La culla della civiltà Occidentale è l’Antica Grecia, fatta di mito e di storia, di poesia e di eroi, dei e persone comuni. Ripercorrere la letteratura classica greca vuol dire psicoanalizzare la nostra stessa esistenza e riscoprire le radice anche inconsce di quel che fa di noi ciò che siamo.
In questa raccolta, certamente molto parziale, una introduzione: alcuni testi sono innovativi nella veste con cui vengono presentati in Italia, altri sono le migliori traduzioni commentate che riteniamo possano essere in viatico eccezionale per aprire una capitolo e ripercorrere un pezzo di una delle più belle letterature del mondo.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
Odissea
Comincia tutto o quasi con l’Odissea. Soprattutto, con questa nuova edizione che è costruita in maniera straordinaria e innovativa: il libro da prendere se siete indecisi tra quelli presenti in questa lista. Tutti (o quasi) sanno che Ulisse ha impiegato dieci anni per tornare a Itaca, che Dio ha creato il mondo in sette giorni, che lo scudiero di don Chisciotte era Sancio Panza e che Amleto era tormentato dal dubbio. È meno probabile che altrettante persone abbiano letto l’Odissea, la Genesi, Don Chisciotte e l’Amleto. Ci sono libri su cui la nostra cultura e il nostro sapere si fondano. Solo che, spesso, possono sembrare noiosi. O difficili. O addirittura sgradevoli, carichi di note e spiegazioni che non invogliano alla lettura. Inoltre, spesso le nuove versioni di questi capolavori – pensiamo a quelle per ragazzi, troppo semplificatorie, o a certi adattamenti in chiave pop – non contribuiscono a dar loro nuova vita. Se mai il contrario. Allo stesso tempo va citato il lavoro ammirevole e incessante che studiosi, filologi e critici non hanno mai smesso di fare per tenere vivo l’interesse sui grandi classici, l’esegesi del testo, la storia di come e da chi furono composti. Il loro compito è prezioso ed eccitante, ed è merito loro se la discussione su certe opere va avanti da secoli. Ma il rischio è che le chiavi di lettura non aprano più la porta, che il dibattito diventi sempre più contorto, e finisca per escludere sempre più gente. Una cosa però è certa. Certi patrimoni non possono essere perduti. E non solo per sapere chi siamo, ma anche chi possiamo diventare e chi non dobbiamo diventare. Senza l’Odissea non ci sarebbero un sacco di cose belle. Non ci sarebbe Dante, o per lo meno non come lo conosciamo, non ci sarebbe Joyce. Ma, estendendo il concetto a quante menti abbia illuminato quell’opera senza tempo, non sarebbero gli stessi nemmeno Borges, Kundera, Margaret Atwood, Bob Dylan, Nick Cave o Kendrick Lamar. Nemmeno noi saremmo gli stessi. Per questo motivo Blackie Edizioni ha deciso di ripubblicare alcuni grandi classici, a modo suo. Liberati dalla falsa (e dannosa) patina di noia che li avvolge, dalla complessità dell’accademia. Per renderli alla portata di tutti i lettori, offrendo loro l’immenso piacere di scoprire questi testi grandiosi. Affrontati come le pietre miliari che sono, ma senza l’ansia di chi si approccia a totem troppo alti e incombenti. I classici liberati da Blackie Edizioni, che partono proprio dalle epopee di Ulisse narrate da Omero, sono qualcosa di completamente nuovo, e atavico al contempo. Sono edizioni illustrate con eclettismo e originalità, che portano Ulisse in mille mondi nuovi (come se non ne avesse passate abbastanza) dai musei ai fumetti, fotoromanzi, anime o videogiochi. Hanno testi e note, ma sono molto diverse da quelle a cui siamo abituati.
