquistato anche la cittadinanza italiana) è una città fatta di storia e di orgoglio, di panorami mozzafiato e di cibo e cultura incredibili.

È stata la vera capitale alternativa delle Americhe, con un orgoglio che le deriva dall’essere cresciuta sulle sponde di un gigantesco fiume e aperta al commercio mondiale. Diventata ricchissima e colta e stupenda, è poi crollata nella spirale senza fine delle crisi dell’America latina, telecomandate da Washington ma certamente anche auto-inflitte da governanti, capi e capetti locali.

Oggi, nonostante le difficoltà economiche, è comunque una città molto sicura che può essere sia una meta turistica che culturale. E ovviamente una porta sul gigantesco e smisurato entroterra argentino o sul resto dell’America Latina. In ogni caso, Buenos Aires è una città che non si può ignorare nell’educazione sentimentale di qualunque persona.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

I migliori racconti brevi e minimalisti made in USA

Nacnic Poster Mappa di Buenos Aires – Argentina. Blades of Cities of Latin America con Mari e fiumi in Colore Nero.

Cominciamo con una cosa atipica ma che rende molto l’idea di quanto sia sconfinata e al tempo stesso gestibile e comprensibile la città di Buenos Aires. Una grande cartina che fa anche da quadro e che mostra in maniera stilizzata il corpo della città. Se andrete a visitarla, ispirati spieriamo da questa guida dei migliori libri di Macity, oppure ci siete già stati e l’amate con passione e vi manca ogni notte che ve ne siete allontanati, questa potrebbe essere la soluzione per voi.

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A Buenos Aires con Borges. Le case, le strade, le cose

Ok, non scherziamo, quando si parla di Buenos Aires si parla di Borges. Undici capitoli. Undici lettere: tante quante ne servono per comporre il nome di Buenos Aires, per il narratore-viaggiatore un luogo dell’anima prima ancora che una città vera e propria; un luogo che non sarebbe quello che è se Jorge Luis Borges, il più grande romanziere del Novecento a non aver mai scritto un romanzo, non ne avesse fatto il protagonista assoluto dei suoi racconti e delle sue poesie.

Ed è proprio per fare la conoscenza di questo “personaggio” che comincia un viaggio che è una corsa contro il tempo, una sfida lanciata per sottoporre la fantasia letteraria alla prova di resistenza degli anni, che sulle fondamenta di quella città ― inventata prima ancora che esplorata dallo scrittore argentino ― hanno eretto strati di storia ed esperienze vertiginose come grattacieli: un bacino babelico di culture in cui il vecchio mondo si fonde inestricabilmente con il nuovo dando vita a un amalgama potente e suggestivo.

Un viaggio che è insieme conquista e perdita, perché dopo tutta la vita che si può vivere, dopo tutti gli amori e gli altri affanni, l’ultima pagina del nostro diario può finire solo con questo verso: “è nostro solo ciò che abbiamo perduto”.

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111 luoghi di Buenos Aires che devi proprio scoprire

Entriamo nella fisicità della città partendo proprio dal suo grande cantore. A quale ponte Borges dedicò versi vaporosi? Quale ricchezza custodisce il “lunfardo”? Cosa ci fa Dante Alighieri a Palacio Barolo? Moderna, creativa, pulsante, contraddittoria. Buenos Aires continua a reinventare se stessa e la sua tradizione. Tra dittature e proteste, Street art e opera lirica, la capitale argentina non è solo tango, calcio e bistecche. È con questa guida Buenos Aires vi sorprenderà ben 111 volte!

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Alma Buenos Aires. Guida letteraria al mito di una città

La costruzione del mito di una città, spiegata bene. Buenos Aires è antica quanto l’oceano, anche se non lo è. È antica quanto l’Occidente, anche se non vuole esserlo. Buenos Aires si ostina a vivere, perché non può farne a meno. Questo libro cerca una via per arrivare al nucleo del suo mito letterario e intellettuale.

Ma di fronte a ogni mistero è necessario fermarsi appena prima del suo disvelarsi. Con quattro disegni di Attilio Rossi tratti da “Buenos Aires en Tinta China” e una scelta di rare fotografie realizzate a Buenos Aires intorno all’anno 1900.

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Buenos Aires. Ritratto di una città

Libro che guarda a una tradizione antica. L’architetto Le Corbusier definì Buenos Aires “la capitale di un impero immaginario”. A partire dalla sua fondazione nel XVI secolo, la principale città argentina è stata tanto un luogo dell’immaginazione quanto lo scenario di numerosi eventi storici cruciali.

