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I migliori libri per sapere tutto sulla televisione

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La rivoluzione portata nel mondo contemporaneo dalla televisione è qualcosa di enorme e che ancora non ha finito i suoi effetti. Né li finirà, probabilmente, sino a che le generazioni nate e cresciute con la televisione come mezzo di comunicazione di massa principale non saranno “passate”.

Il ruolo della televisione è tale che studiarla è ancora oggi un obbligo. Anche perché è cambiata molto rispetto all’immagine che abbiamo di canali, palinsesti e prima serata di un tempo. Il cambiamento deve essere colto, analizzato, messo a sistema, altrimenti non si capisce il funzionamento di tutto il resto, a partire da internet come media. Questi libri che seguono sono i migliori che si possono trovare sull’argomento: sono saggi, manuali, enciclopedie. E dicono tutto quello che c’è da dire sull’argomento, o poco meno.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

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Enciclopedia della televisione. Ediz. illustrata

Questa storica “Garzantina” curata da Aldo Grasso è uno dei documenti più importanti tra quelli che si possono utilizzare per analizzare e capire la televisione “di un tempo”. Pubblicata nel 2008 è ancora “pura” rispetto all’evoluzione introdotta dal digitale terrestre e poi la definitiva disarticolazione del sistema televisivo con l’avvento dei servizi on-demand e di streaming. Un documento storico che comunque è scritto da uno dei più importanti (e comprensibili) studiosi e critici della televisione, cioè Aldo Grasso. Che ritroveremo anche più sotto, ovviamente. C’è una componente divulgativa, una di studio e una anche di curiosità e ricordo, perché no. Un “come eravamo” indimenticabile.

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Lingua italiana e televisione

Gabriella Alfieri e Ilaria Bonomi avevano scritto dieci anni fa questa ottima Bussola di Carocci sul rapporto tra la lingua italiana e la televisione. È un tema “verticale”, uno spaccato di un rapporto che è sempre stato ricco e creativo, quello tra la costruzione della lingua dei parlanti e il più grande mediatore del dopoguerra, cioè la televisione. La domanda di fondo è se la televisione sia stata una buona o cattiva maestra per l’italiano parlato. La risposta non è semplice e il contributo molto chiaro e comprensibile delle due studiose arricchisce molto il quadro, permettendo di capire da dove arriva e come si forma il nostro linguaggio formale e informale.

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Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv

Entriamo nel vivo con questo manuale di storia delle televisioni in Italia curato da Irene Piazzoni, che risale al 2014. È molto ben fatto e completo, offre una carrellata sulla televisione che si avvicina ai giorni nostri (le web tv sono il primo segnale di un cambiamento degli assetti di funzionamento che poi “esploderà” più avanti) e ha il grande vantaggio di esplicitare il ruolo di partiti, governi, istituzioni, manager pubblici, dirigenti, imprenditori, artisti, giornalisti e intellettuali nella creazione di questo grande strumento di comunicazione di massa.

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La televisione. Modelli teorici e percorsi di analisi

Massimo Scaglioni e Anna Sfardini nel 2017 hanno pubblicato questa raccolta di saggi scritti da alcuni dei più importanti studiosi e ricercatori che is occupano di “media studies”, una delle etichette epistemologiche più corrette per fotografare chi guarda alla televisione con un approccio sistematico all’interno del sistema dei media. Questi saggi permettono di capire meglio l’articolazione dell’attuale sistema dei media, introducendo web e social, il mercato dei format, gli Over The Top, le analisi e gli studi sul pubblico. È una chiave di accesso al “piccolo schermo” sofisticata e molto ricca.

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La programmazione televisiva. Palinsesto e on-demand

La programmazione per la televisione è fondamentale: è il modo con il quale respirano e circolano i contenuti. Luca Barra ha costruito questo prezioso libro pubblicato da Laterza una decina di anni fa per rispondere a tutte le domande attorno al tema del palinsesto e della programmazione, ma questa nuova edizione appena uscita (gennaio 2022) è fondamentale perché consente di capire l’impatto delle piattaforme digitali sul modo con il quale si programma la televisione, e il modo con il quale si possono programmare queste nuove piattaforme. Il libro è molto tecnico, ben fatto, estremamente chiaro, ed è il punto di riferimento di chi vuole lavorare in televisione e non solo, grazie alla sostanziale complementarietà fra “vecchia televisione” e “nuovo mondo digitale”.