L’iliade
La migliore edizione economica tra quelle di qualità dell’altra pietra miliare dell’epica greca: l’Iliade. Dall’ira di Achille ai funerali di Ettore: in cinquantun giorni si snoda la vicenda raccontata nell’Iliade, il primo e il più famoso poema epico dell’umanità. L’Iliade è la celebrazione, proiettata in un passato di smisurata e perduta grandezza, di eroi, battaglie, imprese valorose. Ma è anche il poema dell’eterna problematicità e contraddittorietà dell’uomo, il poema in cui gli stessi eroi che compiono gesta che saranno cantate nei secoli sanno di essere destinati a una sorte dolorosa cui non possono sfuggire, in cui gloria e morte sono uniti in un nodo inestricabile. E dopo aver raccontato il traviamento dell’ira e della passione, l’Iliade si chiude con la dolorosa consapevolezza della fragilità umana. La traduzione di Giovanni Cerri è esemplare per l’aderenza al dettato omerico; il commento di Antonietta Gostoli, il primo completo pubblicato in Italia, si rivolge tanto allo specialista quanto al lettore colto. Accompagna questa edizione un ampio saggio del grande filologo Wolfgang Schadewaldt.
Liriche e frammenti di Saffo
La poesia mondiale non sarebbe la stessa se non ci fosse la poetessa dell’isola di Lesbo. Questo libro raccoglie l’opera superstite di Saffo di Lesbo, poetessa greca vissuta nel VI secolo a.C., in traduzione d’autore. Alcuni dei frammenti sono stati infatti tradotti da Salvatore Quasimodo che li pubblicò nel 1940, riproducendo il rigore e la purezza dell’originale; ha completato il lavoro traducendo i rimanenti il curatore del volume, Ezio Savino, che scrive: “In questa musica, nella lealtà del messaggio, nel suo credo dell’amore consiste la non mortalità di Saffo, un tesoro del mondo”. L’opera lirica di questa grandissima poetessa greca è tanto legata al suo tempo e al contesto in cui visse e compose quanto svincolata da ogni limite spazio-temporale, autenticamente eterna e immortale per l’armonia dello stile e l’universalità del discorso. In componimenti che esprimono tutta l’immediatezza di sentimenti ed emozioni, Saffo si rivolge a un uditorio di fanciulle in attesa di andare spose, le sue giovani allieve, parlando loro della bellezza, della passione, dell’amore, sia esso nuziale o omoerotico. E lo fa con parole e versi che, seppur frammentari, hanno un’intensità e una forza tali da esercitare un’influenza straordinaria su tutta la tradizione occidentale.
Lisistrata
Aristofane è stato uno degli autori più potenti dell’antichità. Troviamo qui due sue commedie ma moltissime altre sono quelle che sono state scritte e, ahimè, ancora di più quelle perdute. Questa, però, è un inno alla pace dalla parte delle donne. L’ateniese Lisistrata ha convinto le donne di Atene, Sparta, Corinto e Beozia, stanche delle continue guerre, a rifiutarsi ai mariti, finché questi non concludano la pace. Le ateniesi, guidate da Lisistrata, hanno bloccato l’entrata all’Acropoli e l’accesso al tesoro ivi custodito. Vengono respinti gli attacchi di un gruppo di vecchi e di un minaccioso commissario, ma l’abilità e la fermezza di Lisistrata rischiano di essere rese vane dalla sensibilità delle altre donne alle lusinghe dei mariti. Ma alla fine sono gli uomini a cedere. Conclusa la pace, la riconciliazione degli elleni viene celebrata con un festino.
Le nuvole
Aristofane ha scritto anche molto altro, come detto, ma solo undici sue opere ci sono giunte nella completezza del testo messo in scena nel V secolo avanti Cristo. Fragoroso, offensivo, a tratti violento: Aristofane rappresenta e incarna lo spirito stesso della commedia antica. Questo libro raccoglie il migliore esempio della sua fantasia, del suo genio poetico e insieme della sua sfrenata capacità di satira politica e sociale nei confronti della Atene del V secolo. Nelle Nuvole oggetto degli strali di Aristofane sono Socrate e i sofisti, portatori di un modo di filosofare che, per quanto fumoso e bislacco, rischia di sovvertire la tradizione.