Dalle invasioni straniere del passato ai più recenti colpi di stato e dittature militari, parallelamente alla storia della città si è sviluppata una vibrante cultura popolare generata dalla durezza dell’immigrazione e dalla nostalgia per una patria perduta.

Questa guida culturale ci spinge a riflettere sugli sforzi di uomini e donne per costruire una città dove realizzare i propri sogni, fornendoci al contempo un affresco della Buenos Aires odierna. Dai grattacieli sorti lungo l’estuario del Rio de La Plata al pittoresco porto di La Boca da dove migliaia di migranti si sono affacciati per la prima volta al nuovo continente, Buenos Aires ha creato la sua propria leggenda, che oggi rivive nelle tanguerie, negli affollati campi da calcio, nei caffè dove prendono vita sostenuti dibattiti o da dove osservare il viavai dei passanti.

Nick Caistor ci porta all’interno della brulicante città, mostrandoci come il passato abbia plasmato le sue strade, come la politica argentina abbia lasciato il proprio marchio in ogni angolo urbano, come ogni nuova ondata di abitanti si sia venuta a integrare al variegato mix culturale della metropoli. Esplorando la complessa eredità lasciata tanto dal colonialismo spagnolo quanto dal peronismo.

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Pensieri selvaggi a Buenos Aires

Allarghiamo il tiro. Se Tristi Tropici di Claude Lévi-Strauss raccontava esplorazioni e scoperte alla ricerca del ‘pensiero selvaggio’ – fra le tribù primitive e meste nel più profondo Brasile. Contrapposte ai beati lussi nelle ricche metropoli del dopoguerra, Buenos Aires e Rio de Janeiro, meta agognatissima per generazioni di emigranti nostrani: Dagli Appennini e dalle Alpi alle Ande.

I fasti argentini e brasiliani abbagliarono la povera Italia affamata e distrutta, fino al trionfo nella tournée europea della ‘presidenta’ Evita Perón, bella giovane e brava attrice, con una memorabile visita elegante e populista in Vaticano, e sostanziosi doni a Pio XII. Ne derivò poi il successo planetario del musical Evita.

Frattanto, i libri di Lévi-Strauss diventavano classici fondamentali nella voga strutturalista. Si tradussero le opere di Jorge Luis Borges, e anche lui venne a Roma, al culmine della popolarità. E poi, tutta un’ondata di eccellente narrativa latino-americana. Ma l’economia di quei paesi andò incontro a crisi gravissime; e le racconta appunto questo viaggio di rivisitazioni in Argentina, Brasile, Uruguay, Perù. Dove tuttavia non mancheranno sorprese.

Alberto Arbasino pennella un racconto sociale enorme, che attraversa una fase cruciale della nostra storia e mette al centro Buenos Aires come idea di un sogno e sogno di un’idea.

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Quintetto di Buenos Aires

Impossibile parlare di Buenos Aires senza leggere Manuel Vásquez Montalbán e il suo Pepe Carvhalho in trasferta. Lo zio d’America che non manca mai nelle famiglie spagnole incarica Carvalho di andare in Argentina a cercare il figlio Raul (dunque cugino di Pepe) volontariamente desaparecido dopo essersi salvato durante la dittatura militare. Carvalho parte, pronto a calarsi nell’appassionata atmosfera del tango, ma si ritrova, va da sé, in una città ben diversa e sconcertante. Le indagini prendono vita da sole: è sufficiente, infatti, che il detective inizi a contattare amici ed ex compagni di lotta perché il groviglio degli eventi prenda il suo corso e anche il lettore si ritrovi ben presto ad assumere lo stesso atteggiamento curioso e scettico di Carvalho e a farsi trasportare nelle realtà più disparate.

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La bella di Buenos Aires

Una specie di prologo al romanzo precedente, anche se non ambientato a Buenos Aires deve essere comunque letto perché è meraviglioso oltre a essere inedito. Una ragazza bonaerense bellissima, destinata a diventare l’Emmanuelle argentina, fugge in Spagna inseguita dai militari. Anni dopo, il cadavere di una barbona assassinata viene ritrovato a Barcellona. Carvalho, insieme al fidato Biscuter, dovrà chiarire inquietanti misteri che coinvolgono il giudice Garzón, l’ispettore-semiologo Lifante, tutta una serie di emarginati e un nucleo di alleanze segrete tra diversi stati.