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SuperTele. Come guardare la televisione

Da alcuni anni la casa editrice Minimum Fax porta avanti una collana di libri dedicati ai media e alla televisione in particolare, coordinata da Luca Barra, professore dell’università di Bologna, assieme a Fabio Guarnaccia. Questo SuperTele, uscito giusto un anno fa, è una delle analisi divulgative più ricche e complete. Il volume raccoglie 19 saggi di altrettanti autori che vengono da ambiti molto diversi: dal versante della produzione televisiva ma anche dalla consulenza, dallo studio dei media, dal giornalismo culturale. Ogni saggio è centrato su un singolo programma o personaggio della televisione mondiale o italiana di oggi, ed è il pretesto per una analisi che li trascende. Opera intelligente, ricca, complessa, che sposa le letture testuali dei prodotti con i dietro le quinte dell’industria televisiva, l’analisi critica con quella del consumo, i generi con i formati, la scrittura con l’estetica e la sociologia, è una bussola ricca di provocazioni e molto completa. Dalla fiction italiana alla serialità statunitense ed europea, dal talk show al reality, dall’informazione all’intrattenimento, dal factual ai meme e alla televisione di Instagram, qui si trova (quasi) tutto.

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Storia critica della televisione italiana

Se ormai dividiamo la vita in prima e dopo la pandemia, un po’ come prima e dopo la nascita di Cristo, questo fondamentale e ricco libro di Aldo Grasso è nato subito prima della pandemia, a fine 2019, ma è ancora di una validità sconcertante. Dal tre gennaio del 1954, anno di inaugurazione dagli studi di Milano con una storica diretta, ripresa poi da Torino Eremo e Roma Monte Mario, al Grande Fratello del 2000, che segna la fine della televisione “commerciale” degli anni Ottanta e apre una nuova stagione sino al 2018, l’anno in cui si passa dal teleschermo al monitor del computer e del telefonino: le serie di Netflix, lo sbarco di Amazon Prime Video e poi, a seguire, gli altri. Grasso ha la capacità e l’autorevolezza di raccontare tutte le fasi della storia del nostro più importante luogo di aggregazione e delle sue declinazioni di genere: dai telegiornali ai varietà, dagli eventi sportivi alla fiction, dai talk show ai reality. È il processo che ha prodotto gli italiani post-unità e post-fascismo, sopravvissuti alla guerra che hanno vissuto la televisione, in una strada durata sinora settant’anni di storia del nostro Paese.

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La tv dopo la tv. Il decennio che ha cambiato la televisione: scenario, offerta, pubblico

Entriamo nel vivo: la televisione che si trasforma, cambia. In questo libro fondamentale del 2011 Massimo Scaglioni presenta i conti del primo decennio degli anni Duemila, quello della trasformazione radicale. È la fine della tv per come l’abbiamo conosciuta e la nascita, grazie al digitale terrestre, dell’economia dell’abbondanza che sostituisce la scarsità e centralità dei canali dell’epoca precedente. La vita dopo la tv è anche quella che prende forma con Internet, di cui qui ci sono già tutte le premesse. Nuovi immaginari, nuovi consumi culturali, nuove forme di continuità oltre che di discontinuità con il passato. Massimo Scaglioni fa una delle più belle e ricche analisi delle forme inedite di transmedialità che portano la televisione verso la rete e soprattutto verso i social network: Facebook e Twitter soprattutto. Ci vorranno altri dieci anni perché Internet si doti di una sua specificità televisiva sotto forma di streaming e on-deman e che i televisori evolvano in smart-tv. Ma questa è un’altra storia.

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Che cos’è una serie televisiva

La trasformazione della televisione ha portato con sé anche l’evoluzione dei generi ma soprattutto delle forme. Il telefilm fa parte di quella neo-televisione raccontata per la prima volta da Aldo Grasso e nata grazie anche al downloading delle serie in lingua originale partendo da Lost, Battlestar Galactica e Desperate Housewives. I telefilm sono oggi quello che il romanzo è stato per chi ha vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. Ma rimane il dubbio: cosa sono in realtà? Questo libro di Giorgio Grignaffini e Andrea Bernardelli copre proprio questo punto: cos’è una serie televisiva. E lo fa molto bene, mostrando il meccanismo che fa evolvere le serie stereotipate degli anni dai Cinquanta ai Novanta nei laboratori di ricerca e innovazione della televisione di oggi e oltre (nel senso che va oltre la televisione ed entra nello streaming, su YouTube e verso altri mediatori).