Le rane
Ultimo testo di Aristofane che vi proponiamo, questa volta ancora più sovversivo e stralunato. Euripide, il grande autore di tragedie, è morto da poco. Dioniso, dio del teatro, decide di recarsi nel’Ade per riportarlo in vita: ormai, senza di lui e senza Sofocle, la tragedia greca sembra languire irrimediabilmente. Disceso negli inferi, attraversa l’Acheronte e ascolta il poco gradito canto delle rane in suo onore. Quando finalmente trova l’anima di Euripide, la trova impegnata in una disputa con Eschilo su chi sia il miglior tragediografo di sempre. Comincia così fra i due una battaglia all’ultimo verso per guadagnarsi il diritto di tornare fra i vivi. I due autori si canzonano l’un l’altro, mettendo in luce i propri meriti e i difetti dell’avversario. È una sorta di critica letteraria in chiave comica, dove molte delle caratteristiche principali dei due autori sono analizzate con attenzione. Con lo scorrere delle battute, la situazione assumerà contorni via via sempre più paradossali, fino allo scioglimento della vicenda, che avrà anche sfumature metaforiche riguardo al futuro di Atene.
Orestea
Il primo dei tre grandi tragici greci: Eschilo, che precede Sofocle ed Euripide. Il più antico, istituzionale, “rigido” e forse lontano dalla nostra sensibilità moderna rispetto soprattutto al “post-moderno” Euripide. “Sia questa la promessa per la terra: chiedo giustizia dalle ingiustizie; ascoltatemi Terra e potenze infere.” La più celebre fra le opere di Eschilo, unica trilogia sopravvissuta del ricco corpus teatrale greco antico, l’Orestea mette in scena la sanguinosa catena di vendette che devasta la famiglia reale di Argo. In Agamennone l’eroe, di ritorno trionfante dalla guerra di Troia, trova ad attenderlo la moglie Clitennestra, decisa a vendicare la figlia Ifigenia, sacrificata dal marito agli dei in vista dello scontro con la casa di Priamo. Ma nemmeno la morte di Agamennone è destinata a rimanere impunita, e altro sangue si prepara a essere versato, stavolta per mano di Oreste, figlio esiliato che nelle Coefore ritorna nella terra natia e, incitato da Apollo, pianifica di uccidere gli assassini del padre. Un ulteriore delitto che scatenerà l’ira delle divinità protettrici del diritto materno, le Erinni, protagoniste delle Eumenidi, che perseguitano coloro che alzano la mano contro la propria madre. Attraverso la tragedia di una famiglia, Eschilo mette in scena la nascita e l’affermarsi della democrazia ateniese, un nuovo ordine che succede a un periodo di caos e distruzione. La vicenda degli Atridi diventa così metafora del passaggio da un mondo basato sul legame familistico a un altro, in cui sono le leggi a costituire il legame che unisce gli uomini e fonda la società.
Edipo Re
Una parola sola: capolavoro. Fin dall’antichità l’Edipo re di Sofocle è stata considerata la tragedia per eccellenza. C’è in essa l’ansia della conoscenza e, al contempo, la coscienza di quanto difficile sia conoscere. Anche Edipo, che pure ha risolto l’enigma della Sfinge, deve spingersi oltre i limiti per poter dare un senso compiuto ai mille indizi che alludono al sapere, ma che ancora non sono conoscenza. Ed è proprio per aver sfidato questi limiti che egli incontra una sofferenza infinita, tanto che Nietzsche ha potuto scrivere di lui: “Edipo è l’uomo che più ha sofferto, per questo egli ha svelato l’enigma dell’uomo”. All’Edipo re si sono rifatti via via Seneca, Stazio, Corneille, Voltaire, Hegel, Hòlderlin e, nel nostro secolo, Hofmannsthal, Gide, Cocteau, Pasolini. Ma la lettura più inquietante rimane quella di Freud, che ha fatto, ancora una volta, di Edipo il paradigma del destino umano.
Medea
Dove si ferma Sofocle, inizia Euripide. Figura demoniaca di maga barbara e crudele, Medea è uno dei personaggi più noti, estremi e coinvolgenti del teatro antico. Lucida e determinata nel compiere una vendetta atroce, l’assassinio dei figli, che la colpirà con violenza devastante, Medea appare perfettamente consapevole delle conseguenze del suo gesto estremo. Ma alla tensione emotiva (“capisco quali dolori dovrò sostenere, ma più forte dei miei propositi è la passione”) si unisce un’assoluta autonomia intellettuale, fino ad allora sconosciuta in una donna nel mondo greco. Nella sua introduzione Vincenzo Di Benedetto mette in luce la modernità di questa tragedia e spiega la dura polemica dell’autore contro la società ateniese di quegli anni.