La Barcellona crepuscolare del Barrio Chino sta ormai diventando la città del design mentre, un po’ dappertutto, nuovi cadaveri spuntano come funghi velenosi. E, sempre presente, il tango. A dieci anni dalla sua scomparsa, torna Manuel Vázquez Montalbán con un romanzo inedito della serie Carvalho, quasi un prologo al precedente Quintetto. Ritroviamo qui personaggi, stile e temi ricorrenti nell’opera di Manuel Vázquez Montalbán, come la buona cucina, la figura di Pepe antieroe sexy, o il Biscuter consigliere-intellettuale-modernizzatore.

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Fervore di Buenos Aires. Testo spagnolo a fronte

E visto che si parla sempre di lui, Jorge L. Borges, perché non leggerlo? “Non ho riscritto il libro. Ne ho mitigato gli eccessi barocchi, ho limato asperità, ho cancellato sentimentalismi e vaghezze” dichiara Borges ripresentando nel 1969 la sua prima raccolta poetica.

Il giovane ultraista colpevole di “innocenti novità rumorose” che l’aveva pubblicata nel 1923 e colui che ora “si rassegna o corregge” sono inequivocabilmente la stessa persona: “entrambi diffidiamo del fallimento e del successo, delle scuole letterarie e dei loro dogmi;” confessa “entrambi veneriamo Schopenhauer, Stevenson e Whitman” – e questa raccolta poetica prefigura “tutto quel che avrei fatto in seguito”.

Diagnosi non si potrebbe più precisa. Buenos Aires, non c’è dubbio, è la protagonista assoluta: ma non si tratta della città ‘moderna’ che con la “schiamazzante energia di certe vie centrali e l’universale plebe dolente che frequenta i porti” incantava l’avanguardia.

Al suo cuore spurio Borges contrappone le tracce di un tempo perduto: i patios “che hanno fondamenta / nella terra e nel cielo”, i crocevia “trafitti / da quattro lontananze senza fine”, e soprattutto i sobborghi “riflesso del nostro tedio”, luogo simbolico dell’identità criolla. E non è un caso che Buenos Aires dischiuda i suoi segreti al crepuscolo, quando il silenzio che abita gli specchi “ha forzato il suo carcere”, o di notte, allorché gli orologi “spargono un tempo vasto e generoso”.

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The Buenos Aires affair

Perché fermarsi a Buenos Aires quando si può girare un’America cupa e disperata, che mette a nudo l’anima nera di tutti noi? Questo è uno dei romanzi chiave di Manuel Puig: apparso per la prima volta nel 1973, è stato ritirato dalle librerie con l’accusa di pornografia e rimesso sul mercato dopo la censura di alcune scene erotiche e dei riferimenti alla politica peronista.

La storia si apre nel maggio del 1969, quando Gladys ― giovane artista plastica dall’incerta fortuna ― scompare in circostanze misteriose. Ad accorgersene è la madre: disperata, non trova la figlia da nessuna parte e tutti gli indizi fanno pensare sia stata rapita. Perché Gladys se n’è andata senza lasciare nemmeno un biglietto e portando con sé solo una vecchia pelliccia fuori moda? E chi è Leo, l’affascinante e tormentato critico d’arte di cui Gladys è follemente innamorata?

Alla tossica relazione tra i protagonisti, e ai fantasmi del passato che non cessano di ossessionarli, fanno da sfondo New York, Washington e Buenos Aires, metropoli cupe sopraffatte da un presagio di violenza. Definito dall’autore come «Romanzo poliziesco», questo libro è un intrigo nel quale la vera indagine è quella psicologica e i fatti ci appaiono (come sempre in Puig) attraverso stralci di conversazioni telefoniche, interviste e infinite citazioni hollywoodiane. Il risultato è un eccentrico caleidoscopio di voci, una scrittura moderna capace di raccontare l’animo umano e le sue miserie con sguardo impietoso ma sempre ironico.

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Le mille strade per Buenos Aires

Altro che realismo magico. «Ormai sei grande. Sei forte e non hai paura di niente.» Sono queste le ultime parole che la dodicenne Rosario sente pronunciare da sua madre prima di salire su una macchina che la porta per sempre lontano da casa. Arrivata alla fattoria, Rosario riceve un nuovo nome, perché, a sua insaputa, è stata venduta dalla famiglia, costretta dalla povertà, a una coppia che ha bisogno di manovalanza. Da quel momento non fa che lavorare seguendo il ciclo del sole che sorge e che tramonta. Di notte, però, Rosario cerca di mantenere viva la fiamma del ricordo dei genitori e dei fratelli. Una fiamma sempre più labile che è però vitale per lei, per non sentire la solitudine.