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Televisione

La televisione è anche un’idea, una ideologia, un pensiero profondo. E questo pensiero richiede persone capaci di generarlo. Il più colto, raffinato e strategico tra questi pensatori è anche un uomo d’azione, un uomo del fare. Carlo Freccero ha dalla sua un’esperienza e una responsabilità nel pensare e costruire la televisione che pochissimi in Europa hanno. E la unisce alla capacità di scrittura di un saggista di scuola francese tra i più raffinati. In questo breve ma incisivo e bellissimo piccolo libro Freccero tratteggia un modo di guardare la televisione che è un prisma dalle mille facce, tanti sono i volti dei pubblici cangianti della televisione del giorno d’oggi.

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Il divismo. Cinema, televisione, web

Vanni Codeluppi è uno dei più autorevoli studiosi di marche in Italia e un pensatore profondo e articolato. In questo breve e godibilissimo libro affronta il tema centrale alla società dell’immagine, cioè il divismo. E lo frammenta, lo spiaccica, lo spezzetta e lo analizza la microscopio passando in rassegna ambiti e contesti molto diversi, dal cinema sino alla televisione e poi al web. Dentro ci sono tutti quelli che vorremmo conoscere meglio e capire perché vorremmo conoscere meglio: Rodolfo Valentino, Marilyn Monroe, Elvis Presley, Michael Jordan, Kate Moss, Angelina Jolie, Maurizio Cattelan, Lady Gaga, Carlo Cracco, David Bowie.

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Arte e televisione: da Andy Warhol al Grande Fratello

Un piccolo classico oggi ancora più valido che nel 2009 quando venne pubblicato. Marco Senaldi qui affronta uno dei temi più difficili e intellettualmente sfidanti della modernità: la declinazione dell’arte questa volta nell’ambito della televisione. Chi è un artista? Qual è un programma artistico? Quale un’opera d’arte visiva? Senaldi affronta il problema della interdisciplinarietà dell’arte contemporanea ma anche dei cambiamenti in atto nell’ambito dei mass media. In questo libro semplice e scorrevole si toccano alcuni dei nodi chiave per capire l’arte contemporanea e la televisione, ma anche per capire il loro pubblico e quindi noi stessi.

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Queer Tv. Omosessualità e trasgressione nella Tv italiana

Questo vecchio libro scritto da Andrea Jelardi e Giordano Bassetti nel 2006 è un caposaldo dell’analisi antropologica al tempo dei media e soprattutto un esempio per i mille e più ambiti che si possono affrontare nel rapporto tra televisione e società. Soprattutto, con la società dello spettacolo e la sua capacità di mettere in scena anche se stessa, i corpi dei suoi protagonisti, la loro diversità, la particolarità, i travestitismi, gli eccessi, il “camp” e tutto quello che lega il circo, il teatro, vaudeville e rivista, gli intrattenitori di piazza, i buskers fino alla messa in scena televisiva e oltre. Se si capisce questo, si capisce poi YouTube, Instagram, TikTok ma anche i Cosplay di Lucca Comics and Games e molto, molto altro.

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La società dello spettacolo

Non si può pensare di concludere una raccolta di tutti i migliori libri sulla televisione prescindendo da uno dei principali filosofi e studiosi della società dello spettacolo, anche se uno meno conosciuti in assoluto al di fuori degli addetti ai lavori. Il francese Guy Debord ha dato la profondità e l’infrastruttura ideale necessaria per capire cosa sia la società dello spettacolo, perché è profondamente umana e intimamente deleterai per tutti quanti. E come fare a sviluppare gli anticorpi necessari a sopravvivere a qualcosa che va più in là di divismo, queer, camp e bramosia di soldi. È invece una trasformazione complessa, che quando negli anni Cinquanta viene scritto questo libro sta mettendo le basi per una trasformazione epocale e devastante degli individui: «Oggi constatiamo che la trasformazione si è attuata, le profezie del situazionista Debord si sono realizzate e ci troviamo immersi in una spettacolarità generalizzata, da intendersi come elemento unificante e rappresentativo di un teatro di guerra permanente, frutto maturo della globalizzazione capitalistica in cui centrale e predominante è l’epica delle merci e delle loro passioni».

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