Prometeo incatenato
Torniamo a Eschilo. Opera enigmatica e sconcertante, questa tragedia costituiva una trilogia con Prometeo portatore del fuoco e Prometeo liberato, entrambe perdute. Nella scena iniziale Prometeo, protagonista indiscusso del dramma, viene incatenato a una cima montuosa della Scizia per aver rubato il fuoco dall’Olimpo e averlo donato agli uomini. Ribelle alla tirannide divina, Prometeo conosce tuttavia la segreta profezia sul futuro del regno di Zeus, che in cambio del suo terribile segreto gli promette la libertà. Ma il Titano si rifiuta: “Anche Zeus – dice il coro – dovrà cedere al destino”. Il re degli dèi allora, furente per lo sprezzante atteggiamento di Prometeo, decide di punire questa intollerabile sfida alla sua autorità facendolo sprofondare nell’abisso.
Poetica
Ma di cosa parliamo quando parliamo delle opere letterarie degli esseri umani? Se l’è chiesto anche uno dei massimi filosofi greci, Aristotele. La risposta è in questa raccolta del suo pensiero. Le opere fondamentali del pensiero filosofico di tutti i tempi. In edizione economica, con testo a fronte e nuovi apparati didattici, le traduzioni che hanno definito il linguaggio filosofico italiano del Novecento. Testo originale nell’edizione di Rudolf Kassel. Traduzione e introduzione di Guido Paduano.
Apologia di Socrate
Il testo raccolto dall’allievo Platone che ripropone la difesa di Socrate, il filosofo greco che non ha mii scritto niente. Assieme al Simposio è uno dei testi fondamentali dell’antichità, scritto da Platone. Edizione curata con testo a fronte, e finale amaro, amarissimo, come la cicuta.
Caratteri
L’opera del discepolo di Aristotele, Teofrasto (sec. IV-III a.C.) è complessa. Egli scrisse diverse opere filosofiche e storico-filosofiche, che gli meritarono un’indiscussa autorità per tutta l’antichità e il medioevo. La sua opera più celebre sono i Caratteri, breve e variopinta galleria di trenta “tipi umani”, descritti con fine penetrazione psicologica. Questo “aureo libretto”, come lo definisce Luigi Torraca nella sua introduzione, ci offre un quadro assai vivo “dell’Atene del IV secolo a.C, con la brulicante folla del mercato, con le botteghe, i bagni, le differenti classi sociali”. Più che un trattato morale, quindi, i Caratteri sono un repertorio retorico a uso dei poeti comici, i cui personaggi peccano, più che contro l’etica, contro l’educazione, il buon gusto e la moda.
Gli dei e gli eroi della Grecia. Il racconto del mito, la nascita delle civiltà
- Uno dei libri che non vi aspettate ma che è fondamentale per capire la grecità, come sempre un “di più” alla fine delle nostre liste dei migliori libri di Macity. Punto più alto della ricerca filologica e storica di Kàroly Kerényi sulla genesi e le forme della mitologia, “Gli dèi e gli eroi della Grecia” narra le vicende degli dèi, dalle origini del mondo alle complesse genealogie dell’Olimpo, e quelle degli eroi, figure “quasi storiche” e leggendarie, esseri umani che si incontrano e scontrano con la divinità. In un continuo rimando alle fonti originali greche, l’ascesa al potere di Zeus contro il padre Crono, gli amori di Afrodite e le lotte di Ares, la ribellione di Prometeo, le fatiche di Eracle e il dramma di Edipo prendono vita in una materia narrativa in continua evoluzione. L’autore, tra i più cari amici di Carl Gustav Jung (a legarli fu anche una lunga e fruttuosa collaborazione), racconta gli antichi miti in una forma astratta dal tempo storico, e in cui le intenzioni e i significati dei testi mitologici sono letti in chiave archetipica, offrendo uno strumento di decodifica per la nascita della civiltà. È un classico della storia delle religioni e degli studi sull’antichità. Riproposto in un unico volume, come nella prima edizione italiana del 1963, Gli dèi e gli eroi della Grecia è un testo indipendente e di per sé strumento di conoscenza: Kerényi esula dai limiti della narrazione storica per offrire al lettore un apparato mitologico organico e completo.
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