Fino al giorno in cui un terribile terremoto sconvolge il suo destino. Rosario riesce a fuggire dalla fattoria, ma non è più sola: aspetta una bambina, anche se l’uomo che ama non vuole seguirla. Nella testa ha un solo desiderio: ritornare a casa. Ma quello che vi trova è un altro rifiuto. Un altro abbandono. Questa volta perché è incinta e senza un marito. Così Rosario capisce di poter contare solo su sé stessa, che lei e sua figlia sono l’unica cosa davvero importante.

Parte per Buenos Aires dove, tra relazioni appassionate che le riempiono o le spezzano il cuore e l’amore incondizionato per i figli che la fanno sentire viva, Rosario combatte e si adatta, sempre in cerca del coraggio che sua madre le ha sussurrato all’orecchio quel giorno. Perché se una parte di lei è fiera dell’indipendenza conquistata, un’altra piccola parte è ancora la ragazzina che si sente rifiutata da chi avrebbe dovuto amarla. La storia di un abbandono e di una fuga. La storia di un rifiuto e di una rinascita. La storia di un ritorno e di un’accettazione. La storia di una donna respinta e di una madre senza paura.

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Sparire a Buenos Aires. Un’indagine dell’ispettore Alzada

Ogni città, si sa, ha il suo investigatore “residente”. In Italia anche i comuni più piccoli. Che sia un poliziotto, un giornalista, un medico condotto o un vero e proprio investigatore privato, se c’è un genere “glocal” è il giallo, meglio se procedurale. Buenos Aires non fa eccezione.

Una giovane donna scomparsa nel nulla. Un’Argentina divisa tra passato e futuro. Un giallo forte e intenso, come l’amato café cortado dell’ispettore Alzada. È il 19 dicembre del 2001, e per l’ispettore Joaquín Alzada quella non sarà una giornata come le altre. L’Argentina è stravolta da una delle crisi economiche più gravi di sempre, e per le strade di Buenos Aires, tra i manifestanti che minacciano di raggiungere la Casa Rosada e le forze di polizia dispiegate per fermarli, dilaga il caos. In quel clima di fervore, per l’ispettore è impossibile non ripensare ai terribili giorni del 1981, quando il regime militare portava via gli oppositori politici dalle loro case, ‘desaparecidos’ in una notte, mentre le ‘Madres’ si riversavano in Plaza de Mayo. Alzada, all’epoca un promettente giovane poliziotto, aveva provato sulla propria pelle il dolore di vedersi portare via qualcuno che si ama, e non poter fare niente per impedirlo.

Gli anni sono passati e Joaquín, ormai prossimo alla pensione, ha imparato a rimanere a galla, andando avanti a testa bassa. Ma quando inizia a indagare sulla scomparsa della rampolla di una delle famiglie più ricche della città, grazie all’aiuto del giovane collega Orestes Estrático e ai geniali suggerimenti della moglie Paula (è lei, si ripete sempre Joaquín, che avrebbe dovuto fare la detective), Alzada scopre che dietro quel mistero si nasconde qualcuno di potente, uno di quelli considerati intoccabili. E, questa volta, l’ispettore non ha intenzione di restare in silenzio.

Sullo sfondo di una Buenos Aires ribollente di rabbia e passione, Eloísa Díaz ci presenta Joaquín Alzada: scontroso, irascibile, non esattamente amante delle regole, costretto a fare i conti con un passato in sospeso e un mondo che cambia – ma, forse, non poi così tanto.

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Sotto il cielo di Buenos Aires. Oscar Junior

Un romanzo per ragazze e ragazzi dagli 11 anni in su di Daniela Palumbo. 1952. Addio, Italia. Un lungo viaggio su una grande nave dovrebbe essere un’avventura magica, un sogno ad occhi aperti per chiunque. Invece per Ines significa abbandonare tutto: la scuola, l’amore, l’adorata cavalla Lucerna e partire con un grande punto interrogativo nella testa e un peso sul cuore. Destinazione: Argentina. A Buenos Aires non mancano colori e odori nuovi, idee e amicizie da scoprire, ma ben presto Ines incontra sulla sua strada una dittatura sanguinaria, e impara una parola che la segnerà nel profondo: desaparecidos.

Si può davvero sparire per sempre? La ricerca della verità fa il giro del mondo e arriva ai nostri giorni, toccando le vite di Angela Maria, Ines, Estela, Luna, Pablo, tutti parte di un grande segreto da svelare e di un unico destino da ricostruire. Un romanzo che affronta con forza, intensità e speranza una delle pagine più crudeli della Storia.

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Le irregolari. Buenos Aires horror tour

Non si può parlare di Buenos Aires senza toccare due temi politici e storici fondamentali. Il primo è quello della dittatura. Un romanzo basato su fatti e personaggi assolutamente veri che racconta in modo completo la storia della guerra sporca della dittatura argentina: la metodologia della “desaparicion”, i campi di concentramento clandestini, i bambini trattati come bottino di guerra, la persecuzione degli ebrei argentini, un incubo nell’incubo, la verità sul ruolo della chiesa cattolica, le connessioni e le coperture internazionali. E racconta anche la battaglia delle nonne e delle madri di Plaza de Mayo: una storia al femminile, fatta di amore, dolore e coraggio.

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Le pazze: Un incontro con le madri di Plaza De Mayo

La notte terribile dell’Argentina è una di quelle più nere per tutto il mondo. Ma si è conclusa con un’alba insperata, ma fortemente voluta e conquistata con sofferenza e dignità.

Dopo il golpe del 24 marzo 1976, le Madri argentine di Plaza de Mayo ebbero il coraggio di sfidare la dittatura, decise a ritrovare i figli scomparsi. Solo in seguito seppero che i militari avevano sequestrato e ucciso trentamila oppositori politici, ragazzi e ragazze torturati nei campi di concentramento clandestini disseminati nell’intero paese, gettati in mare con i “voli della morte”. Furono le porte che si videro chiudere in faccia nei tribunali, nelle chiese, nei commissariati, a dar loro la misura del potere che le soverchiava e a spingerle in quella Plaza de Mayo dove avrebbero dato vita alla storica marcia che continua ancora oggi, ogni giovedì.

L’insegnamento delle Madri, così duramente appreso, ci mostra come sia possibile, passo dopo passo, l’instaurarsi di un potere criminale mentre la vita quotidiana non smette di avere le forme della normalità, ricordandoci quanto sottile, fragile e preziosa sia la soglia che separa la democrazia dalla dittatura. Ciascuno di noi, ci dicono, ha la responsabilità di non guardare con ottusità a quello che accade, di non trincerarsi nel proprio quieto vivere, perché alla restrizione della libertà e all’intimidazione ci si abitua, fino al precipizio.

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Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos

Il capitolo più importante da leggere per capire l’orrore. “Sono stato all’ESMA. Le voglio parlare.” Così inizia una delle interviste più importanti per la storia dell’Argentina contemporanea e per il mondo intero. Adolfo Scilingo, capitano di corvetta, ex membro dell’apparato repressivo che ha detenuto il potere in Argentina dal 1976 al 1983, confessa pubblicamente e per la prima volta al giornalista Horacio Verbitsky che alcuni desaparecidos venivano gettati in mare da un aereo dopo essere stati narcotizzati.

Fino al 1995, anno in cui questo libro è stato pubblicato in Argentina, solo le vittime della repressione avevano denunciato quest’orribile modalità di eliminazione dei detenuti politici. Punto di svolta nella conoscenza e nell’analisi della storia recente del paese, “Il volo” ha rappresentato anche uno strumento probatorio fondamentale nel corso del processo condotto dal giudice spagnolo Baltasar Garzón contro lo stesso intervistato. Nell’aprile del 2005 Scilingo è stato condannato a 640 anni di carcere da un tribunale spagnolo.

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Le Falkland. La guerra di Margareth Thatcher

Concludiamo questa lunghissima e triste parte “fuori sacco”, come tradizione dei migliori libri di Macity, con un altro capitolo da non dimenticare della storia dell’Argentina: la guerra con il Regno Unito per le isole Malvinas/Falkland.

Questo libro di Roberto Semprebene prende la prospettiva “altra”, quella britannica e del rapporto che il suo leader dell’epoca, Margaret Tatcher, aveva con gli Stati Uniti di Ronald Reagan. Ma è anche la storia di un regime agonizzante, quello argentino, che cerca di mettere in corto circuito l’identità di un popolo oppresso ma al tempo stesso fieramente nazionalista.

Nella primavera del 1982 il mondo assistette alla partenza dai porti della Gran Bretagna della più poderosa task force navale che avesse mai navigato dalla fine della seconda guerra mondiale. L’obiettivo era un arcipelago, quello delle Falkland, distante 8000 miglia dalla madre patria, abitato da poco più di 1800 persone. Le isole erano state invase dall’Argentina, che ne reclamava da tempo la sovranità.

Il conflitto che seguì ebbe una durata di 75 giorni, un teatro delle operazioni circoscritto alle sole Falkland e due soli protagonisti, ciononostante fu una terrificante anticipazione di come avrebbe potuto essere uno scontro combattuto con le più sofisticate armi esistenti e costituì un momento di grande difficoltà nella gestione delle relazioni internazionali, particolarmente per gli Stati Uniti e gli Stati del blocco occidentale.

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